Cattolica, le assemblee nel mirino dell’Ivass
Nel vasto registro di rilievi dell’Autorità la dinamica di svolgimento delle assise La compagnia potrebbe nominare un consulente per stilare la lista del nuovo cda
Cattolica Assicurazioni ha chiuso le contrattazioni di ieri in ribasso del 2,25% a 4,44 euro. A pesare sul titolo i contenuti della relazione Ivass, che ha chiesto discontinuità nella governance e un passo indietro del cda. Nel mirino anche la gestione delle assemblee.
Seduta difficile per Cattolica Assicurazioni che ha chiuso le contrattazioni di ieri in ribasso del 2,25% a 4,44 euro. A pesare sul titolo ovviamente i contenuti delle lunga relazione Ivass, prodotta a valle dell’ispezione scattata a fine 2019 dopo lo scontro tra l’ex amministratore delegato Alberto Minali e il presidente Paolo Bedoni, che ha portato il primo a soccombere al secondo.
A poco più di dodici mesi di distanza l’Autorità di vigilanza ha chiesto, tra le altre cose, una forte discontinuità nella governance e in particolare ha sollecitato il passo indietro dell’intero consiglio di amministrazione, esclusi gli uomini recentemente nominati da Generali entrata nel capitale con una quota del 24,4%.
Tra le ragioni che hanno spinto l’Authority a chiedere un cambio di passo radicale si farebbe riferimento anche a un punto già segnalato nella relazione prodotta da Consob la scorsa estate, che a sua volta sarebbe agli atti della Procura di Verona. In particolare, il rimando, che è parte di un vasto registro di rilievi per cui Ivass domanda discontinuità con il passato, sarebbe legato al tema delle gestione delle assemblee, con riferimento tra le altre cose alla dinamica di raccolta delle deleghe di voto. Come è noto, Cattolica è un gruppo assicurativo che ancora opera con la forma della cooperativa, anche se ad aprile diventerà definitivamente una spa. Ciò significa che in assise ciascun socio, a prescindere dalla quota di capitale che ha, vale uno. Una questione delicata e già all’attenzione della Procura di Verona che si è mossa la scorsa estate sulla base di un’inchiesta che ha come ipotesi di reato l’illecita influenza sull’assemblea. Inchiesta che ha l’obiettivo di verificare l’eventuale esistenza di meccanismi volti ad orientare o costruire il voto assembleare.
A questo aspetto, tuttavia, la relazione di Ivass ne somma altri. E proprio da questi avrebbe tratto ulteriore linfa la richiesta di rivoluzione all’interno del cda. In particolare, la Vigilanza ha acceso un faro sulle dinamiche del consiglio spesso “acquiescente” rispetto alle proposte del presidente Bedoni. Di fatto, secondo le ipotesi di Ivass proprio questo atteggiamento “accondiscendente” del board riguardo la figura del numero uno ha fatto sì che in sede di cda non venisse effettuata una corretta disamina delle proposte sulla base di un corretto rapporto tra rischi e rendimenti. E tra queste vi sarebbe, come riferito ieri da Radiocor, l’investimento in HFarm. In particolare, Ivass inserirebbe proprio le varie operazioni sull’incubator di start-up, oggi più scuola di alta formazione, tra i rilievi che hanno portato alla richiesta di dimissioni del cda. In H-Farm Cattolica deteneva solo il 4,5% (diluito al 3,78% dopo la recente ricapitalizzazione) ma dal 2013 ad oggi – stando a quanto segnalato da Ivass – avrebbe registrato perdite sul valore delle partecipazioni legate all’incubator di circa 25 milioni. Dunque, oltre alla quota diretta, si fa riferimento allo strumento partecipativo emesso da H-Farm a dicembre 2019, in cui Cattolica ha investito 7 milioni a fondo perduto, e a H-Campus, fondo comune d’investimento di cui la compagnia ha il 60% (l’altro 40% è di Cdp), che detiene il maxi campus vicino a Ca’ Tron, l’immensa tenuta agricola controllata sempre da Cattolica.
Questo fondo si doveva alimentare con gli affitti ma la crisi di H-Farm e il Covid fino a oggi ne hanno penalizzato la partenza e di riflesso il conto economico. Ora il trend sembra sensibilmente invertito, con H-Campus che ha ormai avviato la propria attività a fronte di una rifocalizzazione di HFarm, proprio sull’alta formazione.
Quanto alle prossime mosse della società, Cattolica ha sessanta giorni di tempo per proporre alla vigilanza i propri rimedi. Con ogni probabilità utilizzerà solo la metà del tempo per dare i propri riscontri. Si immagina, salvo passi diversi di Generali, che il board chiamato a dimettersi darà mandato a un consulente esterno perchè questo componga la lista dei nuovi membri del consiglio che dovrà essere sottoposta all’assemblea di approvazione del bilancio che si terrà ad aprile.