« Sussidi pubblici e aiuto dall’Oil & Gas per compiere la transizione energetica »
Il ceo di Backer Hughes: « Con Nuovo Pignone, Italia centrale nei nostri piani » « Il Paese può diventare un modello in Europa e hub dell’idrogeno »
Non sono le tecnologie l’ostacolo a compiere la transizione energetica: « Queste in gran parte esistono già » , assicura Lorenzo Simonelli, ceo di Baker Hughes, che in una lunga intervista al Sole 24 Ore evidenzia piuttosto la necessità di un maggiore sostegno pubblico, « anche attraverso sussidi, perché le leggi di mercato per ora non bastano » . E poi ci vorrebbe anche un salto culturale, una riflessione « più colta e informata » su come arrivare al traguardo della decarbonizzazione, senza trascurare il contributo che può arrivare anche dai protagonisti dell’Oil & Gas.
Il manager – 47 anni, nato in Toscana, ma con una carriera scolastica e professionale da giramondo – è nella sua Firenze dove si è appena tenuto, per la prima volta in digitale, l’Annual Meeting della multinazionale: un gigante dei servizi all’industria petrolifera che oggi sta cambiando pelle, proponendosi come « azienda di tecnologie al servizio dell’energia » , impegnata a decarbonizzare anche le proprie attività entro il 2050. Backer Hughes opera in Italia attraverso Nuovo Pignone, con sette stabilimenti produttivi e oltre 5mila dipendenti. Il nostro Paese – in cui si concentrano le attività su compressori, turbine e Gnl – non solo è « centrale nelle strategie del gruppo » , assicura Simonelli, ma potrebbe diventare « un modello per la transizione energetica in Europa » . « Ci sono grandi capacità e una bella realtà industriale, con Snam all’avanguardia nell’idrogeno, Eni che progetta impianti di sequestro della C02, una società di ingegneria come Saipem » . Certo, dobbiamo stare attenti a non sprecare i nostri talenti. L’Italia hub dell’idrogeno? « Se ci muoviamo sì, altrimenti lo faranno altri » , avverte Simonelli. « Di politica italiana comunque io non capisco molto » , mette le mani avanti il manager, che dopo tanti anni all’estero è arrugginito anche nella padronanza della lingua natale. Sui concetti chiave passa all’inglese, come quando scandisce che « non sono gli idrocarburi ad essere cattivi, è la loro impronta carbonica ad esserlo » . « Dobbiamo assolutamente ridurre le emissioni di gas serra degli idrocarburi – aggiunge – perché sia il petrolio che il gas resteranno parte dell’energy mix anche in futuro. Transizione non significa smettere da un giorno all’altro di usare petrolio e gas » .
La pandemia secondo il ceo Baker Hughes non ha ridotto per sempre il fabbisogno di idrocarburi. « A lungo termine ci saranno cambiamenti, ma in fondo anche nella crisi la domanda di petrolio è calata solo di 9 milioni di barili al giorno: non è stato un collasso completo. Poi, è chiaro, ci sono anche altri fattori in gioco, economici e politici. Un po’ di cose sono cambiate, ad esempio viaggiamo un po’ meno. Ma se guardiamo alla plastica e ad altri derivati del petrolio la domanda è addirittura aumentata. E il settore petrolchimico continuerà a crescere, in particolare nei Paesi emergenti » .
In Europa e negli Stati Uniti di John Biden le prospettive sono un po’ più incerte. La svolta verde nella Ue ha sottratto sostegno politico persino al più pulito dei combustibili fossili, il gas. Eppure « se finora abbiamo ridotto le emissioni di CO2 in gran parte è proprio grazie al gas » , ricorda Simonelli. « Ora bisogna andare avanti, spostare l’attenzione anche su altri gas serra, sulle emissioni fuggitive di metano. Ma esistono già tecnologie con cui si possono ridurre, c’è anche la cattura e il sequestro di CO2. E Baker Hughes è in prima linea » . Il gruppo ad esempio produce ( proprio in Italia) turbine e compressori che funzionano anche con l’idrogeno e ha apena firmato un accordo con la russa Novatek per cooperare sul taglio delle emissioni nella produzione di Gnl.
« Non possiamo abbandonare di colpo il gas, se no rischiamo di tornare al carbone – mette in guardia Simonelli – La transizione dev’essere ben concepita e anche ben discussa a livello europeo. Bisogna sviluppare le rinnovabili, ma anche utilizzare e affinare tutte le tecnologie che abbiamo già a disposizione per ridurre le emissioni » .
Su un punto il ceo di Baker Hughes è molto chiaro: « Noi l’idrogeno lo sappiamo fare, il sequestro della CO2 pure e stiamo facendo molti nuovi investimenti. Ma è fondamentale che il settore energetico lavori con i governi, perché ci deve essere un ritorno finanziario » . Ci vogliono sussidi? « Sì, certo. Poi si vedrà che succede anche su altri fronti come il carbon pricing, che per ora non tutti i Paesi hanno introdotto » . Infine, l’aspetto culturale. « È importante che ci sia una conoscenza migliore e una discussione più colta su come compiere la transizione energetica. Nessuno dice che non si deve fare, ma il modo in cui si fa è importante. Visto cosa è successo in Francia con i gilet gialli quando il prezzo dei carburanti è aumentato? »