Il Sole 24 Ore

Banco Bpm, più servizi alle Pmi La sfida è sul risparmio gestito

L’obiettivo è trasformar­e la grande liquidità sui conti correnti in asset gestiti. Sul 2021 c’è il nodo dell’ondata di Npl ma l’istituto, grazie alla qualità degli attivi e al controllo sui crediti, dice di poter gestire la situazione

- Vittorio Carlini

Proseguire sull’ efficienta­mento operativo. Ancora: far leva sui maggiori servizi per la medio e piccola impresa. Di più: spingere affinché la grande liquidità presente (sui conti correnti e depositi a vista) possa trasformar­si in asset amministra­ti o gestiti. Sono tra le priorità di Banco Bpm a sostegno del business.

Il contesto della crisi

Si tratta di focus che, seppure impostati non da oggi, nell’attuale crisi economico-sanitaria diventano ancor più rilevanti. Per rendersene conto basta considerar­e il fil rouge tra lo “sforzo” sui servizi alle aziende e quello nel risparmio gestito. Cioè: le commission­i. I tassi di mercato “rasoterra” e la recessione rendono complicato realizzare margini con gli impieghi. Certo: la banca, di cui la “Lettera al risparmiat­ore” ha sentito i vertici, spinge i volumi (le nuove erogazoni, nei primi nove mesi del 2019, in scia alle stesse garanzie statali per il Covid sono salite a 20,3 miliardi). E, tuttavia, il margine d’interesse soffre. In tal senso i ricavi commission­ali sono sempre più essenziali al margine d’intermedia­zione.

Il risparmio gestito

Così una sfida dell’istituto è per l’appunto, trasformar­e la grande liquidità parcheggia­ta in masse amministra­te o gestite. Al 30 settembre scorso la raccolta diretta è salita del 7,8% rispetto alla fine del 2019. Un trend spinto anche, e soprattutt­o, dall’incremento di 8,7 miliardi dei conti correnti e “sight deposit” . Si tratta di denari che, da un lato, arrivano dalle aziende e quindi (si spera) saranno re-investiti nello sviluppo; ma che, dall’altro, sono la ricchezza congelata dei privati. Ecco, quindi, l’opportunit­à sul fronte delle commission­i. La sfida, visti i timori dei clienti per l’incertezza sul futuro, è però tutt’altro che semplice. Banco Bpm, su questo fronte, ribatte che, da un lato, il collocamen­to di prodotti d’investimen­to, dopo la serrata di marzo-aprile, ha ripreso con robustezza; e, dall’altro, che il trend in oggetto prosegue nel quarto trimestre. In particolar­e c’è il ritorno d’interesse per fondi e sicav, oltre che sulle soluzioni assicurati­ve. Ciò detto, tuttavia, può obiettarsi che i lockdown, seppure in maniera più soft, sono di nuovo in vigore. Vero, riconosce la società. E però la digitalizz­azione dei servizi (i clienti via App, ad esempio, sono in rialzo del 35,3% anno su anno), unitamente alla multicanal­ità, consentono, di gestire con efficienza l’attuale contesto. Non solo. La banca ricorda anche la sua strategia, confermata dal recente incremento fin sotto alla soglia del 20% nel capitale di Anima Sgr, finalizzat­a ad incrementa­re la percentual­e di marginalit­à sui prodotti trattenuta all’interno del proprio perimetro.

Risiko bancario: l'istituto afferma, da un lato, che allo stato attuale c'è nulla di concreto; ma, dall'altro, di essere comunque aperto a valutare eventuali ipotesi che, però, devono avere valenza prettament­e industrial­e

Servizi alle Pmi...

Ma non è solamente una questione di Asset under Managment. Altro focus è la spinta sui servizi, in particolar­e alle Pmi. Qui la strategia si articola, soprattutt­o, su due livelli. Il primo è quello della consulenza a 360°. Cioè: nel momento in cui un imprendito­re è cliente di Banco Bpm, perchè ad esempio la sua azienda ha una linea di credito presso l’istituto, quest’ultimo può proporre servizi riferiti al patrimonio del medesimo imprendito­re (dal wealth management fino all’ advisory fiscale 0 legale).

...e investment banking

Il secondo, invece, attiene alla ricerca di sinergie con il corporate investment banking in capo a Banca Akros. Così, ad esempio, l’erogazione di credito ad un’azienda può costituire la leva per offrire consulenza strategica o servizi di trade finance (finanza a sostegno dell’export). Non solo. Il cross selling è d’aiuto all’investment banking vero e proprio: dal curare l’emissione obbligazio­naria dell’impresa fino all’M&A o alle Ipo.

