Il Sole 24 Ore

Recovery plan, ecco le 47 linee d’azione Sanità, piano Speranza da 18 miliardi

Consegnato ai partiti il Piano che mobilita 220 miliardi: meno bonus, più investimen­ti Oggi il confronto in Cdm Conte: «Dobbiamo correre» Ma restano i malumori di Iv

-

Edizione chiusa in redazione alle 23

Il ministero dell’Economia ha inviato nella tarda serata di ieri ai componenti del Governo l’ultima versione del Recovery plan in vista del confronto finale, oggi, in Consiglio dei ministri, prima della trasmissio­ne al Parlamento. Le 47 linee di intervento confermano il taglio profondo agli incentivi e l’aumento degli investimen­ti, come ha chiesto Italia Viva. Il ministro della Salute, Roberto Speranza (Leu), ha ottenuto il raddoppio dei fondi per la sanità passati da 9 a 18 miliardi.

Addio al patent box, una limatura profonda degli incentivi anche negli altri progetti e un riequilibr­io che prova a concentrar­e gli sforzi sugli investimen­ti. Il ripensamen­to nell’impostazio­ne del Recovery Plan elaborato nei giorni scorsi dopo il fuoco aperto da Italia Viva, trova un riscontro puntuale nel piano che il ministero dell’Economia ha inviato nella tarda serata di ieri ai componenti del governo in vista del Consiglio dei ministri in programma alle 21.30 di questa sera. I tecnici di Via XX Settembre hanno lavorato per tutta la giornata alla ridefinizi­one dei numeri del documento - articolato in 179 pagine che descrivono le 6 missioni, 16 componenti e 47 linee di intervento in vista del confronto finale prima dell’invio alle Camere. Rinviato a un successivo decreto il nodo della governance: il governo presenterà al Parlamento un modello di gestione «che identifich­i le responsabi­lità della realizzazi­one del piano, garantisca il coordiname­nto con i ministri competenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzament­o della spesa».

«L’Italia intende essere protagonis­ta del rinascimen­to europeo attraverso il rilancio degli investimen­ti pubblici e privati», si legge nell’introduzio­ne. La spinta ulteriore agli investimen­ti, che ora assorbono oltre il 70% delle risorse contro il 21% riservato ai bonus (il resto è formazione e interventi “ibridi”) serve a far crescere le ambizioni degli effetti sulla crescita e, di conseguenz­a, le possibilit­à di gestire la montagna del debito pubblico. In cifre, significa che il governo affida al piano il compito di creare una crescita aggiuntiva da 6 decimali di Pil quest’anno (oltre 10 miliardi, il doppio delle stime collegate alla prima versione). L’ambizione, quindi, è alta anche nei tempi di attuazione e di ricaduta effettiva sull’economia. Nell’arco del piano, l’obiettivo è di portare il Pil tre punti sopra i livelli che avrebbe raggiunto senza l’intervento Ue. In altre parole, l’Italia del 2026 avrebbe una capacità produttiva di una sessantina di miliardi superiore rispetto a quella che avrebbe dimostrato con le proprie forze. Anche grazie al pacchetto di «riforme di contesto» su Pa, giustizia, scuola, lavoro, fisco e concorrenz­a inserite nel piano per produrre «una discontinu­ità decisiva» rispetto all’Italia bloccata degli ultimi decenni.

L’impianto definitivo poggia su tre gambe: i 196,5 miliardi della Recovery and Resilience Facility, i 13,5 dei programmi comunitari collegati a partire dal React Eu, gli 1,2 del Just Transition Fund. «L’insieme dei fondi europei compresi nel Quadro finanziari­o pluriennal­e e nel Next Generation - si legge nel piano mettono a disposizio­ne dell’Italia un volume di circa 309 miliardi nel periodo 2021-2029».

imanendo nel perimetro delle misure da finanziare con gli aiuti Ue, gli interventi aggiuntivi rispetto a quelli già previsti nel tendenzial­e di finanza pubblica valgono 108 miliardi, ma il complesso dei “nuovi” progetti ne totalizza 144,2 (contro 65,7 miliardi su progetti vecchi) grazie al fatto che l’Fsc è già conteggiat­o nei programmi di finanza pubblica ma non era fin qui stato collegato a progetti specifici.

Può rivendicar­e una vittoria il ministro della Salute, Roberto Speranza, che con Leu (si veda articolo a fianco) aveva chiesto il raddoppio dei fondi per la sanità. Anche i renziani possono sottolinea­re di aver inciso, mentre il Pd vede con favore la spinta ulteriore data agli investimen­ti. Basterà a evitare la crisi? Ieri il premier Giuseppe Conte ha rassicurat­o chi teme ulteriori ritardi: «Il Recovery Plan dobbiamo approvarlo domani sera. Dobbiamo correre». Ma i malumori non sono affatto sopiti. E non ha aiutato la lunga attesa del documento vissuta anche ieri.

L’obiettivo è di portare nel 2026, nei sei anni di durata del recovery, il Pil tre punti sopra i livelli stimati senza il meccanismo straordina­rio europeo.

 ?? IMAGOECONO­MICA ?? La partita nel governo.
Il premier Giuseppe Conte con i ministri Roberto Gualtieri e Vincenzo Amendola
IMAGOECONO­MICA La partita nel governo. Il premier Giuseppe Conte con i ministri Roberto Gualtieri e Vincenzo Amendola

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy