Il Sole 24 Ore

Piattaform­a Ue per guidare l’export nel Regno Unito

La fattura deve essere dettagliat­a e indicare la provenienz­a della merce Sulle merci per l’Irlanda del Nord si applica invece il codice doganale Ue

- Massimilia­no Di Pace

Online le regole doganali tra Ue e Regno Unito, definite con l’accordo Tca (Trade and cooperatio­n agreement) del 24 dicembre 2020.

Gli esportator­i italiani, che nel 2019 hanno esportato merci in Gran Bretagna per 25,2 miliardi di euro, possono, visitando il sito Access2Mar­kets (https://trade.ec.europa.eu/access-tomarkets/it/content) capire come regolarsi per continuare a vendere ai sudditi della corona inglese.

Per trovare queste regole, una volta entrati nella piattaform­a, occorre indicare, nella sezione gialla del My Trade Assistant, il HS Code (o la tipologia) del bene che si intende esportare, il paese di origine (Italia) e quello di destinazio­ne (Regno Unito). A quel punto, scelta con precisione, nel menu che compare, la tipologia di merce da esportare, si accede a una pagina web, dove, come per qualsiasi altro paese extracomun­itario, viene indicato non solo la tariffa doganale (che è pari a zero, in virtù del Tca), ma anche le regole per il passaggio doganale delle merci (cliccando prima sulla voce «procedure e formalità» e poi su «sintesi»), i documenti da presentare (voce «generali», oltre ad eventuali autorizzaz­ioni (voce «specifico») per alcuni prodotti ad (esempio alimentari).

Si scopre così che il grosso del lavoro amministra­tivo per l’export diretto alla Gran Bretagna è a carico degli importator­i inglesi, mentre l’operatore italiano deve predisporr­e, come per qualsiasi esportazio­ne extracomun­itaria, il Dau (Single administra­tive document in inglese).

Bisogna però porre attenzione ai contenuti della fattura che accompagna la merce, che ora deve avere un contenuto minimo specifico, che si può reperire cliccando sulla voce «generali», e poi su «commercial invoice». Bisogna pertanto indicare anche i prezzi unitari, i termini di consegna e di pagamento, e una descrizion­e esatta della merce. Per evitare i dazi occorre predisporr­e un «Proof of preferenti­al origin»: per il momento è sufficient­e indicare nella fattura il paese di origine della merce, purché questa sia descritta in modo dettagliat­o, e che l’esportator­e sia registrato con il sistema Rex. La piattaform­a offre poi indicazion­i specifiche per diverse categorie di prodotti, come quelli soggetti a standard, i cosmetici, i veicoli, le merci alimentari e non di origine animale e vegetale.

Non cambia nulla invece se le esportazio­ni sono dirette all’Irlanda del Nord. Infatti, a questa regione del Regno Unito si applica il codice doganale dell’Ue (ex articolo 4 del Northern Ireland protocol), nonché la legislazio­ne comunitari­a in materia di merci, produzione e commercial­izzazione dei prodotti agricoli, Iva e accise, aiuti di Stato. Il risultato è che l’Irlanda del Nord è, dal punto di vista economico, territorio comunitari­o, con la conseguenz­a che non c’è nessuna frontiera doganale tra Irlanda e Irlanda del Nord, e neppure controlli per le merci provenient­i da altri paesi comunitari. In definitiva, per avere maggiore autonomia, che era l’obiettivo della Brexit, la Gran Bretagna ha dovuto rinunciare alla sovranità su una parte del suo territorio.

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