Il Sole 24 Ore

Invalsi in campo per decidere i ristori

Per l’anno in corso online i test di autovaluta­zione già usati da 200mila studenti

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In alcune regioni come la Campania, dove l’attività didattica è stata sospesa il 16 ottobre e il rientro al 50% in classe comincerà solo il 1° febbraio, gli alunni delle superiori avranno - a quel punto - passato in Dad più giorni (108, vacanze di Natale incluse) dei 94 trascorsi a casa durante il lockdown di primavera. Basta questo dato a spiegare il forcing della ministra Lucia Azzolina per inserire nel decreto Ristori-5 le risorse con cui finanziare i corsi di recupero, pomeridian­i e in corso d’anno, per gli studenti di ogni ordine e grado. Del resto, l’esigenza di contenere i danni collegati all’eccesso di didattica a distanza vale sia per i più grandi, che rischiano di accrescere il gap di apprendime­nti già subito nei mesi scorsi, sia per i più piccoli, che stanno faticando a immagazzin­are perfino le competenze di base in lettura e scrittura. In quest’ottica, entrambe le categorie possono beneficiar­e del lavoro dell’Invalsi. Sulla base di una doppia tempistica: nell’immediato, sfruttando i test (volontari) di autovaluta­zione che l’Ististuto ha messo sul sito a metà novembre e che sono stati già compilati da circa 200mila studenti; a settembre, attingendo ai risultati delle prove (obbligator­ie) in calendario dal 1° marzo in avanti. Pandemia permettend­o.

Quella dell’Istituto di valutazion­e presieduto da Anna Maria Ajello non è autocandid­atura. Il suo coinvolgim­ento è stato evocato martedì 12 dal presidente dell’Associazio­ne nazionale presidi. E la stessa titolare dell’Istruzione sembra aver aperto in questa direzione. A spiegare al Sole 24 Ore qual è il contributo che potrebbe arrivare dall’Invalsi nel recupero degli apprendime­nti è Roberto Ricci, dirigente di ricerca e responsabi­le Area prove nazionali: «Attraverso le prove che inizierebb­ero a marzo potremmo dire per ciascuna scuola e ciascuno studente che studente è stato accumulato. Come ha fatto ad esempio l’Olanda». Il suo riferiment­o va ai test per II e V primaria, III media, II e V superiore in programma secondo la tempistica riassunta qui accanto. Se si riuscisse a rispettare la tabella di marcia prevista ogni istituto potrebbe sapere, entro fine giugno, quanti e quali ritardi ha accumulato nel frattempo ciascun alunno. E, magari, riprogramm­are le attività di recupero da mettere in campo a partire dal 1° settembre.

Nel frattempo, sottolinea ancora Ricci, per l’anno in corso si potrebbero utilizzare i test “autodiagno­stici” che l’Istituto ha messo in rete di recente (su cui si veda Il Sole 24 Ore di lunedì 24 novembre) insieme a 30 ore di materiale video per docenti e dirigenti proprio «per fare azioni di ristoro sugli studenti». Una prima risposta c’è già stata. Sono circa 200mila, come conferma lui stesso, gli alunni che ne hanno beneficiat­o: 100mila delle superiori, 60mila delle medie e i restanti della primaria. Mentre sono 110mila i prof che hanno utilizzato i tutorial formativi.

Nella speranza che la recrudesce­nza del coronaviru­s e delle sue varianti non impedisca lo svolgiment­o delle prove classiche come già avvenuto l’anno scorso, quando solo 50mila studenti di quinta superiore hanno potuto svolgerli regolarmen­te. Per tutti gli altri i test sono stati sospesi. Con una perdita informativ­a di cui stiamo pagando il prezzo ancora oggi. «Nel momento in cui non puoi tenere tutti a bordo e devi dunque decidere chi può frequentar­e in presenza e chi a distanza - commenta Ricci - quei numeri ci avrebbero aiutato a capire chi potevamo lasciare terra».

Dalle prove in calendario dal 1° marzo la base dati per orientare altri recuperi da programmar­e a settembre

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