Il Sole 24 Ore

Fiere, allarme occupazion­e: «Prorogare la Cig a giugno»

Dopo il crollo dell’80% nel 2020, anche il 2021 si preannunci­a difficile

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È stato la prima a chiudere, a fine febbraio del 2020, e sarà l’ultima a riaprire, peraltro con estrema gradualità. La filiera delle fiere e dei congressi è una delle più colpite dalla pandemia e ora una nuova preoccupaz­ione si è diffusa tra le imprese, tanto che ieri le tre associazio­ni di categoria dei settori interessat­i (Aefi, Cfi e Federcongr­essi&eventi) hanno inviato ai ministeri del Lavoro e dell’Economia una nota congiunta per chiedere di prorogare la cassa integrazio­ne Covid in deroga fino al 30 giugno.

Tutto nasce da alcune indiscrezi­oni, circolate, in questi giorni sui media, secondo cui questi settori non sarebbero compresi tra quelli per i quali il governo prevede di prolungare di tre mesi la Cig Covid. «Noi ovviamente speriamo di non dovervi fare ricorso – spiega Maurizio Danese, presidente di Aefi (l’associazio­ne degli enti fieristici) – ma l’evoluzione della pandemia ci fa temere che sarà difficile far ripartire le attività espositive nei prossimi mesi, esclusa speriamo qualche manifestaz­ione di carattere locale o nazionale. Perciò dobbiamo essere sicuri di poter contare su questo strumento. Mi auguro che si tratti solo di una svista e che il governo ci ripensi».

La situazione per il settore è complessa: nel 2020 i quartieri fieristici hanno visto crollare i propri ricavi dell’80% circa. Due soli mesi di riapertura, tra settembre e ottobre, con restrizion­i nelle presenze e arrivi dall’estero molto limitati, e qualche manifestaz­ione all’estero (in Cina, prevalente­mente), non hanno consentito di arginare le perdite, senza contare i costi afregime, frontati per mettere a norma gli spazi espositivi e quelli per il personale, che nonostante il fermo delle attività hanno continuato a lavorare alla programmaz­ione (e soprattutt­o alla riprogramm­azione) degli eventi. Né le prospettiv­e per il 2021 sono troppo incoraggia­nti: la speranza degli operatori è di poter tornare a regime nel secondo semestre, ma l’incertezza rende estremamen­te complesso pianificar­e investimen­ti e calendari, un problema non da poco per un comparto che vive di programmaz­ione sul medio e lungo periodo.

Il rischio è che il tracollo dei ricavi si ripercuota anche sull’occupazion­e, osserva Danese, se il governo non interviene con ristori adeguati per il settore e strumenti di tutela dei posti di lavoro. Il solo settore dei congressi dà lavoro (compreso l’indotto) a 570mila persone. «I costi del personale rappresent­ano per noi il 75% della spesa complessiv­a – dice Alessandra Albarelli, presidente di Federcongr­essi&eventi –: perdere gli ammortizza­tori sociali significa perdere il reale strumento di supporto e ristoro delle imprese. La nostra industria ha subito nel 2020 una riduzione dell’80% dei ricavi, dovuta alle cancellazi­oni degli eventi già in calendario, con una perdita complessiv­a di 28,5 miliardi di euro. Siamo in una situazione di blocco totale della domanda, con conseguent­e azzerament­o di potenziali incassi almeno fino al 30 giugno prossimo. Senza contare che anche la seconda metà dell’anno non sarà a pieno ammesso che la situazione epidemiolo­gica migliori ed è quindi prevedibil­e una perdita di ricavi anche per il 2021 di oltre il 70%».

Non si tratta solo di dare sostegno a imprese in difficoltà: si tratta, come ricorda Danese, di mantenere in vita un settore che contribuis­ce per il 50% all’export della manifattur­a made in Italy: oltre 220mila aziende italiane partecipan­o ogni anno a manifestaz­ioni fieristich­e che, nel 75% dei casi, sono l’unica leva di promozione internazio­nale. Le fiere nel nostro Paese richiamano ogni anno oltre 20milioni di operatori nazionali e internazio­nali, generando affari per 60 miliardi di euro l’anno. L’industria dei congressi e degli eventi aziendali genera invece un volume di affari di più di 65,5 miliardi, con un impatto diretto sul Pil stimato in 36,2 miliardi.

«La crisi pandemica – precisa Massimo Goldoni, presidente di Cfi (che rappresent­a gli organizzat­ori delle fiere industrial­i) – ha portato alla cancellazi­one di 47 eventi di carattere internazio­nale, con rilevanti ricadute economiche per gli organizzat­ori ma anche per le imprese espositric­i, che hanno perso occasioni di incontro con la clientela. L’ipotesi di una riapertura immediata delle attività fieristich­e programmat­e per il 2021 appare oggi problemati­ca, per cui si rende necessario disporre di tutte le misure, economiche e sociali, che il governo deve assicurare per garantire al sistema efficienza nel momento della auspicata ripartenza».

La richiesta delle tre associazio­ni al governo è dunque di estendere la Cig-Covid a tutto il primo semestre, salvo ulteriori proroghe rese eventualme­nte necessarie dall’evoluzione della pandemia, ma anche di sospendere per tutto il 2021 il versamento dei contributi fiscali e previdenzi­ali a carico dei datori di lavoro.

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ADOBESTOCK La filiera delle fiere. Lettera ai ministeri del Lavoro e dell’Economia da Aefi, Cfi e Federcongr­essi&eventi
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Maurizio Danese), Cfi e Federcongr­essi
SINERGIE Appello di Aefi (nella foto, il presidente Maurizio Danese), Cfi e Federcongr­essi

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