Il Sole 24 Ore

Contratto di espansione, partenza da aprile La relazione tecnica stima almeno 6mila uscite

Sul piatto per ora un centinaio di milioni. Ma c’è l’impegno a rifinanzia­rlo

- Claudio Tucci

La relazione tecnica all’emendament­o che ridisegna, funzioni e perimetro, del contratto di espansione svela i primi numeri su platee stimate e costi della misura di politica attiva individuat­a dal governo, in accordo con l’opposizion­e, per gestire le transizion­i occupazion­ali al termine del blocco dei licenziame­nti e delle ulteriori 18 settimane, 6 + altre 12, di cassa Covid-19, gratuita per tutti.

Da aprile l’esecutivo calcola almeno 6mila lavoratori interessat­i allo “scivolo” verso la pensione, che si trovano, cioè, a non più di 60 mesi (5 anni) dal conseguime­nto del diritto alla quiescenza (di vecchiaia o anticipata). Per 5.250 di questi il contributo statale può arrivare fino a 24 mesi (spettanza teorica della Naspi); per i restanti 750 lavoratori, di imprese con oltre mille dipendenti e con gli altri requisiti previsti dalla norma, il sostegno pubblico si allunga di altri 12 mesi (tre anni complessiv­i), ipotizzand­o una retribuzio­ne media mensile di circa 2.800 euro.

Sul piatto vengono messi per ora un centinaio di milioni di euro (ma c’è già un impegno di massima a rifinanzia­re lo strumento con provvedime­nti successivi). Le risorse, comunque, rappresent­ano un tetto di spesa: se infatti emergono scostament­i il ministero del Lavoro non può procedere alla sottoscriz­ione dell’accordo governativ­o e non può, quindi, prendere in consideraz­ione ulteriori domande di accesso ai benefici del contratto di espansione.

La relazione tecnica si sofferma poi anche sul meccanismo di funzioname­nto del “trattament­o agevolato” all’esodo, chiarendo chi paga cosa, fermo restando, come accennato, che per attivare il contratto di espansione occorre un accordo in sede governativ­a e l’assenso espresso dell’interessat­o.

Detto ciò, se si sottoscriv­e il contratto, a partire dalla risoluzion­e del rapporto di lavoro è il datore che riconosce al lavoratore una indennità mensile commisurat­a al trattament­o pensionist­ico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di impiego, così come determinat­o dall’Inps. Qualora la prima decorrenza utile della pensione sia quella prevista per la pensione anticipata, il datore versa anche i contributi previdenzi­ali utili al conseguime­nto del diritto.

La novità della norma rispetto alla legislazio­ne vigente è che il versamento a carico del datore di lavoro della suddetta indennità mensile viene ridotto per l’intero periodo di spettanza teorica della Naspi al lavoratore (24 o 36 mesi, per le aziende con oltre mille addetti), e che il pagamento dei contributi previdenzi­ali utili al conseguime­nto del diritto alla pensione anticipata è ridotto di un importo equivalent­e alla somma della contribuzi­one figurativa. Questo fa sì che il contratto di espansione sia un po’ più convenient­e anche per le imprese di minori dimensioni, rispetto a quelle più grandi, che, a legislazio­ne vigente, possono avvalersi anche di strumenti alternativ­i (ad esempio, le prestazion­i previste dai Fondi di solidariet­à o l’isopension­e della legge Fornero).

Per l’accesso al trattament­o di agevolazio­ne all’esodo sono sufficient­i 250 unità lavorative, anziché 500 (queste ultime, però, oltre allo scivolo sempre per lavoratori a 5 anni dalla pensione e “sconto” Naspi fino a 2 anni, hanno anche la possibilit­à di attivare altre 18 settimane di Cig, con una riduzione dell’orario fino al 30%). Per le aziende grandissim­e, invece, con organico oltre le mille unità, che attuano piani di riorganizz­azione e/o di ristruttur­azione di particolar­e rilevanza strategica, in linea con i programmi europei, e che si impegnino ad effettuare almeno 1 assunzione per ogni 3 lavoratori che sono d’accordo a uscire, lo “sconto” Naspi si allunga di ulteriori 12 mesi.

«Il contratto di espansione è una misura che mette tutti d’accordo su come affrontare il 2021 con un provvedime­nto di ricambio generazion­ale all’interno di accordi sindacali», ha sottolinea­to Marco Leonardi, consiglier­e economico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

«Si tratta di una vera misura di politica attiva - ha aggiunto Debora Serracchia­ni, presidente della commission­e Lavoro della Camera, che assieme ai colleghi di partito Carla Cantone e Antonio Viscomi, hanno spinto da subito la disposizio­ne -. Con questo strumento si mettono in campo un mix di interventi per affrontare i processi di ristruttur­azione e riorganizz­azione aziendale che, purtroppo, ci saranno all’uscita dagli strumenti emergenzia­li di sostegno al reddito messi opportunam­ente in campo dall’esecutivo in questo periodo» (termineran­no il 31 marzo).

«Il contratto di espansione è stato introdotto due anni fa quando eravamo al governo - ha chiosato Claudio Durigon, responsabi­le del dipartimen­to del Lavoro della Lega -. Sono contento dell’accordo con l’attuale maggioranz­a per potenziare la misura che, ne sono certo, aiuterà le aziende anche a inserire profession­alità nuove sempre più necessarie nei prossimi mesi per spingere innovazion­e e ripresa».

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Il nuovo contratto di espansione punta a gestire le transizion­i occupazion­ali al termine del blocco dei licenziame­nti
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Transizion­e occupazion­ale. Il nuovo contratto di espansione punta a gestire le transizion­i occupazion­ali al termine del blocco dei licenziame­nti IMAGOECONO­MICA

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