Caccia di voti al Senato in salita, strada difficile senza pezzi di Fi
Nel Misto già molti senatori votano con la maggioranza, complicato sostituire i 18 Iv
«Io ho sempre detto che ci vuole una maggioranza solida per portare avanti l’azione del governo». Così risponde Giuseppe Conte a chi, dopo l’incontro al Colle, gli chiede dell’operazione governo con i Responsabili. È insomma lo stesso premier a lasciare intendere che quel progetto non è andato in porto.
Le trattative ci sono state ma i numeri dell’emiciclo di Palazzo Madama parlano da soli. I margini per la creazione di un nuovo gruppo centrista che sostenesse Conte al posto degli uomini di Italia Viva (che al Senato sono 18) erano davvero esigui.
I bacini “centristi” da cui attingere erano il gruppo Misto e Forza Italia. Ma il gruppo Misto che conta in tutto 27 senatori (in realtà 29 ma due sono i senatori a vita Monti e Segre). Di questi 27, 14 votano già con la maggioranza e appartengono alla componente del Maie (eletti all’estero), a Leu e a Più Europa. Il bacino si restringeva dunque a 13 senatori, molti dei quali ex M5S passati al Misto per dissapori non solo con il Movimento ma con lo stesso Conte. Un solo esempio: Gianluigi Paragone.
Una trattativa prolungata forse ne avrebbe portato a casa qualcuno ma non un numero sufficiente a costituire una «maggioranza solida», come ha detto lo stesso Conte.
Il bacino centrista per eccellenza al quale attingere senatori sarebbe stato di sicuro Forza Italia, un gruppo corposo, composto da ben 54 senatori. Nel mirino sono finiti innanzitutto i tre senatori Udc (ospitati dal gruppo azzurro) Paola Binetti, Antonio Saccone e Antonio De Poli. Tutti hanno smentito di esser pronti al trasloco.
L’operazione insomma non avrebbe potuto prescindere dal sostegno di un buon numero di parlamentari di Forza Italia. E proprio ieri, in una riunione molto partecipata, il gruppo azzurro ha voluto sottolineare la propria indignazione sulle indiscrezioni che davano la presenza tra loro di cosiddetti responsabili pronti a passare con Conte.
Poi una riunione dell’intero centrodestra ha dato la linea unitaria: dimissioni “immediate” di Conte e successivo ricorso alle urne. Il leader della Lega Matteo Salvini, la presidente di Fdi Giorgia Meloni, il vicepresidente di Fi Antonio Tajani ed i rappresentanti di Udc, Noi con l’Italia e Cambiamo, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Giovanni Toti, in un vertice convocato negli stessi minuti in cui Renzi strappava con Conte, hanno sfornato un comunicato dai toni perentori: «Il centrodestra, prima forza politica del Paese, chiede che il Presidente del Consiglio prenda atto della crisi e si dimetta immediatamente o, diversamente, si presenti domani in Parlamento per chiedere un voto di fiducia. Se non ci sarà la fiducia, la via maestra per riportare al governo del Paese una maggioranza coesa ed omogenea, con un programma condiviso e all’altezza dei problemi drammatici che stiamo affrontando, resta quella delle elezioni».