Wall Street si scopre debole: l’indice della fragilità va al top
Forti perdite per gli hedge, ma gli operatori non vedono effetti destabilizzanti
C’è una certa dose di ironia nel fatto che si chiami proprio GameStop la società su cui l’esercito di piccoli trader ha « stoppato i giochi » degli hedge fund. Secondo i calcoli realizzati da Ortex, fino al crollo dei giorni scorsi ci erano riusciti alla grande: nel mese di gennaio gli hedge fund che vendevano allo scoperto i titoli di GameStop hanno infatti perso ben 17 miliardi di dollari. Un buco che si somma ai 615 milioni persi da chi puntava al ribasso sulle azioni Amc Entertainment, a 1,4 miliardi bruciati con i titoli Bed Bath & Beyond e ai 303 milioni persi con le posizioni « short » su BlackBerry. Goldman Sachs calcola che i fondi hedge a gennaio abbiano in media perso il 5,9%.
Se i problemi si limitassero a qualche hedge fund, potremmo anche assistere a questa vicenda con un disincantato distacco. Ma guardando alla furia e al successo con cui una massa di piccoli trader è riuscita, per la prima volta, a prendere in contropiede alcuni tra i più sofisticati professionisti della finanza, qualche domanda bisogna per forza porsela: questa rivolta dei piccoli trader può avere conseguenze sull’intero mercato finanziario? E poi: fino a che punto i problemi degli hedge fund sono problemi solo loro e non di tutti, come accadde nel 1998 con il crack del fondo LTCM?
Già a vista d’occhio si può constatare che l’azione dei millennial trader su alcuni titoli come GameStop un effetto sull’intero mercato l’ha avuta: basti pensare che la scorsa settimana è stata la peggiore da mesi per Wall Street. Se si va un po’ più a fondo, si vede inoltre che è stato più di uno scossone superficiale: secondo un indice elaborato da Bank of America, infatti, la fragilità del mercato azionario Usa ha raggiunto proprio settimana scorsa il livello massimo dal marzo 2020. Cioè da quando le Borse crollavano in preda alla prima ondata della pandemia. Motivo: « La liquidità sui futures sull’indice S& P 500 si è ridotta fino quasi ai minimi storici a causa della recente frenesia speculativa » , scrive Bank of America. E questo è un problema potenziale, perché il prosciugamento della liquidità - scrive sempre BofA - « è storicamente tra i più attendibili profeti di improvvisi shock sui mercati » .
Per ora, però, gli addetti ai lavori tendono a considerare quanto accaduto settimana scorsa una bufera che ha fatto male ad alcuni hedge fund e che si è propagata sull’intera Borsa, ma non qualcosa in grado di destabilizzare davvero i mercati. Insomma: per ora nessuno pensa che possa accadere qualcosa di simile a quanto successe nel 1998 con il crack di LTCM. Anche perché gli hedge stanno già riducendo le perdite. La pensano così gli analisti di Capital Economics, perché oggi anche l’hedge fund più grande « è più piccolo di quanto non fosse LTCM ai tempi » . Stessa opinione per Mattia Nocera, managing director di Ceresio Investors: « Oggi gli hedge fund hanno molta meno leva » . Inoltre, osserva Andrew Beer, Managing member di Dynamic Beta Inv- « gli hedge fund saranno molto più cauti sugli short affollati » .