Il Sole 24 Ore

Ristori 5: in vista crediti d’imposta a chi è in crisi per compensare le tasse sospese

Stop ai pagamenti congelati alle partite Iva che hanno subìto più perdite nel 2020

- Mobili e Trovati

Non solo bonifici, ma anche crediti d’ imposta, per cancellare le tasse al momentosos­pese fino ad aprile ad autonomie imprese più in difficoltà perla crisi sanitaria. L’accoppiata è al centro del nuovo giro di «ristori» che il ministero dell’Economia sta studiando per il decreto finanziato dai 32 miliardi dinuovo deficit, atteso giovedì prossimo in consiglio dei ministri. L’ indice dei contenuti del «Ristori 5», atteso nelle prossime settimane, è stato steso dalm in istrodell’E cono miaGu alti eri nella lettera inviata al vicepresid­ente della commission­e Ue Dombrovski­s e al commissari­o all’Economia Gentiloni. E accanto al rifinanzia­mento del reddito di cittadinan­za e della Cig fino all’autunno e ai fondi aggiuntivi per scuola, sanità ed enti locali, si incontra un doppio intervento per le attività in crisi, a cui sarà destinato un «supporto di liquidità per le imprese colpite direttamen­te o indirettam­ente dalle chiusure» e «specifiche misure di aiuto per i settori più danneggiat­i».

Le formule dei «ristori», su cui le Regioni chiedono di essere coinvolte nell’erogazione per «accelerare i tempi», sono insomma destinate a moltiplica­rsi. E ad assumere anche una veste fiscale.

In gioco ci sono in particolar­e le tasse sospese dal decreto numero 4 della serie, che valgono secondo i calcoli governativ­i 5,3 miliardi. Lo stop vale fino al 30 aprile, quando è probabile che molti dei debitori saranno invischiat­i in una crisi analoga o anche più dura rispetto a novembre scorso. Per questa ragione una parte degli aiuti, nel complesso di misure che dovrebbero valere fra i 12 e i 15 miliardi, dovrebbe arri varesotto forma di cancellazi­one delle tasse. Con un meccanismo che trasforma quelle somme in crediti d’imposta da utilizzare in compensazi­one. Per esempio un’impresa che si è vista fermare tasse per 80, e avrebbe diritto a nuovi ristori complessiv­i per 100, riceverebb­e i 20 di differenza. Una strada che evita alla finanza pubblica anche il rischio di finanziare nuovi aiuti perdendo in contempora­nea le entrate ancora scritte a bilancio.

L’altro fronte fiscale del decreto in costruzion­e è quello delle cartelle, bloccare in extremis fino al 31 gennaio. Nel nuovo provvedime­nto arriverà un altro rinvio, almeno fino al 30 aprile quando termina (per ora) lo stato di emergenza. La nuova riscrittur­a del calendario poi, come confermato da Gualtieri nella lettera inviata ai vertici Ue, finisce per spostare all’anno prossimo una parte dei crediti, che come anticipato sul Sole 24 Ore sarebbero messi insicurezz­a dall’ allungamen­to dei termini di prescrizio­ne. Ai piani alti del ministero dell’Economia si spinge anche per nuove forme di sanatoria, sotto forma di rottamazio­ne quater e saldo e stralcio, rilanciate ancora nei giorni scorsi dalla viceminist­ra all’Economia Laura Castelli. Ma il rischio di cancellare tasse anche a chi non ha subito perdite di reddito non sembra entusiasma­re il ministro Gualtieri.

Anche perché il deficit abbonda, ma

Oltre agli aiuti per le nuove restrizion­i, allo studio la compensazi­one per cancellare i 5,3 miliardi di imposte

Gualtieri alla Ue: «Debito 2020 al 157% del Pil», confermati gli obiettivi di deficit del 2022

la finanza pubblica continua ad avere le proprie esigenze. Rimarcate dallo stesso ministro che ha voluto anche rassicurar­e la Ue sul fatto che il nuovo disavanzo 2021 non cancella gli obiettivi per i prossimi anni. Obiettivi che in realtà si fanno sempre più ambiziosi: perché per centrare il 4,7% di deficit nel 2022 bisognerà ridurre il disavanzo di oltre 4 punti,ri spetto all’ 8,8%a cui si attesta quest’ anno sulla base di una stima di crescita al 6% messa in pericolo dall’emergenza. Emergenza che ha già fatto accantonar­e l’altro obiettivo di quest’anno, quello di avviare la riduzione del debito: il 2020, conferma Gualtieri, si chiuderà con un debito Pil intorno al 157%, mentre quest’anno si dovrebbe arrivare intorno al 158-158,5%. Ma entro il 2030 si tornerà ai livelli precrisi, ribadisce Gualtieri.

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