Associazione con metodo mafioso, Cesa si dimette
Il dimissionario segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, è indagato per associazione aggravata dal metodo mafioso in una maxi inchiesta della Procura di Catanzaro coordinata dal procuratore Nicola Gratteri. L’indagine, che riguarda anche il segretario regionale dell’Udc nonché ex presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico, conta 48 arresti, alcuni dei quali affiliati a clan della ’ndrangheta. Secondo il gip, Cesa avrebbe fatto parte di un presunto «Comitato d’affari» per veicolare appalti milionari anche con importanti e strategiche imprese italiane, allo scopo di avere un ritorno elettorale. Nelle carte gli indagati fanno riferimento anche a interessi verso commesse di Eni ed Enel cui speravano di arrivare «passando - si legge nell’informativa della Direzione investigativa antimafia - per le figure di Talarico e Cesa», all’epoca dei fatti parlamentare europeo. Negli atti è citato Natale Errigo, consulente di Invitalia nella struttura anti-Covid e imparentato con esponenti della cosca De Stefano di Archi, a Reggio Calabria. Nelle intercettazioni, inoltre, si parla anche di presunti contatti con Pier Ferdinando Casini. Secondo gli inquirenti ci sarebbe stato un presunto «connubio diabolico» tra imprenditori, politici e appartenenti alle forze dell’ordine. Tra gli imprenditori spiccano Antonio Gallo e Antonino Pirrelli, con presunti legami alla ’ndrangheta. «Ritengo mio dovere rendermi disponibile ad una eventuale richiesta di chiarimento da parte dell’autorità inquirente», ha detto Cesa. «Ripongo piena fiducia nell’operato della magistratura», e aggiunge di sentirsi «sereno».
La reazione di Cesa: «Ripongo piena fiducia nell’operato della magistratura». Sono «sereno di fronte alle evidenze documentali»