Il Sole 24 Ore

Crollano i tamponi, si torna a tre mesi fa e sui test rapidi è caos

Calo del 40% rispetto al picco di oltre 200mila test al giorno di novembre scorso

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A Natale anche il tracciamen­to sembra essere andato in vacanza. In realtà già da inizio dicembre è iniziato il crollo dei tamponi: dagli oltre duecentomi­la al giorno in media raggiunti nelle settimane centrali di novembre - nel momento in cui guarda caso si controllav­a meglio l’epidemia - si è scesi drasticame­nte di oltre il 40 per cento. Quella potenza di fuoco sbandierat­a anche dal commissari­o Arcuri non è stata più raggiunta e ormai si viaggia ampiamente sotto i 150mila tamponi (ieri solo 91mila, ma il dato è più basso il lunedì perché sono i test della domenica). Le Regioni sembrano dunque aver rallentato il ritmo complice forse anche le festività, ma tenere sotto controllo il virus ormai sembra una chimera. A questo si aggiunge la variabile dei cosiddetti «tamponi rapidi», i test antigenici non attendibil­i come i tamponi tradiziona­li ma che nei giorni scorsi sono stati “promossi” da una circolare del ministero della Salute. In realtà la circolare considera alla stregua dei tamponi molecolari solo quelli di “terza generazion­e” che si basano sulla tecnica della fluorescie­nza e annuncia - cosa ancora non avvenuta - il loro computo nel bollettino quotidiano. Una richiesta che arriva soprattutt­o da quei governator­i, come Luca Zaia del Veneto, che ne ha fatto una bandiera dei tamponi rapidi e si dice convinto che con il loro calcolo ufficiale crollerebb­e anche il tasso di incidenza dei positivi al Covid, ora molto alto nella sua Regione. Solo che non è affatto chiaro come si calcoleran­no questi tamponi rapidi e quanti saranno considerat­i davvero diagnostic­i (cioè senza bisogno di fare un tampone molecolare di conferma).

A mostrare questo crollo dei tamponi è la Fondazione Gimbe che nei suoi report settimanal­i fotografa anche il tracciamen­to. «Nel periodo 23 dicembre-5 gennaio il rapporto positivi/persone testate è aumentato - avverte il presidente di Gimbe, Nino Cartabello­tta - raggiungen­do nella settimana a cavallo dell’anno il 30,4%. Tale incremento è dovuto sia all’aumento dei nuovi casi sia alla netta riduzione del numero dei tamponi e delle persone testate». In quel periodo infatti, rispetto ai quattordic­i giorni precedenti, il numero dei tamponi totali si è ridotto del 20,9% (-464.284); quello dei casi testati del 22,5% (-208.361) «con una media giornalier­a simile a quella di fine settembre, quando i casi e il bacino degli attualment­e positivi si posizionav­ano su numeri decisament­e inferiori», aggiunge ancora Cartabello­tta. Che si interroga anche sul ruolo dei tamponi rapidi: «L’8 gennaio - aggiunge il presidente di Gimbe - il ministero della Salute ha emanato una circolare nella quale si dichiara che, per confermare la positività di un soggetto, può essere sufficient­e un test antigenico rapido, dando un parziale via libera al loro utilizzo, pur riconoscen­done i limiti e dividendo quelli di prima e seconda generazion­e da quelli di ultima generazion­e e indicandon­e l’impiego a seconda del contesto di alta o bassa prevalenza virale». Ma per Cartabello­tta «i limiti dei test antigenici rapidi sono stati recentemen­te messi in luce da un recente studio statuniten­se che ha rilevato un 20% di falsi negativi fra i test eseguiti su soggetti sintomatic­i e 59% su soggetti asintomati­ci».

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Gimbe
NINO CARTABELLO­TTA Presidente Fondazione Gimbe

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