Contratto di espansione, partenza da aprile La relazione tecnica stima almeno 6mila uscite
Sul piatto per ora un centinaio di milioni. Ma c’è l’impegno a rifinanziarlo
La relazione tecnica all’emendamento che ridisegna, funzioni e perimetro, del contratto di espansione svela i primi numeri su platee stimate e costi della misura di politica attiva individuata dal governo, in accordo con l’opposizione, per gestire le transizioni occupazionali al termine del blocco dei licenziamenti e delle ulteriori 18 settimane, 6 + altre 12, di cassa Covid-19, gratuita per tutti.
Da aprile l’esecutivo calcola almeno 6mila lavoratori interessati allo “scivolo” verso la pensione, che si trovano, cioè, a non più di 60 mesi (5 anni) dal conseguimento del diritto alla quiescenza (di vecchiaia o anticipata). Per 5.250 di questi il contributo statale può arrivare fino a 24 mesi (spettanza teorica della Naspi); per i restanti 750 lavoratori, di imprese con oltre mille dipendenti e con gli altri requisiti previsti dalla norma, il sostegno pubblico si allunga di altri 12 mesi (tre anni complessivi), ipotizzando una retribuzione media mensile di circa 2.800 euro.
Sul piatto vengono messi per ora un centinaio di milioni di euro (ma c’è già un impegno di massima a rifinanziare lo strumento con provvedimenti successivi). Le risorse, comunque, rappresentano un tetto di spesa: se infatti emergono scostamenti il ministero del Lavoro non può procedere alla sottoscrizione dell’accordo governativo e non può, quindi, prendere in considerazione ulteriori domande di accesso ai benefici del contratto di espansione.
La relazione tecnica si sofferma poi anche sul meccanismo di funzionamento del “trattamento agevolato” all’esodo, chiarendo chi paga cosa, fermo restando, come accennato, che per attivare il contratto di espansione occorre un accordo in sede governativa e l’assenso espresso dell’interessato.
Detto ciò, se si sottoscrive il contratto, a partire dalla risoluzione del rapporto di lavoro è il datore che riconosce al lavoratore una indennità mensile commisurata al trattamento pensionistico lordo maturato al momento della cessazione del rapporto di impiego, così come determinato dall’Inps. Qualora la prima decorrenza utile della pensione sia quella prevista per la pensione anticipata, il datore versa anche i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto.
La novità della norma rispetto alla legislazione vigente è che il versamento a carico del datore di lavoro della suddetta indennità mensile viene ridotto per l’intero periodo di spettanza teorica della Naspi al lavoratore (24 o 36 mesi, per le aziende con oltre mille addetti), e che il pagamento dei contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata è ridotto di un importo equivalente alla somma della contribuzione figurativa. Questo fa sì che il contratto di espansione sia un po’ più conveniente anche per le imprese di minori dimensioni, rispetto a quelle più grandi, che, a legislazione vigente, possono avvalersi anche di strumenti alternativi (ad esempio, le prestazioni previste dai Fondi di solidarietà o l’isopensione della legge Fornero).
Per l’accesso al trattamento di agevolazione all’esodo sono sufficienti 250 unità lavorative, anziché 500 (queste ultime, però, oltre allo scivolo sempre per lavoratori a 5 anni dalla pensione e “sconto” Naspi fino a 2 anni, hanno anche la possibilità di attivare altre 18 settimane di Cig, con una riduzione dell’orario fino al 30%). Per le aziende grandissime, invece, con organico oltre le mille unità, che attuano piani di riorganizzazione e/o di ristrutturazione di particolare rilevanza strategica, in linea con i programmi europei, e che si impegnino ad effettuare almeno 1 assunzione per ogni 3 lavoratori che sono d’accordo a uscire, lo “sconto” Naspi si allunga di ulteriori 12 mesi.
«Il contratto di espansione è una misura che mette tutti d’accordo su come affrontare il 2021 con un provvedimento di ricambio generazionale all’interno di accordi sindacali», ha sottolineato Marco Leonardi, consigliere economico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.
«Si tratta di una vera misura di politica attiva - ha aggiunto Debora Serracchiani, presidente della commissione Lavoro della Camera, che assieme ai colleghi di partito Carla Cantone e Antonio Viscomi, hanno spinto da subito la disposizione -. Con questo strumento si mettono in campo un mix di interventi per affrontare i processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale che, purtroppo, ci saranno all’uscita dagli strumenti emergenziali di sostegno al reddito messi opportunamente in campo dall’esecutivo in questo periodo» (termineranno il 31 marzo).
«Il contratto di espansione è stato introdotto due anni fa quando eravamo al governo - ha chiosato Claudio Durigon, responsabile del dipartimento del Lavoro della Lega -. Sono contento dell’accordo con l’attuale maggioranza per potenziare la misura che, ne sono certo, aiuterà le aziende anche a inserire professionalità nuove sempre più necessarie nei prossimi mesi per spingere innovazione e ripresa».