Industria 4.0 fino al giugno del 2023
Nuovo regime retroattivo dal 16 novembre. Proroga anche per il bonus ricerca
La nuova versione del credito d’imposta per i beni strumentali tradizionali (ex superammortamento) e per quelli legati alla digitalizzazione 4.0 (ex iperammortamento) parte, retroattivamente, per investimenti effettuati a partire dal 16 novembre 2020 e sarà in vigore fino a tutto il 2022. Con coda a giugno 2023 per la consegna di beni ordinati entro il 31 dicembre 2022 pagando un acconto di almeno il 20%.
C’è un innalzamento delle aliquote del beneficio e dei massimali di spesa nel primo anno di applicazione, poi si torna ai livelli attuali. In particolare, per quanto riguarda i beni digitali 4.0, sono previsti tre scaglioni. Per il 2021 con coda consegne a giugno 2022 l'aliquota sale al 50% fino a 2,5 milioni di costi ammissibili, al 30% oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni, al 10% oltre i 10 e fino a 20 milioni. Nel periodo successivo le prime due aliquote scendono rispettivamente a 40% e 20% mentre resta del 10% quella per investimenti di taglia maggiore. Nel caso di beni strumentali immateriali 4.0 l’aliquota sale, per tutto il periodo della proroga, dal 15 al 20% e il massimale da 700mila euro a 1 milione (ammesse anche soluzioni di cloud computing). Si riduce il periodo minimo di compensazione dei crediti d’imposta.
Novità significative riguardano i tempi di fruizione. Si passa a tre quote annuali di pari importo, a decorrere dall’anno di entrata in funzione nel caso dei beni tradizionali e a decorrere dall'anno di avvenuta interconnessione nel caso dei beni digitali. Invece, solo per gli investimenti in beni strumentali effettuati entro il 2021, e limitatamente ai soggetti con ricavi o compensi sotto i 5 milioni, il credito è utilizzabile in compensazione in un'unica quota annuale. Un emendamento, che risulta ancora in bilico, indica che vanno considerati i ricavi o compensi 2019, in questo caso si ridurrebbe sensibilmente la platea perché verrebbero esclusi molti soggetti che hanno visto calare il giro d’affari per la crisi 2020.
A completare il piano Transizione 4.0 c ci sono anche la proroga del credito d’imposta per investimenti in ricerca, innovazione e design (con innalzamento dell’intensità) e del credito d’imposta per spese in formazione 4.0 (con allargamento delle spese ammissibili). Per entrambi fino al 2022.
Transizione 4.0 è finanziata nel complesso con 23.8 miliardi in cinque anni a valere sul Fondo che anticipa le risorse Next Generation Eu. La stessa fonte di copertura viene utilizzata per un fondo da 250 milioni annui fino al 2023 affidato a Invitalia per il supporto di investimenti produttivi con contributi statali del 40%.
Tra le varie misure che fanno capo al ministero dello Sviluppo si segnala poi una serie di finanziamenti sparsi. Sono istituiti un Fondo per l’imprenditoria femminile e un Fondo per il sostegno alle Pmi creative (dal design allo spettacolo alla comunicazione), ciascuno con 40 milioni in due anni, e un nuovo Fondo per l’intervento dello Stato nel capitale delle Pmi con 50 milioni nel primo anno per il settore aeronautico e 50 per le filiere della chimica verde, della componentistica per la mobilità elettrica e dell’energia da fonti rinnovabili. Cento milioni annui, dal 2025 al 2035, vanno agli Accordi di innovazione siglati tra Mise, Regioni e imprese. Incrementate le risorse destinate alle aree di crisi industriale, incluse quelle complesse: 150 milioni per il 2021 e poi 190 fino al 2026.
Pioggia di nuovi Fondi: Pmi creative, imprese femminili e capitale di rischio nelle aziende aerospaziali