Usa, la Camera approva l’impeachment per Trump
Dal presidente appello tardivo agli americani: «No alla violenza» Dibattito avvelenato e alta tensione tra dem e repubblicani
Con una procedura lampo la Camera Usa ha approvato la mozione di impeachment contro Trump per incitamento all’insurrezione: è accusato di aver incoraggiato l’assalto al Congresso per impedire la certificazione della vittoria di Biden.
Sono arrivati dalle 9 del mattino. Sono passati attraverso soldati accampati e nuovi metal detector per entrare in aula, le misure di sicurezza più evidenti dopo l’assalto armato al Congresso adesso trasformato in fortezza. Un unico punto all’ordine del giorno dei deputati: l’impeachment di Donald Trump, la storica incriminazione del presidente uscente per aver orchestrato e incitato una folla inferocita e armata a marciare su Capitol Hill, inneggiando alla guerra civile, al suprematismo bianco, all’antisemitismo, al linciaggio dei parlamentari. L’approvazione dell’atto di accusa è arrivata intorno alle 16:30 ora americana, con l’abbondante superamento del quorum necessario di 217 voti e tra questi almeno una decina di repubblicani, impegnati in un rarissimo gesto bipartisan per ripudiare Trump.
Gli stessi deputati conservatori che avevano preso aperta posizione per l’impeachment prima dei lavori. Tra loro Liz Cheney, figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney e numero tre dei repubblicani alla Camera. È stata lei a usare le parole più terse: ha denunciato «il più grave tradimento mai commesso da un presidente degli Stati Uniti». I notabili repubblicani, in un segno di sfaldamento, hanno evitato pressioni sul partito per respingere l’impeachment. Nonostante i difensori di Trump non si siano arresi: numerosi esponenti hanno invocato la necessità di evitare la procedura per non aggravare le divisioni nel Paese. Ma i più radicali, guidati dal deputato dell’Ohio Jim Jordan, hanno accusato i democratici di voler perseguitare e «cancellare» la presidenza Trump. Jordan ha chiesto non una rimozione di Trump, bensì di Liz Cheney dai vertici repubblicani.
Trump ha da parte sua emesso un nuovo comunicato sulla carta conciliante, spedito via text ai suoi sostenitori: alla luce del rischio di nuovi disordini invita alla «calma», a dire «no a violenza, vandalismo e illegalità». La fronda anti-Trump è però ugualmente cresciuta anche al Senato, che dovrà condurre il processo: in gioco una condanna e messa al bando permanente da cariche pubbliche. Il leader repubblicano del Senato, Mitch McConnell, ha fatto sapere d’essere convinto che il presidente uscente sia colpevole. E di vedere con favore un verdetto che aiuti a sottrarre il partito dalla sua morsa.
McConnell, nel segno delle continue incognite, ha tuttavia indicato di non aver ancora deciso riguardo al proprio voto, e ha dichiarato che il Senato non si riunirà d’urgenza. La prima sessione è prevista il 19 gennaio, con un processo che avverrà dopo l’inaugurazione di Joe Biden alla Casa Bianca il 20 gennaio. Non basta: una condanna richiede due terzi dei senatori. L’ostacolo sarà inferiore dopo il 20, quando si insedieranno i due democratici neoeletti in Georgia, ma occorrerà ugualmente la defezione di almeno 17 conservatori. La condanna per insurrezione porterà a un secondo voto, a maggioranza semplice, sulla “pena”, cioè il divieto a Trump di ricoprire future cariche pubbliche. Il Congresso potrebbe in alternativa provare a passare un’apposita legge per squalificare in permanenza chi abbia avuto ruoli nell’assalto al Congresso.
L’impeachment è diventato di per sé un momento storico. È la prima volta che contro un presidente americano scatta un secondo atto formale d’accusa. Trump era stato assolto nel 2019 dallo scandalo sull’Ucraina, quando aveva chiesto a Kiev di indagare sul rivale Biden in cambio di aiuti militari.
La nuova procedura di incriminazione in Parlamento è scattata dopo che il vicepresidente Mike Pence aveva rifiutato di invocare il 25° Emendamento della Costituzione e rimuovere subito Trump per incapacità.
La richiesta a Pence era stata avanzata da una mozione approvata mercoledì notte a maggioranza dalla stessa Camera, 223 contro 205 voti. La Speaker Nancy Pelosi, che aveva ideato la mozione, nel muovere ieri le accuse per l’impeachment ha definito Trump una chiara minaccia per gli Stati Uniti.
Le azioni politiche si sono sommate a continui giri di vite nella sicurezza nazionale. La mobilitazione militare a Washington è salita a ventimila soldati della Guardia nazionale. E gli stati maggiori riuniti delle forze armate hanno ricordato a tutte le truppe il dovere di difendere la Costituzione da «nemici esterni e interni».
Non è la sola emergenza per il Paese. Il neopresidente Biden svelerà oggi un mega-pacchetto economico, promesso da migliaia di miliardi. Potrebbe contenere un raddoppio del salario minimo federale, a 15 dollari l’ora, assegni alle famiglie per ulteriori 1.400 dollari, fondi per stati, disoccupati e piccole aziende, ospedali e vaccinazioni, con il coronavirus che ha mietuto un record di 4.400 vittime in 24 ore.
Vuole un appoggio bipartisan anche su queste misure, quale strada per sanare le ferite del Paese.