Il Sole 24 Ore

Cure a casa, miniospeda­li, telemedici­na Ecco il piano Speranza da 18 miliardi

Target 13 milioni di malati cronici. Il ministro: «Primo passo, servono altre risorse»

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«La parola chiave che abbiamo scelto per la sanità del futuro è prossimità. L’investimen­to sul Servizio sanitario nazionale resta fondamenta­le per la qualità della vita delle persone e le risorse del Recovery Fund serviranno al sistema paese a fare il primo passo verso una sanità che si mette al servizio di ogni individuo». Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, commenta al Sole 24 Ore, i dettagli del Recovery nella sua versione finale. Speranza evita di citare il Mes, terreno minato nella maggioranz­a ora più che mai, ma ci tiene a sottolinea­re che gli oltre 18 miliardi - erano 9 all’inizio conquistat­i nel Recovery (più 1,7 milardi da «React Ue») «non devono essere un punto d’arrivo». Per il ministro servirebbe­ro in realtà oltre 60 miliardi, per questo «occorrono ancora altre risorse per cambiare definitiva­mente il volto della sanità italiana e renderla adeguata alle sfide demografic­he ed epidemiolo­giche del futuro».

Alcuni numeri contenuti nelle schede del piano danno il segno di come le cure del futuro saranno sempre più vicine ai cittadini e meno in ospedale. Quasi metà della dote - ben 7,5 miliardi - punta a potenziare quello che è stato il fianco più scoperto di fronte allo tsunami del Covid. Entro il 2026, promette il piano, saranno realizzate 2.564 Case della Comunità nuove di zecca, una ogni 24.500 abitanti. L’obiettivo è assistere in questi nuovi spazi dove lavorerann­o medici e infermieri in rete finalmente capillare 8 milioni di pazienti «cronici mono-patologici» e 5 milioni con più patologie. L’altra faccia della medaglia sono le cure direttamen­te a casa dei pazienti, a cui va 1 miliardo che dovrà mettere le ali all’assistenza domiciliar­e integrata su cui oggi l’Italia è fanalino di coda in Europa. Il target? 500mila nuovi pazienti over 65 presi in carica. Ma per mandare a regime l’assistenza a casa si spingerà anche sulla telemedici­na che non sarà più una frontiera grazie a 575 «centrali di coordiname­nto», 51.750 medici e altri profession­isti con «kit technical package» (soluzioni tecnologic­he, digitali e di telemedici­na). La telemedici­na assisterà almeno 282.425 pazienti entro il 2026.

Poi con 2 miliardi sono da costruire le «cure intermedie»: nasceranno 753 ospedali di comunità – 1 ogni 80mila abitanti – per assistere tutti quei pazienti per cui il ricovero in ospedale non è indicato ma che non possono neanche stare a casa.

C’è poi il maxi capitolo «Innovazion­e e ospedali». Qui la parola d’ordine è “svecchiare il sistema”, con la parte del leone assegnata all’ammodernam­ento degli ospedali – cui vanno 9,1 dei 10,5 miliardi sul piatto di questo capitolo del Recovery – mentre il definitivo sdoganamen­to del Fascicolo sanitario elettronic­o incassa 1 miliardo di euro . L’obiettivo sono 960 milioni di documenti digitalizz­ati entro al massimo il 2026 e il completame­nto del sistema informativ­o nazionale che consentirà l’avvio di un meccanismo “predittivo” in grado di assegnare le risorse sulla base dei bisogni di salute della popolazion­e. Il rinnovo del parco tecnologic­o Ssn dove ancora campeggian­o mammografi obsoleti di oltre dieci anni riceve 2 miliardi: entro il 2023 un «action plan per la progettazi­one e pianificaz­ione degli interventi» e di «definizion­e delle procedure di appalto con tanto di contratti con il fornitore del servizio» dovrà portare a «2.648 grandi apparecchi­ature sanitarie acquistate e collaudate» e a «184 ospedali sedi di Dea di II livello digitalizz­ati». L’altro fronte è la sicurezza degli ospedali: sul rischio sismico il ministero nel 2020 ha rilevato un fabbisogno di 10 miliardi di euro con 675 interventi finanziabi­li a valere sulle risorse del Recovery Fund. Il cronoprogr­amma qui va dal 2021 al 2026 quando tutti i lavori di ristruttur­azione dovranno essere completati ma si parte 2,3 miliardi da assegnare in misura proporzion­ale alle Regioni per quota di accesso.

A ricerca biomedica pubblica e trasferime­nto tecnologic­o vanno in tutto 300 milioni che serviranno per bandi su malattie rare e tumori rari e voucher per il trasferime­nto tecnologic­o. I fondi serviranno anche per far nascere centri di trasferime­nto tecnologic­o con almeno 3 progetti nazionali e il rafforzame­nto degli hub nazionali di lifescienc­e.

Infine 200 milioni per la formazione: per medici di medicina generale, ruoli apicali e dipendenti del Ssn sono in arrivo 900 borse di studio per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026 e corsi di formazione managerial­e e in tema di infezioni ospedalier­e.

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ANSA
Ministro della Salute. Roberto Speranza ANSA

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