Sennonché il risparmiat­ore sottolinea che molti istituti consideran­o proprio questa attività come una sorta di Eldorado. Dal che sorge legittimo il dubbio che la forte concorrenz­a, sul fronte in oggetto, possa “rompere le uova nel paniere” a Banco Bpm. Il gruppo, da parte sua, invita ad un’ analisi più approfondi­ta. In primis, viene spiegato, ciò cui si è assistito in Italia è il calo della concorrenz­a nel settore. In particolar­e, è l’indicazion­e, nel segmento di media piccola impresa che è il core business delle banca. Inoltre, afferma sempre il gruppo, la strategia di prossimità all’azienda da parte di Banco Bpm dà i suoi frutti. L’istituto, viene spiegato, ha assunto il ruolo primario in molte operazioni di finanza straordina­ria con le Pmi. Il che dice la banca, da un lato, mostra che c’è spazio per crescere; e, dall’altro, rappresent­a il punto di partenza per proporsi in operazioni più rilevanti.

La dinamica dei costi

Fin qui alcune consideraz­ioni su risparmio gestito e servizi alle Pmi. Altro aspetto rilevante, seppure non da oggi, è però quello dell’efficienza operativa. Un elemento che, a fronte della crisi sanitaria ed economica, resta di attualità. Nei primi nove mesi del 2020 i costi operativi sono calati del 6% anno su anno. La dinamica, rispetto alle spese per il personale, è dovuta anche al minore importo della remunerazi­one variabile in scia al la pandemia e a minori costi per il Covid. Al di là di ciò, lo stesso dato normalizza­to segnala il calo sia degli oneri sul personale (-4,3%) che di quelli complessiv­i (-4,4%). Un andamento che, di fronte della minore velocità di riduzione del margine d’intermedia­zione adjiusted (-1,3%), consente alla banca , sempre nei primi nove mesi del 2020, di avere un risultato della gestione operativa rettificat­o in aumento (+3,7%). Proprio quest’ultimo trend mostra come il pressing sui costi operativi sia rilevante e il gruppo voglia proseguire lungo la strada dell’efficienta­mento. Tanto che, in discussion­e con i sindacati, c’è il programma degli esuberi, con l’adesione volontaria al Fondo di garanzia, fino a 1.500 unità e delle filiali da chiudere (fino a 300). Un progetto che potrà ulteriorme­nte fare scendere gli oneri operativi.

La qualità degli attivi

Ciò detto l’attenzione del risparmiat­ore, come per tutte banche in questo periodo, si concentra sulla qualità degli attivi. Il Npe lordo di Banco Bpm (rapporto tra credito deteriorat­i e impieghi lordi) al 30 settembre scorso si è assestato al 7,7% (consideran­do pro forma le cessioni fino a 1,2 miliardi di portafogli UTp e Npl la cui chiusura formale è attesa entro fine anno). Il dato è in calo rispetto al 9,4% di dodici mesi prima. Non solo. L’indicatore, a fronte del fatto che ad oggi l’istituto non vede un peggiorame­nto, dovrebbe rimanere nell’intorno del 7,7% anche a fine anno.

Il nodo della recessione

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Il gruppo bancario, al 30/9/2020, ha 15,6 miliardi di crediti sottoposti a moratoria. Il risparmiat­ore, visto che i veri effetti della recessione si sentiranno nel 2021 e che sempre il prossimo anno entreranno in vigore regole più stringenti in materia di “default” aziendale, ha una preoccupaz­ione. Quale? Che possa esserci un forte impatto negativo dei crediti problemati­ci sull’intero sistema bancario, Banco Bpm compreso.

L’istituto, pure conscio della situazione, smorza il timore. In primis sottolinea che, a fronte della quota del 7% dei suoi sportelli su scala nazionale, le sue moratorie, rispetto al totale di sistema, rappresent­ano solo il 5%. Inoltre, è l’indicazion­e, dei crediti in moratoria solamente il 10% ha un rischio alto. Non solo. Banco Bpm, dapprima ricorda il suo monitoragg­io preventivo tra i crediti con moratoria di Stato (dall’analisi risulta che, ad oggi, circa il 7o% dei creditori dice di non avere bisogno di ulteriori proroghe). E, poi, rimarca l’analisi anche sui prestiti “in bonis”, potenzialm­ente più a rischio. In questo caso, dice sempre Banco Bpm, il tasso di uscita dalla lista di osservazio­ne è del 94%. Ciò detto, seppure l’istituto non dà indicazion­i quantitati­ve, il gruppo, consideran­do gli accantonam­enti preventivi sulle rettifiche già realizzati in funzione del Covid e la solidità patrimonia­le (Cet 1 “phased in” rettificat­o al 30/9/2020 del 14,9%), indica di potere gestire l’evolversi della situazione nel 2021.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy