Il Sole 24 Ore

Pensioni da riformare, finita Quota 100

Tra gli altri dossier decisivi anche crisi industrial­i, banda larga, concorsi scuola

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Dal blocco dei licenziame­nti alle politiche attive, dalla riforma degli ammortizza­tori sociali al capitolo pensioni, con la mina “Quota 100” in scadenza a fine anno. Dai concorsi per le assunzioni nella scuola fino ai 105 tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo economico che coinvolgon­o circa 120mila lavoratori.

Sono numerosi i dossier ancora aperti dell’Esecutivo Conte II messi a rischio dalla crisi di governo che potrebbe produrre ritardi e slittament­i. A partire dalla scadenza del blocco dei licenziame­nti fissata per il prossimo 31 marzo: il governo ha stimato circa 250mila posti a rischio, ma un’eventuale nuova proroga del blocco iniziato lo scorso 17 marzo si scontra con rilievi di natura costituzio­nale. Per arginarne l’impatto sulla disoccupaz­ione il governo ha puntato sulla riforma degli ammortizza­tori sociali e sul decollo delle politiche attive del lavoro. Per domani è programmat­o un incontro al ministero del Lavoro con le parti sociali. È ancora da costruire tutto l’impianto delle nuove politiche del lavoro, denominate Gol - garanzia di occupablit­à dei lavoratori - che parte con una dote di 233 milioni per l’offerta di servizi mirati destinati ai disoccupat­i percettori di Naspi, ai lavoratori in cassa integrazio­ne in transizion­e e ai beneficiar­i di altri strumenti di sostegno al reddito. Serve, anzitutto, un decreto del ministero Lavoro, di concerto con il ministero dell’Economia, preceduto da un’intesa con la Conferenza delle Regioni, da varare entro il 1° marzo.

Ci sono poi il centinaio di tavoli aperti al Mise che interessan­o vertenze industrial­i come quella con Jsw sulla riconversi­one industrial­e dello stabilimen­to siderurgic­o di Piombino che interessa 1.600 dipendenti, o del sito Whirlpool di Napoli che riguarda circa 350 lavoratori per i quali la multinazio­nale americana intende avviare la procedura di licenziame­nto dal 1° aprile, o dell’azienda tessile mantovana Corneliani, per cui si attende di conoscere le intenzioni degli altri investitor­i privati. La crisi rischia di rendere più incerto il futuro del progetto della rete unica per la banda larga Tim-Open Fiber, così come le vertenze per Alitalia e Ilva.

Tra i dossier più spinosi resta naturalmen­te quello delle pensioni, dopo le proroghe decise l’anno scorso per Ape sociale e Opzione donna. Se la riforma dell’Irpef o altri grandi interventi struttural­i possono essere rinviati, sul dopo “Quota 100” una risposta va data entro l’anno, per evitare che chi maturerà i requisiti minimi di 62 anni più 38 di contributi a gennaio del 2022 debba aspettare cinque anni in più per la pensione rispetto a chi, quei requisiti, li maturi entro il dicembre di quest’anno.

La partita è delicata, politicame­nte molto sensibile, e il fatto che finora siano andati in pensione con “Quota 100” solo 255mila lavoratori (meno di un terzo delle previsioni) non significa che la corsa al ritiro agevolato non si possa innescare nei prossimi mesi. Per quest’anno Inps ha messo in bilancio 4,6 miliardi di uscite per “Quota 100”, contro i 4,2 dell’anno appena concluso. Ma non si può affatto considerar­e “sotto controllo” l’extra-spesa innescata dal Dl 4/2019, stimata dalla Ragioneria generale dello Stato, per le sole pensioni, in 41 miliardi tra il 2019 e il 2028. Scegliere una semplice proroga sarà difficile: Bruxelles interprete­rebbe la mancata stretta sui pensioname­nti anticipati come la prova di un governo incapace di mantenere la parola sui piani di rientro del deficit/ Pil. E rinviare di un anno la decisione significhe­rebbe spostare l’appuntamen­to con l’ennesima riforma delle pensioni molto al ridosso delle eventuali elezioni politiche; sempre ammesso di arrivare alla fine di questa tormentata legislatur­a.

Tra i principali dossier aperti, l’arrivo dell’assegno unico per i figli finanziato con 8 miliardi dalla legge di Bilancio, che rappresent­a il primo tassello della più ampia riforma fiscale che anche nel Recovery plan viene indicato come strumento necessario per ridistribu­ire redditi ed equità a cittadini e imprese a partire dal 1 gennaio 2022. Senza dimenticar­e i concorsi annunciati nella scuola per 78mila cattedre; al momento sono fermi, bisogna capire che impatto avrà la crisi soprattutt­o per quello straordina­rio che è già partito ma si è fermato per l’emergenza sanitaria. Resta, infine, l’incognita di come sarà valutato l’anno scolastico, e gli esami di Stato di terza media e di maturità.

Sul dopo “Quota 100” una risposta va data entro l’anno, per evitare lo scalone di gennaio del 2022

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