Il primo Eltif targato Amundi si focalizza sull’agroalimentare
Per i soggetti privati l’investimento minimo è pari a 10mila euro
Il mondo dei Pir Alternativi inizia ad ingrossare le fila. In un mercato in forte crescita a livello globale, quale quello degli investimenti alternativi, a scendere in campo è Amundi Sgr, terzo operatore in Italia nel risparmio gestito con circa 200 miliardi di euro di patrimonio gestito, che ha avviato sugli sportelli di UniCredit e di Credit Agricole, oltre che presso le altre reti partner, il collocamento del suo primo fondo chiuso di diritto italiano Pir Alternativo Eltif Compliant. L’obiettivo è duplice: portare ossigeno ad un settore tipico dell’economia italiana come è quello agroalimentare, che oggi macina circa 4,9 miliardi, oltre ai quasi 8 miliardi legati alla produzione vinicola, certamente penalizzato dalla chiusura di ristoranti ed esercizi pubblici a causa del Covid; dall’altro aiutare anche i piccoli investitori a diversificare con consapevolezza i propri portafogli, grazie ad un circolo virtuoso che sposta flussi di risparmio dal mondo dei privati verso le eccellenze agroalimentari italiane. «Da tempo stavamo lavorando ad un prodotto Eltif per consentire anche alla clientela retail una diversificazione opportuna sui real asset e nello stesso tempo per dare un sostegno all’economia reale sottolinena Cinzia Tagliabue, Ceo di Amundi Sgr -. Poi, la recente disciplina italiana sui Pir alternativi ci ha consentito di farlo investendo principalmente in strumenti di debito non quotati e in minor misura in obbligazioni junior e azioni emesse principalmente da imprese operanti nei principali distretti agroalimentari italiani, in particolare quelli del vino, dei salumi e dei formaggi, che richiedono un ciclo di produzione pluriennale per le fasi di invecchiamento o stagionatura». Dopo l’agroalimentare, Amundi potrebbe, con la stessa logica, andare su altri settori che oggi sono allo studio. Il fondo può distribuire proventi nei mesi di gennaio e luglio. Il settore dell’AgrItaly non è nuovo ad Amundi dove ha un certo track record per aver strutturato un fondo di private debt riservato agli istituzionali.
«Ora lo sforzo maggiore spetta ai collocatori perché se da un lato la diversificazione in real asset può apportare valore ad un portafoglio - aggiunge Tagliabue - dall’altro per un cliente retail deve essere chiaro sia il profilo di rischio sia l’orizzonte d’investimento (ndr Amundi Eltif AgrItaly Pir è un fondo a scadenza con durata 7 anni, più un ulteriore anno cd. di grazia per l'eventuale smobilizzo degli attivi con una valorizzazione del Nav ogni sei mesi); senza trascurare che in strumenti illiquidi sarebbe opportuno investire somme non superiore al 10% dell’intero portafoglio». Come spiega Tagliabue, considerando che per i soggetti privati l’investimento minimo è di 10mila euro, si sta ragionando su persone che hanno comunque una certa disponibilità patrimoniale. Insomma, i Pir Eltif hanno un certo potenziale ma non sono per tutti. All’appeal di questo come di altri Eltif contribuiscono l'esenzione totale della tassazione sulle rendite finanziarie e sull'imposta di successione, oltre che per chi lo tiene per almeno 5 anni la compensazione delle perdite mediante un credito d’imposta fino al 20% del valore investito nel 2021. Le soglie minime di investimento per i clienti professionali e istituzionali salgono rispettivamente al milione e ai 5 milioni da predisporre entro il 17 giugno 2021 ma si potrebbe chiudere al raggiungimento di 60 milioni di euro.