Vola a 10,7 miliardi la spesa ospedaliera per i farmaci
Nel 2020 la spesa per acquisti diretti vola a 10,7 miliardi rispetto al tetto di 8 miliardi. Con la manovra si cambia, ma per le aziende l’impatto resta ancora pesante
La spesa farmaceutica per gli acquisti diretti (quella ospedaliera) nel 2020 vola a 10,7 miliardi, sfondando il tetto con la cifra record di 2,7 miliardi, di cui 1,35 miliardi dovranno essere ripianati dalle aziende farmaceutiche con il famigerato payback. Un film già visto negli anni passati che però potrebbe cominciare a cambiare trama quest’anno con l’entrate in vigore dei nuovi tetti previsti dall’ultima legge di bilancio, con quello per gli acquisti diretti che dopo anni di pesanti sforamenti passa da 6,69% a 7,65% sul fabbisogno del Ssn. Un aggiustamento che se fosse stato già in vigore nel 2020 si sarebbe tradotto in un risparmio di 572 milioni per le aziende.
A fare i conti sul terreno minato della farmaceutica in base ai consumi è Iqvia- il provider globale di dati e analisi del settore - che rileva come nel 2020 sia stato oltrepassato nuovamente il tetto programmato per legge. Infatti, secondo i calcoli, il disavanzo della spesa per farmaci è stato appunto di circa 2,7 miliardi di euro. Con il tetto per questi farmaci che, a seguito dello scorporo della spesa per i gas medicinali, è stato ridotto dal 6,89% al 6,69% del totale fabbisogno del Ssn(pari a 119 miliardi di euro). In particolare la spesa diretta per acquisti di farmaci di classe H (farmaci somministrati soltanto in ospedale), al netto dei farmaci innovativi, è stata di 2,8 miliardi in calo rispetto al 2019 mentre il canale della distribuzione diretta risulta essere in forte crescita, soprattutto per il canale della «DPC». Al contrario come avviene da anni la spesa convenzionata (ricetta rossa), rientra ampiamente all'interno del tetto previsto. Infatti anche nel 2020 la spesa risulta essere in leggera diminuzione (-1,7%), attestandosi a circa 8 miliardi di euro e portando un risparmio rispetto al tetto di spesa di 1,5 miliardi di euro. Tuttavia come noto questo avanzo non andrà a compensazione della spesa diretta. Anche il tetto della convenzionata sarà rimodulato e passerà da 7,96% al 7,0%. Anche con questa diminuzione, comunque, per Iqvia non si prevede per il 2021 uno sfondamento del tetto.
«La pandemia ha avuto un enorme impatto economico sul Ssn - avverte Sergio Liberatore, ad di Iqvia Italia - con l’emergenza il Governo ha adottato misure che, per il 2020, incrementano il fabbisogno di ulteriori 4,6 miliardi». Per Liberatore quest’anno la situazione dovrebbe essere meno penalizzante per le aziende: «Nel 2020, se si applicasse la nuova percentuale al tetto della spesa per acquisti diretti, le aziende farmaceutiche complessivamente avrebbero avuto un risparmio di circa 572 milioni di euro». Ma questa ridefinizione dei tetti per il 2021 è vincolata ai pagamenti delle somme previste per il payback 2018 ancora pendenti a causa di molteplici ricorsi legali e poi «guardando i dati che abbiamo raccolto finora, nel 2021 si prevede che la spesa per acquisti diretti possa comunque sfondare il tetto perché nonostante l'aumento nel 2021 del tetto per acquisti diretti, la spesa farmaceutica rimane sottofinanziata. È improprio - conclude l’ad di Iqvia Liberatore - fissare un tetto così basso quando si sa che verrà sfondato per oltre due miliardi».
A chiarirlo bene è il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi che ci tiene a sottolineare come con il nuovo tetto «non ci sarà un risparmio per le aziende , quanto una più corretta allocazione delle risorse. Si riequilibrano i tetti anche se non si spostano tutte le risorse lì dove servono. Quindi non è uno sconto all’industria quanto un atto dovuto per il Paese. Si tratta comunque di un primo segnale di un percorso più lungo spero».
Scaccabarozzi punta il dito soprattutto contro l’altra norma: quella che per accedere ai nuovi tetti prevede prima il pagamento del payback 2018 non inferiore a 895 milioni. «Come in passato le aziende dovranno tornarsia fare carico di questa sovra-tassa, oltre alle normali tasse che paghiamo. Qui l’errore non è tanto la cifra ma il fatto che alcune aziende andranno a pagare molto di più del dovuto perché i conti sono tutti sbagliati». Per il presidente di Farmindustria questa partita si poteva risolvere «con più calma e più tempo a disposizione e invece così si costringono le aziende a chiudere gli occhi e a pagare».