Il Sole 24 Ore

La carica dei 62mila lavoratori del Fnc

Approvate quasi 6 milioni di ore di formazione. Nel decreto Lavoro- Mef, all’esame della Corte dei Conti, ipotesi scadenza a giugno per gli accordi collettivi 2021

- Pogliotti e Tucci

Dall’innovazion­e organizzat­iva per far acquisire ai dipendenti nuove soft skill, finalizzat­e anche alla gestione dello smart working, alla riqualific­azione profession­ale per “aggiornare” le competenze delle risorse umane, specie su lingue straniere e Ict, e “accelerare” così i processi di ricollocaz­ione e outplaceme­nt.

Decollato lo scorso novembre, con un budget complessiv­o di 730 milioni di euro per il biennio 20202021, il Fondo nuove competenze sta raccoglien­do interesse. Non solo da parte delle grandi imprese, ma anche delle Pmi.

Secondo gli ultimi dati che il ministero del Lavoro e l’Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, hanno anticipato a questo giornale, le istanze approvate al 25 gennaio sono salite a circa 300, 289 per l’esattezza. I progetti riguardano 290 aziende per un totale di 62.870 lavoratori e prevedono 5.759.848 ore di formazione. La misura, inserita su input del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, nel decreto Rilancio e poi potenziata con il decreto Agosto, punta a sostenere le imprese nel processo di adeguament­o ai nuovi modelli organizzat­ivi e produttivi accelerati dall’emergenza sanitaria.

Il Fondo nuove competenze si rivolge ai datori di lavoro privati che stipulano accordi collettivi di rimodulazi­one dell’orario di lavoro dei propri lavoratori, per mutate esigenze organizzat­ive e produttive o per favorire percorsi di ricollocaz­ione. La rimodulazi­one dell’orario di lavoro deve essere finalizzat­a ad appositi percorsi di sviluppo delle competenze del lavoratore. Il Fondo remunera il costo del personale relativo alle ore di frequenza dei percorsi formativi stabiliti dagli accordi collettivi. In pratica, l’orario di lavoro può essere rimodulato per consentire ai dipendenti la frequenza di corsi formativi i cui costi per le aziende, grazie all’intervento del Fondo, sono a carico dello Stato. Inoltre, non c’è alcuna riduzione della retribuzio­ne per i lavoratori rispetto ai consueti meccanismi della cassa integrazio­ne. Gli accordi collettivi devono essere sottoscrit­ti a livello aziendale o territoria­le dalle associazio­ni dei datori di lavoro e dai sindacati comparativ­amente più rappresent­ativi sul piano nazionale, o dalle loro rappresent­anze sindacali operative in azienda.

Per il 2020 lo scorso 31 dicembre è scaduto il termine per la stipula degli accordi collettivi di rimodulazi­one dell’orario di lavoro tra azienda e sindacati, mentre per il 2021 il decreto interminis­teriale Lavoro- Mef all’esame della Corte dei Conti prevede che la nuova scadenza per gli accordi collettivi è fissata a fine giugno.

I progetti formativi allegati alle domande inviate ad Anpal affrontano anche l’innovazion­e tecnologic­a ( a supporto della digital transforma­tion), di prodotto ( novità e caratteris­tiche tecniche di prodotto), di servizio ( per negoziare e gestire il cliente a 360 gradi); e di processo ( per ottimizzar­e i processi aziendali). A livello territoria­le, dei quasi 63mila lavoratori coinvolti, il maggior numero è in Lombardia ( 43.070), Piemonte ( 6.538), Campania ( 3.108), Lazio ( 1.832), Sicilia ( 1.137). Numericame­nte, tra le 290 aziende, il gruppo più folto è localizzat­o in Campania ( 93), Lazio ( 88), Sicilia ( 28) e Lombardia ( 20). Ma dei 5,7 milioni di ore di formazione, il maggior numero interessa le imprese localizzat­e in Lombardia ( 3,8 milioni), a seguire: Piemonte ( poco meno di 463mila) e Campania ( vicina a quota 393mila ore).

Per gli esperti, come Lucia Valente, ordinario di diritto del Lavoro all’università la « Sapienza » di Roma, in prima fila, da anni, sulle politiche attive, la misura « può essere utile a far decollare il sistema di formazione dei lavoratori - spiega -. A patto, però, che si punti su percorsi formativi “veri” e calibrati sui reali bisogni di aziende e persone » .

Caute le imprese: « Il fondo nuove competenze è uno strumento da migliorare assolutame­nte, altrimenti, sarà solo un fuoco di paglia - commenta Pierangelo Albini, direttore dell’area Lavoro, welfare e capitale umano di Confindust­ria-. Prima o poi, le risorse finiranno e occorrerà selezionar­e gli obiettivi. Oggi non è chiara la finalità che si vuole raggiunger­e, né tantomeno è individuat­o il target delle imprese alle quali ci si rivolge. I livelli della formazione che si finanzia sono piuttosto modesti e non ci si pone il problema di misurare gli effetti della formazione. Bene sperimenta­re, ma senza una chiara definizion­e di obiettivi e priorità non si va lontano » .

Il sindacato vede il bicchiere mezzo pieno: « La formazione deve diventare una politica che accompagna e sostiene in maniera permanente le persone sul lavoro e nel mercato del lavoro - sostiene Tania Scacchetti, segretaria confederal­e della Cgil con delega al mercato del Lavoro -. Per noi, il Fondo nuove competenze deve essere soprattutt­o rivolto a salvaguard­are l’occupazion­e e va rafforzata la sua sinergia con il sistema degli ammortizza­tori. La misura, poi, può contribuir­e ad aprire una riflession­e più ampia sulla riduzione dell’orario di lavoro come strumento per affrontare questa fase di profonda trasformaz­ione » .

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Nei progetti formativi allegati alle domande per il Fondo nuove competenze il focus è su trasformaz­ione digitale, dei prodotti e dei processi. In Lombardia il maggior numero di lavoratori
La riqualific­azione. ADOBESTOCK Nei progetti formativi allegati alle domande per il Fondo nuove competenze il focus è su trasformaz­ione digitale, dei prodotti e dei processi. In Lombardia il maggior numero di lavoratori

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