Per i Titoli di Stato è partita la corsa alle lunghe scadenze
Citi: il 25% dei titoli 202i oltre i 15 anni - La Francia studia un nuovo 50ennale
Sembra quasi che l’insegnamento del professor John Keating, il protagonista de «L’attimo fuggente», sia ormai diventato un mantra nei ministeri delle Finanze di mezza Europa. Perché, in un contesto di grande fame per i rendimenti e di grande voglia di investire, i Governi non possono che seguire il suo motto raccolto dalla saggezza latina: «carpe diem». Già settimana scorsa Italia, Irlanda e Slovenia hanno approfittato del momento di grazia sui mercati e hanno colto l’attimo: i tre Paesi hanno infatti emesso titoli di Stato attraverso un sindacato di banche (dunque non con il tradizionale meccanismo di asta) raccogliendo nel complesso circa 200 miliardi di euro di domanda. Cento dei quali li ha racimolati solo l’Italia con il suo bond a 15 anni. Ma questa settimana non sarà da meno: già in rampa di lancio, secondo le indiscrezioni di Bloomberg, ci sono Francia e Belgio pronte a scendere sul mercato con emissioni da 30 miliardi di euro. E chissà, forse anche altri Governi cercheranno di «cogliere l’attimo».
In realtà questo «attimo» non è così «fuggente». È da tempo che gli investitori, pieni di liquidità in un mondo dove 18mila miliardi di obbligazioni hanno tassi negativi, si accalcano a comprare titoli che appena appena abbiano un rendimento con il segno più. È il caso del BTp italiano emesso settimana scorsa. Il Tesoro ha collocato un titolo a 15 anni per 10 miliardi di euro con un rendimento dello 0,99%: tasso che ha ingolosito non pochi investitori (in buona parte esteri da Francia e Germania), che hanno fatto arrivare a Via XX Settembre ordini d’acquisto quasi da record. La domanda a dire il vero resta fortissima anche per i titoli che non hanno tassi positivi, come quello emesso dall’Irlanda il 5 gennaio: un bond decennale da 5,5 miliardi di euro con un rendimento di -0,257% ha raccolto ordini d’acquisto per 40 miliardi. Ma di certo quando “spunta” sul mercato un titolo di Stato in grado di offrire rendimenti positivi la ressa è molto maggiore.
Per questo gli Stati con rating più elevati, per attirare gli investitori, si stanno spingendo sempre più ad emettere titoli di Stato a lunga o lunghissima scadenza: perché con la cosiddetta curva dei rendimenti orientata in positivo, solo le lunghe o lunghissime scadenze offrono qualche spicciolo di tasso d’interesse in più di zero. Non a caso la Francia questa settimana dovrebbe emettere un titolo di durata cinquantennale. E non è un caso che gli strategist di Citigroup prevedano che quest’anno, come nel 2020, le emissioni di titoli di durata superiore ai 15 anni possano essere un quarto del totale. Vedremo a fine anno. Certo è che lo schiacciamento dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali sta aiutando gli Stati ma sta mettendo molta pressione sugli investitori, costretti - per realizzare performance accettabili - ad andare sempre più in alto sulla scala dei rischi. La speranza è che a furia di «cogliere l’attimo», non ci si renda conto un giorno che il mercato obbligazionario è diventato un’immensa e ingestibile bolla.