Kristine Braden: «Citigroup crescerà nell’Unione europea»
Managing director Citigroup Europe Cluster Head
Brexit è una grande opportunità per l’Europa continentale, per lanciare la piazza finanziaria europea e attrarre investimenti. E Covid-19 dovrà essere un catalizzatore per più integrazione nella Ue, più digitalizzazione, più ambiente, più sociale. Citigroup, attiva con 13.000 dipendenti in Europa e presente nei mercati europei da oltre 100 anni, è pronta a fare la sua parte: «L’Europa è centrale nella nostra strategia globale, crediamo fortemente nel progetto europeo». Kristine Braden Managing Director Europe Cluster Head e CEO di Global Markets Europe, da Francoforte dove pulsa il cuore della strategia europea di Citigroup, spiega come il colosso Usa affronta Brexit e come scommette sul futuro dell’Europa senza Regno Unito.
Come si è preparata Citigroup all’arrivo di Brexit? Cambierà la vostra strategia in Europa?
Siamo in Europa dal 1915 e ora abbiamo 13.000 dipendenti in 23 Paesi della Ue. Ci sono banche che per Brexit stanno aprendo i loro quartieri generali in Europa continentale per la prima volta. La nostra posizione di partenza è molto diversa. Il nostro primo quartier generale in Europa è stato aperto nel 1916, in Italia, a Genova. Passato un secolo da allora, abbiamo creato nel 2016 una banca paneuropea in Irlanda per unificare la nostra operatività in 22 Paesi Ue (il 23° è la Svizzera ndr.).
Il 2021, anno di post-Brexit e speriamo post-Covid: come si muoverà Citigroup in Europa?
Proprio per Brexit, tutti investiranno di più in Europa continentale, nell’ infrastruttura finanziaria e nella clientela europea. B re xi tap re nuove opportunità. Sarà un periodo interessante, post-B re xit.Qualib anche saranno le vincitrici in Europa? Speriamo che Citigroup sia leader in questo. Ci auguriamo che Covid-19 diventi un catalizzatore per una maggiore integrazione in Europa e stimoli più investimenti nelle due grandi aree del futuro, la digitalizzazione e ESG. E noi in Citigroup intendiamo essere parte di questo. Crediamo fermamente nel progetto europeo e speriamo di poter giocare la nostra piccola parte affinché questo si realizzi.
Cosa cambierà per le vostre sedi europee dopo Brexit?
Partiamo dagli Usa: lì il sistema bancario è organizzato in maniera diversa rispetto all’Europa. Negli Usa banche e broker dealers sono due tipi di istituzioni finanziarie molto differenti. Quindi nel 2018 abbiamo convertito la nostra banca in Germania in un broker dealer. Questo ci consente di offri La nostra strategia su questi spostamenti segue l’ infrastruttura dei mercati re con continuità i nostri servizi alla clientela nei mercati dei capitali, dalle securities alla consulenza per fusioni e acquisizioni. Ora la nostra banca in Germania ha quattro filiali, in Italia, Francia, Spagna e anche una piccola filiale nel Regno Unito. Con questa struttura siamo in grado di trasferire la nostra attività di broker dealer da Londra all’Europa dopo Brexit.
Una hard Brexit o una soft Brexit?
Quattro anni fa abbiamo avuto un grande dibattito in banca su Brexit, per decidere come prepararci. E decidemmo di prepararci per il peggio, sperando nel meglio. E dunque ci siamo preparati per la hard Brexit e credo che questo sia stato saggio. Volevamo essere sicuri di poter operare al massimo possibile per i nostri clienti in tutte le dimensioni. Abbiamo iniziato a trasferire la nostra operatività in prodotti da Londra a Francoforte. E abbiamo ridefinito il modo di lavorare con i nostri clienti, riscritto i contratti per adeguarci sotto il profilo legale. Per esempio, abbiamo dovuto trasferire gli accordi finanziari dei nostri clienti europei che operavano su Londra con noi, dalle nostre sedi inglesi a quelle in Germania.
Avete trasferito contratti, accordi, conti, clienti. Anche la liquidità si è spostata da Londra a Francoforte?
Le spiego l’intero processo. Abbiamo deciso come primo passo il trasferimento di 250 dipendenti da Londra in Europa. Può sembrare un piccolo gruppo, 200-250 su 13.000, ma i trasferimenti sono stati mirati. Eravamo già presenti in Italia, Francia, Spagna, abbiamo potenziato le sedi. Altre banche nostre concorrenti si stanno trasferendo ora in Europa, noi eravamo già qui. Dopo lo spostamento dei dipendenti, abbiamo trasferito il capitale da Londra in Europa per sostenere il trasferimento delle posizioni dei nostri clienti europei dal Regno Unito all’Europa. Successivamente, sposteremo anche la liquidità da Londra in Europa.
finanziari: prendiamo per esempio il clearing (compensazione e liquidazione). Prima di tutto ci siamo dovuti riconnettere con tutte le clearing houses europee. In Germania, con Eurex. Poi trasferiremo il trading, la negoziazione. Clearing e trading vanno insieme. Mettiamola così: dal Giorno 1 cioè dal primo gennaio 2021 ci siamo accertati prima di tutto di essere conformi a tutte le leggi Brexit per continuaremaggior parte delle banche muoverà il trading da Londra in Europa a partire dal Giorno 2. È da quel momento che inizierete a vedere l’aumento del volume del trading in Europa: tutti i titoli che hanno liquidazione e compensazione nelle clearing houses europee saranno trasferiti dal gennaio 2021. Dopo, anche la raccolta (funding) dovrà essere trasferita da Londra in Europa per sostenere la liquidità, il clearing e il trading: quando inizieremo il market making e la negoziazione in Europa, avremo bisogno di liquidità. Per essere chiari: il bilancio e le posizioni a rischio con il tempo verranno trasferiti in Europa da Londra.
E che importanza avrà per Citigroup l’Europa continentale senza il Regno Unito, dopo Brexit?
Abbiamo una strategia di lungo periodo in Europa. Siamo molto impegnati in Europa, lo siamo da 100 anni. Citigroup è la banca più globale al mondo. La nostra presenza in Europa è centrale nella nostra strategia mondiale. Offriamo servizi alle imprese in tutto il mondo, molte delle quali americane, che operano e sono molto attive in Europa. E serviamo le imprese europee in Europa e nel mondo. Diamo soluzioni globali alle grandi imprese. Stiamo investendo in nuovi settori in Europa. Stiamo aprendo nuovi businesses per aiutare le Pmi a svilupparsi nelle due principali aree del Recovery Fund: digitalizzazione e ESG. Stiamo operando con giovani imprese digitali europee per aiutarle a crescere.
In questo avete un vantaggio competitivo sulle banche europee che sono soprattutto banche commerciali.
Noi spingiamo molto a favore del mercato unico europeo dei capitali. Gran parte del finanziamento all’economia negli Usa passa attraverso il mercato dei capitali, mentre in Europa è ancora soprattutto tramite prestiti bancari. Il mercato dei capitali aiuta le Pmi che hanno bisogno di capitale per crescere e investire nel futuro: uno strumento non ancora molto popolare in Europa. Noi possiamo contribuire a sviluppare e migliorare la Capital Market Union, è una grande opportunità per far crescere di più l’Europa e anche per lo sviluppo dell’Europa come centro finanziario, soprattutto dopo Brexit.
«Il trasferimento coinvolgerà prima le attività di clearing e subito dopo il trading» Kristine Braden MANAGING DIRECTOR CITIGROUP