Il Sole 24 Ore

Scalda i motori ItsArt, la Netflix della cultura Cdp-Chili

Decisi nome e componenti del Cda per la piattaform­a streaming voluta dal Mibact

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Un nome che, spiega il comunicato diffuso ieri, nasce «da un concetto semplice e immediato, al cuore del progetto: “Italy is art” (l’Italia è arte)».

Si chiamerà ItsArt la società incaricata di portare avanti il progetto di piattaform­a della cultura tanto voluto dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschi­ni. Una società che ha Cdp al 51% con il restante 49% in mano a Chili, piattaform­a di video on demand in streaming basata sul modello Tvod (in cui si paga solo per ciò che si vede) e che recentemen­te si è affacciata anche nel mondo Avod (contenuti on demand in streaming a fronte di spot pubblicita­ri).

La nota di ieri ha confermato le anticipazi­oni apparse sul sito Key4biz, per una ItsArt definita come «il nuovo palcosceni­co virtuale che consentirà di estendere le platee e promuovere nuovi format per il teatro, l’opera, la musica, il cinema, la danza e ogni forma d’arte, live e on-demand».

Progetto ambizioso da subito passato sotto il concetto di “Netflix della cultura” il quale, comunque, sin dall’annuncio dell’entrata nella fase operativa a inizio dicembre è stato accompagna­to dalle polemiche per la scelta del partner tecnologic­o, caduta su Chili e non sulla Rai. Il che in realtà desterebbe meno sorpresa consideran­do il business model di Chili già in possesso, per la sua attività, di un sistema di ticketing evoluto comprensiv­o anche di forme di merchandis­ing o vouchering.

Sui possibili storciment­i di naso per il nome non italiano la nota mette poi subito le mani avanti confermand­o che la scelta «esprime la proiezione internazio­nale dell’iniziativa» pensata per dar vita a «una piattaform­a con modalità di fruizione innovative per attrarre nuovi pubblici con contenuti disponibil­i in più lingue». L’obiettivo è quello di distribuir­e in streaming cultura e arte italiana nel mondo, facendo di necessità virtù in questo momento dominato dall’emergenza Covid che tiene lontani da siti archeologi­ci, musei, spettacoli teatrali, cinema, concerti. Un progetto, insomma, che nasce dalla necessità e dalle restrizion­i legate all’emergenza sanitaria, ma che sarà un’importante cartina di tornasole sulla nostra prossima normalità in cui, da misura per tamponare le falle, lo streaming potrebbe trasformar­si in importante alleato.

Per i “fornitori” di contenuti il vantaggio sarà legato a un meccanismo di revenue sharing. La piattaform­a dal canto suo dovrebbe arrivare all’operativit­à intorno a fine febbraio. È comunque già attivo il sito itsart.tv, con la possibilit­à di inviare proposte di contenuti, eventi e manifestaz­ioni.

Il Mibact per il progetto ha stanziato 10 milioni con il Dl Rilancio. Per la società, costituita con capitale sociale da 1 milione, Cdp ha messo sul piatto 9 milioni e Chili altri 9, fra piattaform­a (6) ed equity. A governare il tutto sarà un Cda di 5 membri, di cui 3, compreso il presidente, espression­e di Cdp e due di Chili. Presidente è Antonio Garelli con consiglier­i Sabrina Fiorino e Antonio Caccavale (espression­e di Cdp) e Ferruccio Ferrara e Giano Biagini, di nomina di una Chili che, nata nel 2012 da una costola di Fastweb, ha alla guida Giorgio Tacchia.

Chili è oggi attiva in 5 Paesi – Uk, Germania, Austria e Polonia, oltre all’Italia – per un valore della produzione di 42,7 milioni nel 2019 (in forte crescita rispetto ai 30,3 milioni del 2018) avviandosi per quest’anno a un Ebitda positivo dopo il rosso netto di 19,5 milioni del 2019, su cui continua a pesare lo sforzo per estendere e spingere l’attività. Di tutto rispetto il parterre di soci fra i quali il fondo lussemburg­hese Capsicum, la Torino 1895 della famiglia Lavazza, i fondi di investimen­to Negentropy e Antares Private Equity, l’ex Morgan Stanley Ferruccio Ferrara, e le major Warner Bros, 20th Century Fox, Sony, Paramount con la controllan­te Viacom.

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