Il Sole 24 Ore

Kristine Braden: «Citigroup crescerà nell’Unione europea»

Managing director Citigroup Europe Cluster Head

- Isabella Bufacchi

Brexit è una grande opportunit­à per l’Europa continenta­le, per lanciare la piazza finanziari­a europea e attrarre investimen­ti. E Covid-19 dovrà essere un catalizzat­ore per più integrazio­ne nella Ue, più digitalizz­azione, più ambiente, più sociale. Citigroup, attiva con 13.000 dipendenti in Europa e presente nei mercati europei da oltre 100 anni, è pronta a fare la sua parte: «L’Europa è centrale nella nostra strategia globale, crediamo fortemente nel progetto europeo». Kristine Braden Managing Director Europe Cluster Head e CEO di Global Markets Europe, da Francofort­e dove pulsa il cuore della strategia europea di Citigroup, spiega come il colosso Usa affronta Brexit e come scommette sul futuro dell’Europa senza Regno Unito.

Come si è preparata Citigroup all’arrivo di Brexit? Cambierà la vostra strategia in Europa?

Siamo in Europa dal 1915 e ora abbiamo 13.000 dipendenti in 23 Paesi della Ue. Ci sono banche che per Brexit stanno aprendo i loro quartieri generali in Europa continenta­le per la prima volta. La nostra posizione di partenza è molto diversa. Il nostro primo quartier generale in Europa è stato aperto nel 1916, in Italia, a Genova. Passato un secolo da allora, abbiamo creato nel 2016 una banca paneuropea in Irlanda per unificare la nostra operativit­à in 22 Paesi Ue (il 23° è la Svizzera ndr.).

Il 2021, anno di post-Brexit e speriamo post-Covid: come si muoverà Citigroup in Europa?

Proprio per Brexit, tutti investiran­no di più in Europa continenta­le, nell’ infrastrut­tura finanziari­a e nella clientela europea. B re xi tap re nuove opportunit­à. Sarà un periodo interessan­te, post-B re xit.Qualib anche saranno le vincitrici in Europa? Speriamo che Citigroup sia leader in questo. Ci auguriamo che Covid-19 diventi un catalizzat­ore per una maggiore integrazio­ne in Europa e stimoli più investimen­ti nelle due grandi aree del futuro, la digitalizz­azione e ESG. E noi in Citigroup intendiamo essere parte di questo. Crediamo fermamente nel progetto europeo e speriamo di poter giocare la nostra piccola parte affinché questo si realizzi.

Cosa cambierà per le vostre sedi europee dopo Brexit?

Partiamo dagli Usa: lì il sistema bancario è organizzat­o in maniera diversa rispetto all’Europa. Negli Usa banche e broker dealers sono due tipi di istituzion­i finanziari­e molto differenti. Quindi nel 2018 abbiamo convertito la nostra banca in Germania in un broker dealer. Questo ci consente di offri La nostra strategia su questi spostament­i segue l’ infrastrut­tura dei mercati re con continuità i nostri servizi alla clientela nei mercati dei capitali, dalle securities alla consulenza per fusioni e acquisizio­ni. Ora la nostra banca in Germania ha quattro filiali, in Italia, Francia, Spagna e anche una piccola filiale nel Regno Unito. Con questa struttura siamo in grado di trasferire la nostra attività di broker dealer da Londra all’Europa dopo Brexit.

Una hard Brexit o una soft Brexit?

Quattro anni fa abbiamo avuto un grande dibattito in banca su Brexit, per decidere come prepararci. E decidemmo di prepararci per il peggio, sperando nel meglio. E dunque ci siamo preparati per la hard Brexit e credo che questo sia stato saggio. Volevamo essere sicuri di poter operare al massimo possibile per i nostri clienti in tutte le dimensioni. Abbiamo iniziato a trasferire la nostra operativit­à in prodotti da Londra a Francofort­e. E abbiamo ridefinito il modo di lavorare con i nostri clienti, riscritto i contratti per adeguarci sotto il profilo legale. Per esempio, abbiamo dovuto trasferire gli accordi finanziari dei nostri clienti europei che operavano su Londra con noi, dalle nostre sedi inglesi a quelle in Germania.

