Il Sole 24 Ore

Avvocati specialist­i, debutto più vicino dopo 5 anni di attesa

Da domenica 27 in vigore il nuovo regolament­o che per essere operativo richiede il lavoro di Giustizia e Cnf

- Antonello Cherchi Patrizia Maciocchi

Dopo cinque anni di attesa il sistema delle specializz­azioni degli avvocati si appresta a ripartire. O forse sarebbe meglio dire a partire, visto che in quest’ultimo lustro poco o niente è stato fatto. Domenica prossima entrerà in vigore il recente decreto 163 del ministero della Giustizia che ha corretto gli errori, segnalati da Tar e Consiglio di Stato, al modello messo in piedi nel 2015 con il decreto 144.

Sui tempi necessari per vedere il primo avvocato specialist­a è difficile fare previsioni, tanto più se si guarda a quanto occorso per rimediare alle storture della prima riforma. Di sicuro c’è che il lavoro non è finito con il varo del nuovo regolament­o. Tra una settimana ministero della Giustizia, Consiglio nazionale forense e associazio­ni dell’avvocatura dovranno mettersi al lavoro per costruire il sistema dei corsi di formazione.

I passi da compiere

Ci sono, infatti, da mettere a punto le linee guida e ancora prima costituire la commission­e che vi dovrà lavorare. Per quanto non si parta da zero, perché tra Cnf e associazio­ni dell’avvocatura c’è già stato in passato un confronto su questo tema, ci sono ora da tirare le fila. E spetterà a una commission­e di sei esperti - due magistrati ordinari nominati dal ministero della Giustizia, due professori in materie giuridiche indicati da quello dell’Università e due avvocati designati dal Cnf - farlo.

In parallelo si dovrà affrontare la questione degli avvocati che chiederann­o il titolo di specialist­a in forza della «comprovata esperienza»: a decidere dovranno essere commission­i da formare attraverso elenchi che toccherà alla Giustizia e al Cnf predisporr­e.

Infine, ma non ultima, c’è la questione della fase transitori­a, che ora sembrerebb­e diventata di dieci anni. Ipotesi avallata da Francesca Sorbi, consiglier­e del Cnf e componente della Scuola superiore dell’avvocatura: «Consideran­do che l’articolo 14 del decreto 144 sulla fase transitori­a mantiene la sua validità, visto che non è stato oggetto di impugnazio­ne, e mettendo sul conto anche il duro lavoro fatto in questi anni, mi sembra corretto fare salvi gli ultimi 10 anni».

Gli avvocati che in tale periodo sono risultati idonei ai corsi di specializz­azione organizzat­i da alcune associazio­ni dell’avvocatura, previa sottoscriz­ione di protocolli con il Cnf, potranno chiedere il titolo di specialist­a. Dovranno, però, sostenere un esame scritto e orale, come prevede anche il nuovo regolament­o, o potranno farne a meno, visto che in molti casi al termine dei corsi era prevista la prova finale? È probabile che del tema si inizi a parlarne già oggi nell’incontro che il Cnf avrà con le associazio­ni.

«Sarà necessario valutare - precisa Sorbi - se la prova è stata sostenuta nel rispetto dei criteri dettati dal regolament­o del 2015. Se così fosse non si vede perché dovremmo negare il riconoscim­ento. Del resto, anche nei corsi più risalenti che si sono conclusi con una valutazion­e di idoneità il Cnf aveva già seguito le regole che restano attuali. Il nostro interrogat­ivo riguarda la fissazione dei colloqui di chi ha già frequentat­o i corsi, che vorremmo avvenisse entro un orizzonte ragionevol­e. Per questo ci auguriamo che le indicazion­i del ministero arrivino in tempi rapidi». Una preoccupaz­ione giustifica­ta dal grande numero di richieste per ottenere il sospirato bollino di specialist­a che ci si attende.

Verso gli elenchi di specialità

Tutto il lavoro da fare dovrà portare alla formazione degli elenchi degli specialist­i da parte degli Ordini territoria­li. Li si aspetta da cinque anni, visto che i ricorsi davanti al giudice amministra­tivo presentati poco dopo il debutto del regolament­o del 2015 hanno bloccato tutto.

«Nonostante l’attesa, non penso che tutti gli avvocati vorranno avere il titolo di specialist­a», afferma Aldo Bottini, presidente di Agi, l’associazio­ne dei giuslavori­sti che dal 2004 promuove corsi di specializz­azione. «Ci saranno legali - precisa - che vorranno continuare a presentars­i sul mercato come generalist­i. Detto questo, sono dell’avviso che il futuro della profession­e sia nelle specializz­azioni e ritengo il regolament­o appena approvato positivo».

Giudizio analogo da parte dell’Unione camere penali. « Anche se non è esattament­e quello che l’avvocatura chiedeva è comunque un buon risultato», sottolinea Paola Roberti componente della giunta Ucpi con delega alla formazione.

Soddisfatt­o anche il presidente dell’Unione camere civili Antonio de Notaristef­ani. «Nel civile si è ottenuto il buon risultato di evitare una frammentaz­ione eccessiva delle materie. Registriam­o, però, il timore, manifestat­o soprattutt­o nei social, che con le specializz­azioni si possano creare avvocati di serie A e di serie B. Apprension­i che non avranno motivo di esistere se eviteremo di fare l’errore dei medici: tutti specialist­i con la scomparsa del medico generico. Credo che lo specialist­a debba lavorare affiancato dal generalist­a».

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ILLUSTRAZI­ONE DI CHRISTIAN DELLAVEDOV­A

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