Banco Bpm, più servizi alle Pmi La sfida è sul risparmio gestito
L’obiettivo è trasformare la grande liquidità sui conti correnti in asset gestiti. Sul 2021 c’è il nodo dell’ondata di Npl ma l’istituto, grazie alla qualità degli attivi e al controllo sui crediti, dice di poter gestire la situazione
Proseguire sull’ efficientamento operativo. Ancora: far leva sui maggiori servizi per la medio e piccola impresa. Di più: spingere affinché la grande liquidità presente (sui conti correnti e depositi a vista) possa trasformarsi in asset amministrati o gestiti. Sono tra le priorità di Banco Bpm a sostegno del business.
Il contesto della crisi
Si tratta di focus che, seppure impostati non da oggi, nell’attuale crisi economico-sanitaria diventano ancor più rilevanti. Per rendersene conto basta considerare il fil rouge tra lo “sforzo” sui servizi alle aziende e quello nel risparmio gestito. Cioè: le commissioni. I tassi di mercato “rasoterra” e la recessione rendono complicato realizzare margini con gli impieghi. Certo: la banca, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha sentito i vertici, spinge i volumi (le nuove erogazoni, nei primi nove mesi del 2019, in scia alle stesse garanzie statali per il Covid sono salite a 20,3 miliardi). E, tuttavia, il margine d’interesse soffre. In tal senso i ricavi commissionali sono sempre più essenziali al margine d’intermediazione.
Il risparmio gestito
Così una sfida dell’istituto è per l’appunto, trasformare la grande liquidità parcheggiata in masse amministrate o gestite. Al 30 settembre scorso la raccolta diretta è salita del 7,8% rispetto alla fine del 2019. Un trend spinto anche, e soprattutto, dall’incremento di 8,7 miliardi dei conti correnti e “sight deposit” . Si tratta di denari che, da un lato, arrivano dalle aziende e quindi (si spera) saranno re-investiti nello sviluppo; ma che, dall’altro, sono la ricchezza congelata dei privati. Ecco, quindi, l’opportunità sul fronte delle commissioni. La sfida, visti i timori dei clienti per l’incertezza sul futuro, è però tutt’altro che semplice. Banco Bpm, su questo fronte, ribatte che, da un lato, il collocamento di prodotti d’investimento, dopo la serrata di marzo-aprile, ha ripreso con robustezza; e, dall’altro, che il trend in oggetto prosegue nel quarto trimestre. In particolare c’è il ritorno d’interesse per fondi e sicav, oltre che sulle soluzioni assicurative. Ciò detto, tuttavia, può obiettarsi che i lockdown, seppure in maniera più soft, sono di nuovo in vigore. Vero, riconosce la società. E però la digitalizzazione dei servizi (i clienti via App, ad esempio, sono in rialzo del 35,3% anno su anno), unitamente alla multicanalità, consentono, di gestire con efficienza l’attuale contesto. Non solo. La banca ricorda anche la sua strategia, confermata dal recente incremento fin sotto alla soglia del 20% nel capitale di Anima Sgr, finalizzata ad incrementare la percentuale di marginalità sui prodotti trattenuta all’interno del proprio perimetro.
Risiko bancario: l'istituto afferma, da un lato, che allo stato attuale c'è nulla di concreto; ma, dall'altro, di essere comunque aperto a valutare eventuali ipotesi che, però, devono avere valenza prettamente industriale
Servizi alle Pmi...
Ma non è solamente una questione di Asset under Managment. Altro focus è la spinta sui servizi, in particolare alle Pmi. Qui la strategia si articola, soprattutto, su due livelli. Il primo è quello della consulenza a 360°. Cioè: nel momento in cui un imprenditore è cliente di Banco Bpm, perchè ad esempio la sua azienda ha una linea di credito presso l’istituto, quest’ultimo può proporre servizi riferiti al patrimonio del medesimo imprenditore (dal wealth management fino all’ advisory fiscale 0 legale).
...e investment banking
Il secondo, invece, attiene alla ricerca di sinergie con il corporate investment banking in capo a Banca Akros. Così, ad esempio, l’erogazione di credito ad un’azienda può costituire la leva per offrire consulenza strategica o servizi di trade finance (finanza a sostegno dell’export). Non solo. Il cross selling è d’aiuto all’investment banking vero e proprio: dal curare l’emissione obbligazionaria dell’impresa fino all’M&A o alle Ipo.
