Il Sole 24 Ore

La manifattur­a argina la caduta del Pil

L’Istat: a fine 2020 crescita giù dell’ 8,8%, leggerment­e meglio delle previsioni Nonostante il lockdown l’industria ha tenuto con export e innovazion­e

- Colombo e Orlando

La caduta della crescita economica in Italia è da vertigine ma il punto di atterraggi­o è migliore delle previsioni, grazie soprattutt­o al contributo dell’industria manifattur­iera. Nel 2020 il Prodotto interno lordo nazionale ( Pil) è calato dell' 8,8% ( dato grezzo) mentre nel quarto trimestre 2020 è sceso del 2% rispetto al trimestre precedente e del 6,6% rispetto al quarto trimestre 2019. Sono le stime provvisori­e Istat. Il dato è lievemente migliore delle attese del governo, che indicavano nella Nadef un calo del 9%. Per ottobredic­embre il consensus degli analisti indicava un calo tra il 2% e il 2,2%. Il governo prevede nel 2021 « un balzo del 5- 6% se il Covid finisce » , dice il sottosegre­tario all'Economia, Pier Paolo Baretta. La chiusura di un anno in cui sono andati perduti 444mila posti di lavoro, lascia ora in eredità un Pil acquisito in crescita del 2,3%, mentre le stime indicano un possibile recupero nel 2021 tra il 3,5% ( Bankitalia) e il 4% ( Istat).

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« Pensavamo di perdere il 25- 30% e invece alla fine chiudiamo l’anno con un milione di ricavi in più: chi l’avrebbe mai detto? » . Non a tutti è andata così ma il racconto di Maria Vittoria Falchetti, terza generazion­e imprendito­riale nella componenti­stica auto, offre una sintesi interessan­te. Perché il suo gruppo, Mta di Codogno, è stato il primo grande componenti­sta a cadere nella voragine del lockdown. Prima simbolo dell’impasse della manifattur­a, ora icona della sua rinascita, con ricavi ( 157 milioni) che quasi insperabil­mente in Italia superano i livelli del 2019 e prospettiv­e ancora migliori, con ordini oltre le attese e una produzione che per la prima volta nella storia dell’azienda è stata attiva anche il giorno di Natale. Racconto che con i dovuti aggiustame­nti e con scale di valori diverse vale per gran parte della manifattur­a, abbattuta dal Covid a marzo e aprile ma in grado di risalire la china oltre le stime.

I dati della produzione industrial­e raccontano in modo eloquente il percorso, che nei primi 11 mesi vede un calo del 12,9%. Quasi un miracolo dopo il disastro del bimestre marzoapril­e, in grado di quasi dimezzare i livelli produttivi del periodo pre- covid.

« La manifattur­a - spiega il presidente di Confindust­ria Lombardia Marco Bonometti - ha dimostrato ancora una volta di essere fondamenta­le per la crescita e lo sviluppo di un grande paese come l’Italia, è e sarà determinan­te per tirare fuori gli altri settori da questa situazione difficile, così come per rendere sostenibil­e il peso del debito pubblico. Ecco perché ci auguriamo che l’industria torni centrale nelle scelte di politiche economiche in Italia e in Europa » .

Il migliorame­nto degli ultimi mesi è visibile quasi ovunque con una sola enorme eccezione, la filiera del tessile- abbigliame­nto, che tra blocco del turismo, minore propension­e all’acquisto, stop alle vendite al dettaglio a più riprese, è finita in una sorta di tempesta perfetta, cedendo tra gennaio e novembre quasi il 30% dei propri volumi. Disastro da cui invece si è salvata la meccanica, come dimostra ad esempio l’andamento dei macchinari: dal - 30% previsto a fine maggio si è passati ad un - 17% di fine anno, anche grazie alla performanc­e quasi in pareggio della vasta area del packaging. Analogo trend per la meccanica varia: se a maggio stimava di chiudere l’anno con ricavi in calo di oltre il 20% quasi la metà delle imprese, a dicembre tale percentual­e si era più che dimezzata.

I motivi? In termini settoriali un fattore chiave è stato certamente il recupero dell’auto, mercato di sbocco che a monte in Italia procura business ad un indotto di migliaia di imprese. Il crollo di metà 2020 delle vendite globali è stato in parte riassorbit­o, con un’evidenza interessan­te di ripresa oltreconfi­ne. Rilevante, da questo punto di vista, è il recupero di produzione del leader europeo, la Germania, che sia a novembre che a dicembre vede un output di vetture in crescita. Progresso, va sottolinea­to, che si confronta in termini tendenzial­i con un periodo pre- Covid.

L’export, più in generale, è l’altro puntello che consente la tenuta della nostra manifattur­a. Anche in questo caso le previsioni più nere non si sono materializ­zate, con il made in Italy in grado di approfitta­re di una domanda più tonica delle attese. Nei primi 11 mesi dell’anno il gap è del 10,8%, narrazione cupa ma ben diversa rispetto all’abisso del 2009, quando le esportazio­ni cedettero oltre un quinto dei propri valori, crollo doppio rispetto a quello attuale. Già visibile il 2020 “extra- Ue”, che vede un calo del 9,9%, meno drammatico delle attese per effetto in particolar­e dello straordina­rio recupero della Cina ( in grado di chiudere l’anno quasi in pareggio) e della tenuta degli Usa, che a dispetto della pandemia dilagante cedono in termini di vendite poco meno del 7%: non un bilancio esaltante ma neppure un dramma.

Straordina­rio recupero delle esportazio­ni verso la Cina, a sorpresa quasi invariate rispetto al 2019

Il migliorame­nto degli ultimi mesi è visibile quasi ovunque con l’eccezione del tessileabb­igliamento

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Il settore delle macchine utensili in recupero dopo il lockdown di inizio 2020
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La tenuta dell’industria. Il settore delle macchine utensili in recupero dopo il lockdown di inizio 2020 ADOBESTOCK

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