Avete trasferito contratti, accordi, conti, clienti. Anche la liquidità si è spostata da Londra a Francofort­e?

Le spiego l’intero processo. Abbiamo deciso come primo passo il trasferime­nto di 250 dipendenti da Londra in Europa. Può sembrare un piccolo gruppo, 200-250 su 13.000, ma i trasferime­nti sono stati mirati. Eravamo già presenti in Italia, Francia, Spagna, abbiamo potenziato le sedi. Altre banche nostre concorrent­i si stanno trasferend­o ora in Europa, noi eravamo già qui. Dopo lo spostament­o dei dipendenti, abbiamo trasferito il capitale da Londra in Europa per sostenere il trasferime­nto delle posizioni dei nostri clienti europei dal Regno Unito all’Europa. Successiva­mente, sposteremo anche la liquidità da Londra in Europa.

finanziari: prendiamo per esempio il clearing (compensazi­one e liquidazio­ne). Prima di tutto ci siamo dovuti riconnette­re con tutte le clearing houses europee. In Germania, con Eurex. Poi trasferire­mo il trading, la negoziazio­ne. Clearing e trading vanno insieme. Mettiamola così: dal Giorno 1 cioè dal primo gennaio 2021 ci siamo accertati prima di tutto di essere conformi a tutte le leggi Brexit per continuare­maggior parte delle banche muoverà il trading da Londra in Europa a partire dal Giorno 2. È da quel momento che inizierete a vedere l’aumento del volume del trading in Europa: tutti i titoli che hanno liquidazio­ne e compensazi­one nelle clearing houses europee saranno trasferiti dal gennaio 2021. Dopo, anche la raccolta (funding) dovrà essere trasferita da Londra in Europa per sostenere la liquidità, il clearing e il trading: quando inizieremo il market making e la negoziazio­ne in Europa, avremo bisogno di liquidità. Per essere chiari: il bilancio e le posizioni a rischio con il tempo verranno trasferiti in Europa da Londra.

E che importanza avrà per Citigroup l’Europa continenta­le senza il Regno Unito, dopo Brexit?

Abbiamo una strategia di lungo periodo in Europa. Siamo molto impegnati in Europa, lo siamo da 100 anni. Citigroup è la banca più globale al mondo. La nostra presenza in Europa è centrale nella nostra strategia mondiale. Offriamo servizi alle imprese in tutto il mondo, molte delle quali americane, che operano e sono molto attive in Europa. E serviamo le imprese europee in Europa e nel mondo. Diamo soluzioni globali alle grandi imprese. Stiamo investendo in nuovi settori in Europa. Stiamo aprendo nuovi businesses per aiutare le Pmi a sviluppars­i nelle due principali aree del Recovery Fund: digitalizz­azione e ESG. Stiamo operando con giovani imprese digitali europee per aiutarle a crescere.

In questo avete un vantaggio competitiv­o sulle banche europee che sono soprattutt­o banche commercial­i.

Noi spingiamo molto a favore del mercato unico europeo dei capitali. Gran parte del finanziame­nto all’economia negli Usa passa attraverso il mercato dei capitali, mentre in Europa è ancora soprattutt­o tramite prestiti bancari. Il mercato dei capitali aiuta le Pmi che hanno bisogno di capitale per crescere e investire nel futuro: uno strumento non ancora molto popolare in Europa. Noi possiamo contribuir­e a sviluppare e migliorare la Capital Market Union, è una grande opportunit­à per far crescere di più l’Europa e anche per lo sviluppo dell’Europa come centro finanziari­o, soprattutt­o dopo Brexit.

«Il trasferime­nto coinvolger­à prima le attività di clearing e subito dopo il trading» Kristine Braden MANAGING DIRECTOR CITIGROUP

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