Contratto dei metalmeccanici, tre giorni di lavori per l’accordo
Primi passi in avanti verso un’intesa ma resta il nodo dell’aumento
Da ieri è partita una tre giorni al tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici scaduto a fine 2019, con l’obiettivo di tentare l’affondo per arrivare ad un’intesa.
Ieri nella sede di Confindustria si è affrontata la parte normativa ( formazione, lavoro agile, salute e sicurezza), e si è iniziato a trattare della parte economica. « La controparte – ha detto il leader della Uilm, Rocco Palombella – ha confermato la volontà di raggiungere la famosa terza cifra allargando però la vigenza contrattuale al 2024, perché considera gli anni 2020 e 2021 terribili dal punto di vista industriale. Emergono quindi ancora distanze marcate da colmare » . Nel negoziato in corso da novembre 2019, dopo un lungo “muro contro muro”, con le imprese che ritenevano « insostenibile » la richiesta dei sindacati di avere un aumento medio dei minimi retributivi pari a 145 euro nel triennio 20202022, dopo la rottura del tavolo ad ottobre e la mobilitazione sindacale del 5 novembre, la “svolta” si è avuta lo scorso 26 novembre quando Federmeccanica e Assistal hanno presentato la piattaforma “per il lavoro” che prevede, tra l’altro, un incremento complessivo di 65 euro del trattamento retributivo a regime, per il periodo 2021- 2023. Un incremento che si compone dell’adeguamento dei minimi secondo l’Ipca calcolato ex post e di un elemento di valorizzazione del lavoro collegato alla riforma dell’inquadramento che è l’altra grande novità del rinnovo del Ccnl. Per i sindacati non è abbastanza, Fiom, Fim e Uilm chiedono un aumento a tre cifre, ma hanno riconosciuto che si tratta comunque di una base di partenza su cui trattare per cercare l’intesa.
Federmeccanica e Assistal propongono anche di destinare 750 euro nel triennio ai flexible benefit, un aumento del contributo aziendale per la previdenza complementare ( dal 2% al 2,2%, il 2,5 per gli under 35 neo iscritti), con la riduzione del contributo a carico dei lavoratori ( dall’ 1,2% allo 0,5%) e l’aumento dell’elemento perequativo per i lavoratori delle imprese prive di contrattazione aziendale ( dai precedenti 485 euro a 500 euro nel 2023); per la metà ( 250 euro) continuerà ad andare a chi percepisce solo i trattamenti contrattuali, l’altra metà nel 2023 andrà chi non è coinvolto dal premio di risultato . Fiom, Fim e Uilm invece hanno proposto un aumento di 700 euro annui.
Le parti concordano sulla necessità di modificare l’inquadramento professionale introdotto nel 1973 sul modello della fabbrica fordista. Federmeccanica e Assistal prevedono da luglio un nuovo inquadramento per cogliere la transizione verso Industria 4.0, con nuove declaratorie ( e relativi livelli retributivi) che ridefiniscono i requisiti di 9 livelli di professionalità ( al posto delle 10 categorie, con la cancellazione della 1° categoria d’ingresso), declinati per gradi di responsabilità. Con un impatto sulle retribuzioni.