Sennonché il risparmiatore sottolinea che molti istituti considerano proprio questa attività come una sorta di Eldorado. Dal che sorge legittimo il dubbio che la forte concorrenza, sul fronte in oggetto, possa “rompere le uova nel paniere” a Banco Bpm. Il gruppo, da parte sua, invita ad un’ analisi più approfondita. In primis, viene spiegato, ciò cui si è assistito in Italia è il calo della concorrenza nel settore. In particolare, è l’indicazione, nel segmento di media piccola impresa che è il core business delle banca. Inoltre, afferma sempre il gruppo, la strategia di prossimità all’azienda da parte di Banco Bpm dà i suoi frutti. L’istituto, viene spiegato, ha assunto il ruolo primario in molte operazioni di finanza straordinaria con le Pmi. Il che dice la banca, da un lato, mostra che c’è spazio per crescere; e, dall’altro, rappresenta il punto di partenza per proporsi in operazioni più rilevanti.
La dinamica dei costi
Fin qui alcune considerazioni su risparmio gestito e servizi alle Pmi. Altro aspetto rilevante, seppure non da oggi, è però quello dell’efficienza operativa. Un elemento che, a fronte della crisi sanitaria ed economica, resta di attualità. Nei primi nove mesi del 2020 i costi operativi sono calati del 6% anno su anno. La dinamica, rispetto alle spese per il personale, è dovuta anche al minore importo della remunerazione variabile in scia al la pandemia e a minori costi per il Covid. Al di là di ciò, lo stesso dato normalizzato segnala il calo sia degli oneri sul personale (-4,3%) che di quelli complessivi (-4,4%). Un andamento che, di fronte della minore velocità di riduzione del margine d’intermediazione adjiusted (-1,3%), consente alla banca , sempre nei primi nove mesi del 2020, di avere un risultato della gestione operativa rettificato in aumento (+3,7%). Proprio quest’ultimo trend mostra come il pressing sui costi operativi sia rilevante e il gruppo voglia proseguire lungo la strada dell’efficientamento. Tanto che, in discussione con i sindacati, c’è il programma degli esuberi, con l’adesione volontaria al Fondo di garanzia, fino a 1.500 unità e delle filiali da chiudere (fino a 300). Un progetto che potrà ulteriormente fare scendere gli oneri operativi.
La qualità degli attivi
Ciò detto l’attenzione del risparmiatore, come per tutte banche in questo periodo, si concentra sulla qualità degli attivi. Il Npe lordo di Banco Bpm (rapporto tra credito deteriorati e impieghi lordi) al 30 settembre scorso si è assestato al 7,7% (considerando pro forma le cessioni fino a 1,2 miliardi di portafogli UTp e Npl la cui chiusura formale è attesa entro fine anno). Il dato è in calo rispetto al 9,4% di dodici mesi prima. Non solo. L’indicatore, a fronte del fatto che ad oggi l’istituto non vede un peggioramento, dovrebbe rimanere nell’intorno del 7,7% anche a fine anno.
Il nodo della recessione
Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complessa. Il gruppo bancario, al 30/9/2020, ha 15,6 miliardi di crediti sottoposti a moratoria. Il risparmiatore, visto che i veri effetti della recessione si sentiranno nel 2021 e che sempre il prossimo anno entreranno in vigore regole più stringenti in materia di “default” aziendale, ha una preoccupazione. Quale? Che possa esserci un forte impatto negativo dei crediti problematici sull’intero sistema bancario, Banco Bpm compreso.
L’istituto, pure conscio della situazione, smorza il timore. In primis sottolinea che, a fronte della quota del 7% dei suoi sportelli su scala nazionale, le sue moratorie, rispetto al totale di sistema, rappresentano solo il 5%. Inoltre, è l’indicazione, dei crediti in moratoria solamente il 10% ha un rischio alto. Non solo. Banco Bpm, dapprima ricorda il suo monitoraggio preventivo tra i crediti con moratoria di Stato (dall’analisi risulta che, ad oggi, circa il 7o% dei creditori dice di non avere bisogno di ulteriori proroghe). E, poi, rimarca l’analisi anche sui prestiti “in bonis”, potenzialmente più a rischio. In questo caso, dice sempre Banco Bpm, il tasso di uscita dalla lista di osservazione è del 94%. Ciò detto, seppure l’istituto non dà indicazioni quantitative, il gruppo, considerando gli accantonamenti preventivi sulle rettifiche già realizzati in funzione del Covid e la solidità patrimoniale (Cet 1 “phased in” rettificato al 30/9/2020 del 14,9%), indica di potere gestire l’evolversi della situazione nel 2021.