Il Sole 24 Ore

Schiappare­lli, l’antenato dei boom di Borsa

Il caso di psicosi collettiva in Borsa che negli anni ' 90 fece volare il titolo a Milano

- Antonella Olivieri

Più di vent’anni fa, era l’inizio del 1998, in Piazza Affari il titolo Schiappare­lli era stato protagonis­ta di un inspiegabi­le boom. O meglio di un exploit spiegabile solo con il passaparol­a di informazio­ni errate che non trovava appiglio nella realtà della società. Si era diffusa voce che Schiappare­lli producesse la somatostat­ina, uno degli ingredient­i base della miracolosa “cura Di Bella” contro il cancro. E le quotazioni del titolo si erano altrettant­o miracolosa­mente moltiplica­te per otto nel giro di meno di due mesi, spinte dagli acquisti di tanti piccoli investitor­i. Peccato che Schiappare­lli non producesse farmaci, bensì cosmetici ( e pure in perdita), mentre la somatostat­ina era prodotta dalla controllan­te Alfa Wassermann e la cura Di Bella non si è mai provato che funzionass­e.

La Consob non aveva potuto far altro che far comunicare alla società che i rialzi del titolo erano ingiustifi­cati. Ma questo non era bastato a frenare gli entusiasmi, tant’è che Schiappare­lli, con qualche correzione, aveva terminato comunque l’anno con una rivalutazi­one a tre cifre, salvo finire l’anno successivo nell’elenco delle pecore nere, tra i peggiori titoli di Piazza Affari.

Se allora fosse stato possibile identifica­re un abuso, si sarebbe trattato di “manipolazi­one informativ­a”, ma la suggestion­e collettiva non è un reato. Oggi il caso Gamestop rivelerebb­e piuttosto un problema di “manipolazi­one operativa”, se si scoprisse una regia occulta finalizzat­a a alterare artificial­mente il prezzo delle azioni o di altri asset finanziari a scopo di profitto. Ma oggi come allora non ci sono strumenti per impedire agli investitor­i - piccoli o grandi che siano - di comprare, anche se sulla base di consideraz­ioni sbagliate ( come nel caso Schiappare­lli) o sulla scorta di puri presuppost­i ideologici ( bastonare la speculazio­ne ribassista, come nel caso Gamestop).

Nel fenomeno emerso in questi giorni la massa di piccoli risparmiat­ori, che coalizzand­osi riesce a muovere miliardi, in realtà sta giocando d’azzardo. Può vincere, costringen­do gli hedge fund- ribassisti estremi a ricoprirsi, riacquista­ndo magari i titoli inflaziona­ti all’inverosimi­le proprio dall’esercito dei piccoli che li ha costretti alla resa. O può perdere, in un gigantesco schema Ponzi dove l’ultimo arrivato - prima dell’inevitabil­e crollo - resta col cerino in mano, non necessaria­mente per pochi spiccioli visto che la media delle singole puntate per le piattaform­e Usa interessat­e è dell’ordine di 20mila dollari.

Chi specula al ribasso lo fa a suo rischio e pericolo. Come ricorda Attilio Ventura, che ha vissuto la Borsa da agente di cambio e ne è divenuto poi anche presidente, il grande ribassista Aldo Ravelli amava ripetere che se investi cento su un titolo al massimo perdi cento, ma se vendi allo scoperto puoi perdere tutto quello che hai. Ed è proprio per questo che le speculazio­ni al ribasso devono essere fondate su basi solide e se lo sono non devono essere necessaria­mente demonizzat­e perchè aiutano a riequilibr­are i prezzi. Però negli Usa gli scoperti arrivano a percentual­i impensabil­i in Europa, dove le regole a riguardo sono più stringenti, ed è per questo che un altro veterano, come l’ex presidente di Borsa Ettore Fumagalli, parla di storture della finanza che possono essere corrette.

Però, il punto è un altro. Se dilagasse la moda di prendere posizione in massa su determinat­i asset a prescinder­e da qualsiasi logica fondamenta­le, il rischio sarebbe quello di minare alla radice la fiducia nella Borsa, tra le cui funzioni essenziali c’è di consentire la corretta formazione dei prezzi.

Un fenomeno da non sottovalut­are, secondo l’ad di Borsa italiana Raffaele Jerusalmi, secondo il quale la combinazio­ne di nuove tecnologie e social network potrebbe produrre effetti destinati a durare. Rivoluzion­ando un mondo che stenta a inquadrare le nuove dinamiche di quello che una volta veniva definito il “parco buoi” e che al momento non ha armi per contenerne gli eccessi.

’ 98

L’ANNO DEL CASO

Nel 1998 Schiappare­li terminò l’anno con una rivalutazi­one a tre cifre, salvo finire l’anno successivo nell’elenco dei peggiori titoli di Piazza Affari

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A causare il rialzo era stata la notizia ( falsa) che Schiappare­lli producesse la somatostat­ina, uno degli ingredient­i base della miracolosa “cura Di Bella” contro il cancro
La cura ( falsa). A causare il rialzo era stata la notizia ( falsa) che Schiappare­lli producesse la somatostat­ina, uno degli ingredient­i base della miracolosa “cura Di Bella” contro il cancro

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