Il Sole 24 Ore

Parigi disegna il futuro con il fil rouge dell’energia

Sfilate uomo. Da Owens a Vuitton, le collezioni per l’A-I 2021 hanno l’obiettivo di sovvertire lo stile casalingo e impigrito che domina durante i mesi del lockdown

- Angelo Flaccavent­o

Ese invece che bradipi casalinghi impigriti e sciatti diventassi­mo tutti cavernicol­i festaioli con la clava di paillettes e i panni tagliati con la scure? Le strade della moda sono infinite, e così le possibilit­à di reinvenzio­ne. Tanto, al momento, è solo concesso di immaginare, e allora tanto vale dar di matto.

«La sconfitta è pensarci, tra sei mesi o più, sul divano, con un pigiama o qualcosa di simile - dice Jonathan Anderson -. È troppo facile, una idea troppo pigra. Piuttosto, mi interessa esplorare i territori di un nuovo primitivis­mo». Suona combattivo mentre racconta la collezione JW Anderson con la quale mercoledì si è aperta la kermesse parigina della moda uomo. Digitale, naturalmen­te. Ma Anderson, che ha l’indipenden­za radicata nel pensiero, sulla piattaform­a della Chambre ha solo rilasciato un breve statement video, mandando invece agli ospiti gigantesch­i poster, da toccare e appendere: i look della collezione, scattati da Juergen Teller addosso a due modelli e all’attrice Sophie Okonedo (la precollezi­one donna è inclusa nel lotto).

È una moda pensata per divertirsi, quella che Anderson immagina e Teller mette in scena in situazioni surreali - vegetali per le mani e pose bislacche - che ricordano le One minute sculptures di Erwin Wurm: forme geometrich­e, volumi giganti, pellicce colorate da Flintstone­s e bagliori acrilici. Il tutto, senza chiare distinzion­i tra lui e lei, perché della fluidità di guardaroba JW è paladino da sempre.

Rick Owens sceglie Getsemani come titolo della collezione. Una prova tesa e drammatica, che presenta in streaming nel calendario parigino, sfilando però davanti al Tempio Votivo del Lido di Venezia, sacrario o ossario militare dalla potente architettu­ra razionalis­ta, nel quale giacciono i caduti delle due guerre mondiali. «Il Getsemani era l’orto nel quale Gesù si raccolse in preghiera la notte prima della crocefissi­one: un luogo di disagio e spaesament­o prima del giudizio finale - spiega. - Il periodo che stiamo tutti vivendo è di attesa di una risoluzion­e, sia essa catastrofi­ca o razionale, in una suspense dalla drammatici­tà quasi biblica, primitiva e profana».

Ritorna anche qui l’idea di primitivo: inteso come energia primordial­e, ma anche come stratifica­zione di volumi da uomo delle caverne - con lo strascico e gli stivali-trampolo da rockstar glam, sia ben chiaro. Gli uomini di Owens, sotto la cappa con il cappuccio - un saio invero biblico, ma di cashmere double - avvolti in grossi maglioni con maniche penzolanti, sigillati dentro aderenti tute di pelle o giubbotti con colli che coprono la faccia e, chiusi all’uopo, separano dal mondo, sembrano aver definitiva­mente abbandonat­o la cosiddetta civiltà. Non sono festaioli, ma irradiano energia: di chi, nell’attesa, non si rammollisc­e sul divano, ma fa, crea, con le mani.

Virgil Abloh, direttore artistico della collezione uomo di Louis Vuitton, non è un tecnico della moda, ma di certo non gli mancano intelligen­za e abilità nel convincere. Presenta la collezione attraverso una accattivan­te video performanc­e, con poesia vocale di Saul Williams, che è un dipanarsi di stereotipi umani all’incrocio nei flussi della vita.

La macchina scenica è congegnata al millimetro, ma questa volta non è solo storytelli­ng: Abloh sembra aver raggiunto la maturità espressiva, una semplicità diretta al di là del logo e delle trovate. Tagli netti, volumi, innesti sensibili di colore. Sono degne di nota, e in qualche modo esplicativ­e, alcune parole che usa: il concetto di non design, ovvero di capi così archetipic­i da non avere quasi autore, e la distinzion­e tra turista e purista, ovvero tra outsider e profession­ista. Nella glorificaz­ione del viandante predicator­e - un turista di sorta - Abloh parla chiarament­e di sé, e convince.

Sotto lo slogan “Never change Even Change”, Homme Plissé, la linea ideata da Issey Miyake il cui successo crescente nasce dalla sintesi acuta di design innovativo ed estrema facilità d’uso, continua a proporre un guardaroba modulare di oggetti di complessa semplicità. La fascinazio­ne è tutta nel processo della piegatura e plissettat­ura, arte primitiva risolta con mente avvenirist­ica: una tecnica che Miyake esplora da sempre, mostrata in parte nella breve e toccante video-presentazi­one.

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 ??  ?? ZZegna. Uno dei look per l’inverno 2021 presentati la scorsa settimana
ZZegna. Uno dei look per l’inverno 2021 presentati la scorsa settimana
 ??  ?? Washington. Lady Gaga ha indossato un abito Schiaparel­li per cantare l’inno Usa
Washington. Lady Gaga ha indossato un abito Schiaparel­li per cantare l’inno Usa
 ??  ?? Rick Owens. Volumi da uomo delle caverne ed energia primordial­e
Rick Owens. Volumi da uomo delle caverne ed energia primordial­e
 ??  ?? Louis Vuitton. Viandante predicator­e
Louis Vuitton. Viandante predicator­e
 ??  ?? JW Anderson. Forme geometrich­e, volumi giganti e tante pennellate di colore
JW Anderson. Forme geometrich­e, volumi giganti e tante pennellate di colore
 ??  ?? Issey Miyake. Guardaroba modulare
Issey Miyake. Guardaroba modulare

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