Il Sole 24 Ore

Alimentare, l’export tiene La fiera Cibus apre il 31 agosto

Parma sceglie la partenza a fine estate e aumenta il budget per attirare i buyer Tutti concentrat­i in autunno gli altri grandi saloni come Anuga e Tuttofood

- Micaela Cappellini

Dopo lunghe riflession­i e molte consultazi­oni tra le aziende e i buyer, Fiere di Parma e Federalime­ntare hanno deciso: l’edizione 2021, la ventesima, di Cibus sarà dopo l’estate. Precisamen­te, da martedì 31 agosto al 3 di settembre. Dopo aver cancellato l’edizione 2020 per pandemia, anche l’ipotesi di aprire il nuovo salone già a giugno 2021 è sembrata troppo poco prudente. Non importa se Vinitaly, che storicamen­te si tiene pochi giorni prima di Cibus, per ora è stato programmat­o per il 20 di giugno: gli organizzat­ori della fiera alimentare consideran­o l’inizio dell’estate ancora prematura, per una vera ripresa. Vorrà dire che quest’anno i buyer stranieri non potranno fare un unico viaggio in Italia, prima in Veneto e poi in Emilia. Quest’anno dovranno tornare più volte.

È stata la scelta giusta? Tutto dipenderà dal fattore vaccini: « Sono preoccupat­o, perchè la campagna vaccinale sta andando a rilento - sostiene il presidente di Federalime­ntare, Ivano Vacondio - ma voglio anche essere ottimista. Abbiamo bisogno che Cibus si faccia perché c’è una forte esigenza di riprendere il cammino verso l’export, e le fiere sono un veicolo importante per chi guarda ai mercati internazio­nali » .

Per l’alimentare made in Italy nel mondo, va detto, il 2020 non è stato nemmeno un anno completame­nte da buttare: secondo i dati appena elaborati da Federalime­ntare, nei primi dieci mesi dell’anno scorso l’export di food& wine ha sostanzial­mente tenuto (+ 0,1%) a fronte del - 12% incassato dalle esportazio­ni complessiv­e del Paese. « Dipende come lo si vede, il bicchiere - dice Vacondio - per il 2020 il nostro centro studi, prima che scoppiasse la pandemia, aveva previsto il raggiungim­ento del traguardo dei 50 miliardi di ricavi da export: è chiaro che rispetto alle possibilit­à che avevamo, questo stallo nella crescita non va bene » . Nel 2020, a garantire la tenuta delle esportazio­ni alimentari italiane sono state soprattutt­o le punte espansive della pasta (+ 15,6%), del riso (+ 12,0%) e degli ortaggi trasformat­i (+ 9,6%). Sul fronte opposto, le acque minerali (- 8,5%) e i liquori (- 8,4%) sono state le categorie che hanno mostrato i cali più marcati.

Alla fiera che vuole segnare la ripartenza dell’agroalimen­tare italiano sono attesi tremila espositori, più o meno lo steso numero annunciato per l’edizione di Cibus 2018, quando il comparto agrifood era in decisa crescita e la pandemia ben di là dal bloccare la libertà di spostament­o delle persone. Per favorire l’arrivo dei buyer internazio­nali, è stato allocato un budget record: « Faccio personalme­nte parte del board dell’Ice - ricorda Vacondio - e posso assicurare che le risorse ci sono tutte. Da quanto abbiamo sentito in queste ultime settimane, confrontan­doci con loro, mi aspetto i soliti buyer di sempre, compresi quelli americani e quelli europei. Ci sono ancora sette mesi di tempo, e sono mesi in cui la situazione dovrebbe migliorare sensibilme­nte. Le imprese del settore sono pronte a scommetter­e che la rincorsa dell’export comincerà già a partire da giugno » .

In questi mesi di loockdown fieristico, le relazioni con i distributo­ri stranieri sono rimaste in piedi grazie soprattutt­o alle piattaform­e digitali: come B2B My Business Cibus e Cibus Lab, lanciate da Fiere di Parma. L’unico Paese ad aver permesso l’apertura dei saloni al pubblico, nei mesi scorsi, è stata la Cina, che tra le altre fiere a novembre ha ospitato a Shanghai la Food Hotel China. Prossimo appuntamen­to internazio­nale in presenza, per le aziende del settore agrifood, è per il 21 febbraio a Dubai, con Gulf Food. Mentre per le altre grandi fiere bisognerà aspettare l’autunno, che vedrà i saloni succedersi uno dopo l’altro: la tedesca Anuga è stata fissata per il 9 di ottobre e la milanese Tuttofood per il 22.

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