Mps, aperta la data room per cercare nuovi interessati
Il cda annuncia l’incarico a Credit Suisse: affiancherà Mediobanca come advisor
Si vedrà a breve se il tentativo è destinato a cadere nel vuoto o se, come confida qualcuno, sbucherà a sorpresa qualche potenziale interessato. Di certo Montepaschi ora gioca la carta della ricerca di possibili acquirenti e si mette formalmente a esplorare il mercato. Un modo per spazzare via ogni dubbio e certificare ciò che è già evidente, e cioè che non ci sono alternative a quella che oggi appare l’unica strada percorribile, ovvero un’aggregazione con UniCredit, con cui da tempo l’azionista Mef (64%) ha intavolato una trattativa informale peraltro non priva di ostacoli.
Il Consiglio di Amministrazione della banca toscana, riunitosi ieri, ha infatti comunicato di avere conferito a Credit Suisse un incarico di advisory «nella valutazione delle alternative strategiche a disposizione della banca» e «operare una verifica degli interessi di mercato da parte di operatori di primario standing». La banca d’affari elvetica affiancherà così Mediobanca, che come noto da tempo è al lavoro nell’analisi delle alternative strategiche di Montepaschi. Una volta capiti gli umori del mercato – il “sounding”, come lo chiama la banca – lo schema di massima prevede l’apertura di una data room ad hoc con gli operatori idealmente interessati per arrivare, nel caso, a un’offerta non vincolante.
Non è chiaro quanto durerà questo processo. Mps ha comunicato ieri di aver posticipato al 28 gennaio il consiglio di amministrazione che era invece in programma il 19 gennaio, nell’ambito del quale è previsto un esame del piano sul capitale, piano che a sua volta dovrà poi essere presentato a Bce entro fine mese e successivamente discusso.
Resta ora da capire quali saranno i riscontri sul mercato. Non è escluso che qualche soggetto nel mondo delle banche estere o, magari, nell’universo dei fondi di private equity risponda alla chiamata e decida di analizzare il dossier per verificare i numeri di Siena. Qualcuno non esclude anche un potenziale interessamento di BancoBpm. Si vedrà. Di sicuro la mossa del Cda del Montepaschi è anzitutto un gesto che, oltre a guadagnare tempo, serve a dissipare ogni dubbio sul fatto che si stanno verificando tutte le strade possibili per mettere in sicurezza la banca, e nel quadro di un contesto di mercato.
D’altra parte è chiaro come ad oggi le opzioni sul tavolo non siano molte, vista la condizione di strutturale fragilità in cui si trova la realtà senese. UniCredit appare infatti l’unico soggetto che per stazza può ingoiare un boccone delle dimensioni di Mps. L’intreccio da sciogliere tuttavia non è semplice. E non solo perché le criticità di Siena – che presenta uno shortfall di capitale stimato tra i 2 e 2,5 miliardi – non rendono facilmente digeribile l’operazione agli occhi degli azionisti di Gae Aulenti, sia che esteri. C’è infatti un problema di timing. UniCredit, in teoria, se lo facesse oggi dovrebbe infatti approvare l’operazione con un board in scadenza, con l’attuale Ceo - Jean Pierre Mustier in uscita e la poltrona del futuro Ceo ancora vacante. Proprio domani UniCredit farà il punto sul processo di selezione del nuovo capo azienda ma per conoscere il nome servirà attendere il Cda del 10 febbraio, quando verranno approvati anche i conti 2020 e quando, realisticamente, verrà varata la nuova lista di candidati al prossimo board, che sarà ufficialmente rinnovato il 15 aprile. Realistico che, solo a valle della scelta del nuovo Ceo di UniCredit, e quindi a febbraio, si mettano in moto le procedure per realizzare la fusione con Montepaschi. Qualcuno guarda dunque a marzo come termine ultimo perchè Siena trovi ufficialmente il partner così che, una volta approvato il progetto di bilancio 2020, possa essere convocata per aprile l’assemblea degli azionisti. A sciogliere la matassa, comunque, sarà la Bce, dal cui responso finale dipenderà il futuro di Siena.