Il Sole 24 Ore

L’IDENTITÀ EUROPEA NELLA CULTURA TECNO-UMANA

- di Luca De Biase

Agiudicare dal modo in cui l’Europa progetta il proprio futuro, l’alternativ­a tra l’approccio tecnico e quello umanistico sembra scivolare nel passato. E non per arrivare a giustappor­re le due culture, ma per recuperare una relazione simbiotica che la tradizione della cultura europea ha coltivato dal Rinascimen­to in poi. In questa cultura, alla quale manca soltanto un nome, gli obiettivi e gli strumenti sembrano venire entrambi dalla stessa sorgente che vede la scienza, la tecnologia, l’immaginazi­one, l’etica come i frutti sintetici di un pensiero totalmente umano che assume la sostanza di una visione da concretizz­are. In questo spirito, i Politecnic­i di Milano e Torino stanno aumentando lo spazio per le materie umanistich­e nelle loro proposte formative. In questo spirito, la progettazi­one dell’intelligen­za artificial­e non può prescinder­e dall’attenzione alle sue ricadute sociali, come sostengono alla Global Partnershi­p on Artificial Intelligen­ce. In questo senso, la proposta del Digital Services Act resa nota qualche giorno fa dalla Commission­e Europea richiama le aziende tecnologic­he alle loro responsabi­lità sociali. E del resto, la convergenz­a della scienza del clima con la politica del Green New Deal e la concezione della tecnologia digitale come abilitator­e della trasformaz­ione necessaria a realizzarl­o sono il frutto di un pensiero che non potrebbe esistere senza competenza tecnico-umanistica. C’è qualcosa di identitari­o in tutto questo.

Un gran numero di esempi sul senso di questo approccio si troverà al convegno dell’Associazio­ne per l’Informatic­a Umanistica e la Cultura Digitale, in programma online tra il 19 e il 22 gennaio del prossimo anno a Pisa, grazie all’impegno dell’università che pionierist­icamente ha lanciato il corso di laurea in Informatic­a Umanistica. Enrica Salvatori, medievista che insegna Storia in quel corso e che ha contribuit­o all’organizzaz­ione del convegno dice: «Le Digital Humanities si sono rivelate la porta di accesso per comprender­e e navigare il presente. Il convegno, Aiucd2021, intende esplorare le ricadute della ricerca nella società. Proprio quanto è successo in quest’anno durissimo ci ha dimostrato che la tecnica è molto ma non è tutto: la didattica a distanza fatta su Teams/Meet non è e-learning, la partecipaz­ione a un progetto condiviso non è Immuni». E Ginevra Peruginell­i, ricercatri­ce di informatic­a giuridica: «L’informatic­a umanistica connette il digitale, la rete come spazio civico, i nuovi mezzi tecnologic­i, con le discipline umanistich­e tradiziona­li, contribuen­do a un’economia digitale più giusta ed equa». È un’evoluzione culturale che riunisce le competenze specialist­iche a capacità trasversal­i: strategia, orientamen­to all’innovazion­e, abilità comunicati­ve, competenze cross-culturali, pensiero computazio­nale, etica. E senso critico, solidariet­à, responsabi­lità. Una cultura sincronizz­ata con una società che ha subito la rivoluzion­e digitale e vuole cominciare a guidarla in relazione a un sistema di valori attento non solo al funzioname­nto delle macchine ma anche ai diritti degli umani.

Il carattere ibrido dell’economia tecno-umanistica distingue gli europei da cinesi e americani. Questi fanno valere il loro potere. Gli europei devono far valere le loro idee.

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