A Cig, sanità e proroghe fiscali il 65% dell’extra deficit 2020
I decreti varati lo scorso anno hanno assorbito 108,2 miliardi di disavanzo
Il cantiere del nuovo decreto Ristori è ufficialmente aperto, anche se deve fare i conti con l’evoluzione del quadro politico. Su quello che è destinato a diventare il quinto, ma non l’ultimo, decreto del filone “indennizzi” (e il nono della serie “anticrisi” cominciata con il decreto Marzo, cosiddetto “Cura Italia”) già nei giorni scorsi, alimentate anche dal clima di tensione per le sorti del governo, erano cominciate le schermaglie sulla destinazione dei 24-25 miliardi di nuovo deficit che il Parlamento dovrebbe essere chiamato ad autorizzare. E, come negli “episodi” precedenti, non si escludeva di arrivare a quota 30 miliardi. Che andrebbero ad aggiungersi ai 108,2 miliardi di disavanzo utilizzati nel 2020 per fronteggiare la crisi innescata dalla pandemia. Per la verità l’impatto sui conti degli 8 provvedimenti urgenti fin qui varati è di 113,6 miliardi, ma in corsa sono stati recuperati 5,4 miliardi di minori spese sugli scostamenti fin qui autorizzati dalle Camere. Il 65% di queste risorse è stato assorbito dagli interventi per il lavoro, a partire dai ripetuti rifinanziamenti della Cig, la sanità, la famiglia, gli enti territoriali e la rimodulazione delle scadenze fiscali e contributive. La fetta rimanente, pari al 35% della dote complessiva, sarebbe riconducibile, secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, direttamente o indirettamente alle imprese e al sostegno dell’economia.
Come è noto, fin dal primo momento una delle priorità del “Conte 2” è stata quella di garantire ai lavoratori una adeguata copertura con gli ammortizzatori sociali. Non a caso 33,3 miliardi (quasi il 30% del totale) sono stati destinati al rifinanziamento e all’estensione degli strumenti di integrazione al reddito. Prima fra tutti la Cig, seguita dai fondi di solidarietà e dalla nascita di varie indennità una tantum specifiche per alcune categorie, che si sono andate ad affiancare all’indennità di disoccupazione. Tra gli interventi adottati nell’area “lavoro” anche le indennità per i lavoratori domestici e l’istituzione del reddito d’emergenza, il cui appeal, però, si è rivelato tutt’altro che elevato.
I quasi 9 miliardi per la sanità e la sicurezza sono stati invece impiegati prevalentemente per potenziare le strutture e le prestazioni del Servizio sanitario nazionale, per rifinanziare il Fondo per emergenze nazionali e per garantire le risorse necessarie all’attività del Commissario straordinario Domenico Arcuri. E, in continuità con i precedenti decreti anticrisi, proprio il rifinanziamento della Cig per i settori non coperti dagli ammortizzatori ordinari e un pacchetto-sanità (con ulteriori risorse per i vaccini) saranno tra i protagonisti del Dl Ristori quinquies in arrivo. Così come il fisco con il capitolo cartelle (si veda altro articolo in questa pagina).
Nei provvedimenti urgenti messi a punto lo scorso anno le misure fiscali hanno già assorbito 17,1 miliardi, quasi interamente utilizzati per la sospensione o le proroghe di adempimenti fiscali e contributivi. E di un cero peso si è rivelata la dote assegnata agli enti territoriali: 12,6 miliardi serviti anche per supportare i comuni nelle iniziative adottate per far fronte all'emergenza alimentare e per sostenere le aziende del trasporto pubblico locale.
Al sostegno di tutta l’economia e delle imprese sono stati destinati, secondo la fotografia scattata dall’Upb, 39,8 miliardi comprendendo tra le varie voci il rafforzamento del del Fondo di garanzia delle Pmi, la moratoria sulle passività delle aziende di piccole dimensioni e lo stop al versamento del saldo 2019 e della prima rata di acconto 2020 dell'Irap. Un capitolo che tiene però conto anche di una fetta importante di ristori come i contributi a fondo perduto per alcuni dei settori più colpiti dall’emergenza. Aiuti, dunque. E nel blocco dei decreti 2020 compaiono anche gli 1,3 miliardi indirizzati su famiglia e disabilità, con l’obiettivo di assicurare fondi per le locazioni e l'acquisto della prima casa, per la non autosufficienza e per i centri estivi. Una quota solo di poco superiore (1,9 miliardi), stando all’analisi dell’Upb, è stata destinata alle scuole, paritarie comprese, alla ricerca e all’università.