Le imprese ci credono: «Il Paese tornerà presto a crescere»
I gruppi italiani puntano a rafforzare la presenza su un mercato strategico
L’anno più difficile per l’economia indiana non scoraggia le imprese, che puntano su questo mercato e contano di raccogliere i frutti della scommessa già nel 2021.
«Nonostante la crisi, non abbiamo cancellato gli investimenti programmati, anche se siamo stati costretti a rallentarli. E nel 2021 prevediamo di crescere in capacità produttiva», spiega Sebastiano Rio, motorcycle chief operating officer di Brembo, che in India ha due stabilimenti, a Pune e a Chennai. «Dopo il brutto 2019, sul quale hanno pesato alcune riforme che hanno penalizzato il comparto, c’erano tutti i presupposti per una ripresa nel 2020, ma poi - spiega Rio - è arrivata la pandemia: il primo semestre è stato molto negativo, con un crollo del settore del 40%». La seconda metà dell’anno ha visto però «una forte ripresa del mercato», che consentirà di ridurre la flessione del 2020 attorno al 20% «e che alimenta un forte ottimismo per la prima metà del 2021». L’anno della pandemia non cambia la valutazione di medio periodo sull’India: «Sono convinto che nei prossimi 5 anni il mercato crescerà, anche grazie all’affermarsi di nuovi segmenti, come quello degli scooter elettrici di alta gamma e delle motociclette di cilindarata medioalta», afferma Rio.
Sull’India scommette Maire Tecnimont: poche settimane fa, la sua unità locale (Tecnimont Private Limited) si è aggiudicata un progetto da 255 milioni di dollari per IndianOil. «Per noi, l’India è una seconda casa», afferma l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero. Il gruppo ha più di 2.200 ingegneri a Mumbai e circa 3mila addetti nel settore electrical & strumentation. «È il nostro extended desk di Milano, in grado di sviluppare su base annuale più dei due terzi delle ore di ingegneria di tutto il gruppo», dice Folgiero.
Tramite la controllata NextChem, il gruppo ha anche un accordo con IndianOil, per l’economia circolare e la chimica verde, con progetti di riciclo delle plastiche e produzione di carburanti da fonti rinnovabili. «L’India - dice Folgiero - mostra trend di mercato molto promettenti per il nostro gruppo: il Paese ha una carenza genetica di risorse naturali fossili, che si contrappone a una enorme domanda interna: ha bisogno di aumentare la produzione di carburanti, fertilizzanti e derivati plastici ad alto valore aggiunto, necessari per l’industria manifatturiera, e quindi prevede forti investimenti nel settore downstream dell’industria oil & gas tradizionale», cercando allo stesso tempo di sviluppare un modello sostenibile.
«Ci sono buoni motivi per essere fiduciosi, grazie ai segnali di risveglio dell’attività produttiva», sostiene Alessandro Fichera, managing director di Octagona, società di servizi internazionali per imprese, che in India ha accompagnato decine di aziende di piccole e medie dimensioni. «I primi sei mesi del 2021 serviranno per rimettersi in piedi e credo che nella seconda metà dell’anno ci sarà una significativa accelerazione». Nel Paese, Octagona ha una cinquantina di clienti italiani: «Nessuno ha pensato di abbandonare. Anzi, negli ultimi mesi abbiamo visto aumentare l’interesse delle imprese italiane. Il Covid ha insegnato una volta di più quanto serva una presenza sul posto, per stare sul mercato indiano».