Digitalizzazione per l’impresa del futuro
Cos’è la transizione digitale e perché è sempre più un obbligo e non un’opzione?
Giovanni Brancalion Spadon, imprenditore digitale e fondatore insieme a Sebastiano Angelo Scarpa di Porto4 Cultura legale d’impresa, tra gli studi di consulenza legale in outsourcing di riferimento per la transizione digitale delle PMI e della P.A., sfata un mito: “digitalizzare non significa dotare l’azienda di un gestionale nuovo, di un CRM, di un cloud o di un software innovativo e non è neppure informatizzare le linee e i sistemi di produzione. Digitalizzare è prima di tutto cambiare il paradigma culturale ed economico: aggiornare i processi aziendali riconoscendo il primato del valore dei “dati” su quello dei beni.”
Tale evoluzione coinvolge trasversalmente tutto il tessuto produttivo: dalle aziende meno digitali a quelle più tecnologiche. “Un’azienda agroalimentare può far crescere il proprio fatturato a doppia cifra se oltre a garantire la propria filiera consente al cliente finale, semplicemente inquadrando un QRcode, di conoscere la vita del prodotto, “dal seme allo scaffale”, condividendo le informazioni in modo trasparente e non modificabile su blockchain. Così un’azienda che esporta il proprio Made in Italy troverà immenso giovamento commerciale nel provare che tutte le fasi di realizzazione, dal design alla produzione, sono eseguite in quello specifico distretto manifatturiero italiano, ad esempio tramite un’app del cellulare basata su un sistema di registrazione dei dati su DLT (Distributed Ledger Technology). Un attento processo di digitalizzazione può migliorare i processi gestionali in un hub di logistica integrata, attraverso l’analisi dei dati rilevati da sensori smart su muletti, scaffali e il tracciamento in radiofrequenza dei pallet. Ripensare all’azienda mettendo al centro la gestione dei dati e il loro trattamento digitale non solo ottimizza il processo produttivo migliorando la performance, ma crea nuove e concrete opportunità di crescita. Digitalizzare significa creare aziende che utilizzino le tecnologie per realizzare un cambio di pelle, non per informatizzare vecchi processi.” L’approccio innovativo di Porto4, uno dei primi studi italiani a realizzare consulenze e alta formazione in outsourcing in materia di transizione digitale, è caratterizzato da forti competenze in legal tech, dall’identificazione con una visione imprenditoriale fondata su un’etica di stampo umanistico, da un peculiare approccio empatico, che si respira sin dai primi colloqui con i suoi consulenti, insieme a una vera e propria passione per il digitale. “La digitalizzazione coinvolge tutti i livelli organizzativi aziendali”, afferma l’avvocato Brancalion Spadon, “e non può prescindere da un’analisi e da una programmazione strategica per la ridefinizione dei rapporti contrattuali, organizzativi procedurali e di compliance. Ancora troppo pochi imprenditori tengono conto del suo impatto socioculturale all’interno della comunità aziendale e del fatto che tale impatto deve essere mediato e tradotto. Siamo noi stessi imprenditori, prima ancora che consulenti, con l’abitudine di identificarci con i nostri clienti e di applicare una visione progettuale. Outsourcing è la parola d’ordine che rende questo percorso di accompagnamento funzionale e integrato al “respiro” naturale dell’azienda; per noi di Porto4 outsourcing significa assumere la gestione ordinaria e straordinaria dell’intero comparto legal aziendale, accompagnando i clienti nell’operatività quotidiana, dalla contrattualistica ai processi di adeguamento normativo, conoscendo sempre più approfonditamente le dinamiche dell’azienda, ponendo attenzione sull’impatto della transizione sull’intero sistema aziendale, fino all’emersione di nuovo potenziale di miglioramento della performance.”