Aerospazio, al Cira di Capua ricerche al via per 113 milioni
Il centro campano è attuatore del piano governativo Prora
Il Cira, centro italiano di ricerche aerospaziali che ha sede a Capua, punta al rilancio con l’avvio del Prora da 113 milioni.
Il Cira, centro italiano ricerche aerospaziali, è l’attuatore del Prora ( Programma di ricerca aerospaziale) varato e finanziato dal Ministero della Ricerca, Piano che punta a svolgere attività di ricerca, sperimentazione, produzione e scambio di informazioni, formazione del personale nei settori aeronautico e spaziale e realizzazione, gestione di impianti e infrastrutture. Il nuovo Prora per il periodo 2020- 2030, è stato sbloccato a dicembre 2020, consentendo al Cira di dare ufficialmente il via alle attività scientifiche e tecnologiche in esso previste. A questa dote il centro ha aggiunto 80 milioni di utili accantonati negli anni passati e da investire entro il 2026. In totale per i prossimi sei anni sono previsti investimenti per 150 milioni. « Si tratta di una cifra cospicua – precisa il presidente Giuseppe Morsillo – con cui intendiamo incrementare gli investimenti sugli impianti e su nuovi e prioritari filoni di ricerca » .
Si parte dagli impianti con circa il 50% delle risorse: fiore all’occhiello del Centro di Capua. La galleria del vento, il plasma wind tunnel, sono da anni a disposizione delle imprese per prove su materiali e strutture. Ma è lecito domandare: sono ancora validi dopo un trentennio di attività? « Senza dubbio – per Morsillo – grazie a continui investimenti e aggiornamenti. Si pensi che la galleria del vento, che permette di verificare l’impatto del ghiaccio sulle ali degli aerei, ha prenotazioni fino al 2023. Quanto al Plasma wind tunnel, l’azienda Sierra Neveda che sta costruendo il nuovo Shuttle, ha dovuto preferire, per le prove necessarie, l’impianto del Cira a quello della Nasa » .
L’altra parte del budget è poi destinata alla ricerca. Sono considerate linee strategiche: il trasporto aereo sostenibile ( più green e sicuro); velivoli a guida autonoma con l’ausilio della navigazione satellitare. « Abbiamo una miriade di laboratori specializzati in numerosi settori – chiarisce Morsillo – questa caratteristica, che negli anni passati era stata considerata un limite del centro, oggi è apprezzata come punto di forza poiché garantisce un approccio trasversale e integrazione di saperi » . Con 200 ricercatori e una forza lavoro di 340 persone, il Cira per il 2021 punta anche ad abbassare progressivamente l’età media, oggi di circa 50 anni, assumendo una quota non ancora definita di giovani. Intanto il Cira – che ha chiuso il bilancio 2019 con utili per 5,2 milioni rispetto al 2018 – vira sulle applicazioni dell’aerospazio per la difesa, il programma che punta alla creazione di uno sciame di droni per contrastare droni nemici e soprattutto il progetto sulle piattaforme stratosferiche, una sorta di nuova generazione dei dirigibili di un tempo, che si prestano a numerose missioni in competizione e in cooperazione con i più utilizzati satelliti. Anche in campo civile sono centrali il programma “Urban Air Mobility” che ha ricevuto il finanziamento europeo per la prima fase; e il piano Space Rider che coinvolge l’industria italiana Brembo.