Avvocati specialisti, debutto più vicino dopo 5 anni di attesa
Da domenica 27 in vigore il nuovo regolamento che per essere operativo richiede il lavoro di Giustizia e Cnf
Dopo cinque anni di attesa il sistema delle specializzazioni degli avvocati si appresta a ripartire. O forse sarebbe meglio dire a partire, visto che in quest’ultimo lustro poco o niente è stato fatto. Domenica prossima entrerà in vigore il recente decreto 163 del ministero della Giustizia che ha corretto gli errori, segnalati da Tar e Consiglio di Stato, al modello messo in piedi nel 2015 con il decreto 144.
Sui tempi necessari per vedere il primo avvocato specialista è difficile fare previsioni, tanto più se si guarda a quanto occorso per rimediare alle storture della prima riforma. Di sicuro c’è che il lavoro non è finito con il varo del nuovo regolamento. Tra una settimana ministero della Giustizia, Consiglio nazionale forense e associazioni dell’avvocatura dovranno mettersi al lavoro per costruire il sistema dei corsi di formazione.
I passi da compiere
Ci sono, infatti, da mettere a punto le linee guida e ancora prima costituire la commissione che vi dovrà lavorare. Per quanto non si parta da zero, perché tra Cnf e associazioni dell’avvocatura c’è già stato in passato un confronto su questo tema, ci sono ora da tirare le fila. E spetterà a una commissione di sei esperti - due magistrati ordinari nominati dal ministero della Giustizia, due professori in materie giuridiche indicati da quello dell’Università e due avvocati designati dal Cnf - farlo.
In parallelo si dovrà affrontare la questione degli avvocati che chiederanno il titolo di specialista in forza della «comprovata esperienza»: a decidere dovranno essere commissioni da formare attraverso elenchi che toccherà alla Giustizia e al Cnf predisporre.
Infine, ma non ultima, c’è la questione della fase transitoria, che ora sembrerebbe diventata di dieci anni. Ipotesi avallata da Francesca Sorbi, consigliere del Cnf e componente della Scuola superiore dell’avvocatura: «Considerando che l’articolo 14 del decreto 144 sulla fase transitoria mantiene la sua validità, visto che non è stato oggetto di impugnazione, e mettendo sul conto anche il duro lavoro fatto in questi anni, mi sembra corretto fare salvi gli ultimi 10 anni».
Gli avvocati che in tale periodo sono risultati idonei ai corsi di specializzazione organizzati da alcune associazioni dell’avvocatura, previa sottoscrizione di protocolli con il Cnf, potranno chiedere il titolo di specialista. Dovranno, però, sostenere un esame scritto e orale, come prevede anche il nuovo regolamento, o potranno farne a meno, visto che in molti casi al termine dei corsi era prevista la prova finale? È probabile che del tema si inizi a parlarne già oggi nell’incontro che il Cnf avrà con le associazioni.
«Sarà necessario valutare - precisa Sorbi - se la prova è stata sostenuta nel rispetto dei criteri dettati dal regolamento del 2015. Se così fosse non si vede perché dovremmo negare il riconoscimento. Del resto, anche nei corsi più risalenti che si sono conclusi con una valutazione di idoneità il Cnf aveva già seguito le regole che restano attuali. Il nostro interrogativo riguarda la fissazione dei colloqui di chi ha già frequentato i corsi, che vorremmo avvenisse entro un orizzonte ragionevole. Per questo ci auguriamo che le indicazioni del ministero arrivino in tempi rapidi». Una preoccupazione giustificata dal grande numero di richieste per ottenere il sospirato bollino di specialista che ci si attende.
Verso gli elenchi di specialità
Tutto il lavoro da fare dovrà portare alla formazione degli elenchi degli specialisti da parte degli Ordini territoriali. Li si aspetta da cinque anni, visto che i ricorsi davanti al giudice amministrativo presentati poco dopo il debutto del regolamento del 2015 hanno bloccato tutto.
«Nonostante l’attesa, non penso che tutti gli avvocati vorranno avere il titolo di specialista», afferma Aldo Bottini, presidente di Agi, l’associazione dei giuslavoristi che dal 2004 promuove corsi di specializzazione. «Ci saranno legali - precisa - che vorranno continuare a presentarsi sul mercato come generalisti. Detto questo, sono dell’avviso che il futuro della professione sia nelle specializzazioni e ritengo il regolamento appena approvato positivo».
Giudizio analogo da parte dell’Unione camere penali. « Anche se non è esattamente quello che l’avvocatura chiedeva è comunque un buon risultato», sottolinea Paola Roberti componente della giunta Ucpi con delega alla formazione.
Soddisfatto anche il presidente dell’Unione camere civili Antonio de Notaristefani. «Nel civile si è ottenuto il buon risultato di evitare una frammentazione eccessiva delle materie. Registriamo, però, il timore, manifestato soprattutto nei social, che con le specializzazioni si possano creare avvocati di serie A e di serie B. Apprensioni che non avranno motivo di esistere se eviteremo di fare l’errore dei medici: tutti specialisti con la scomparsa del medico generico. Credo che lo specialista debba lavorare affiancato dal generalista».