Al Brennero in crisi anche le ferrovie
Allarme delle imprese sulla carenza di macchinisti Ok al test in lingua italiana
Dopo i Tir, i treni. Non c’è tregua per il trasporto merci lungo l’asse del Brennero, il corridoio multimodale ( strada + ferrovia) che garantisce l’integrazione dell’Italia con il mercato unico europeo. A seguito delle restrizioni antiCovid imposte dalla Germania che riguardano anche i macchinisti dei treni, oltre che i conducenti di mezzi pesanti, si sta determinando una riduzione della capacità del trasporto ferroviario di merci attraverso il Tirolo ( Austria), in direzione Italia, dovuta proprio alla mancanza di macchinisti e quindi delle locomotive che trainano i treni. Come noto, il Tirolo è stato classificato « ad altissimo rischio Covid » e la Germania ha imposto un test antigenico con esito negativo anche per gli equipaggi che entrano in Germania attraverso il Tirolo. Lo comunica Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta circa 1.400 imprese dell’autotrasporto merci e della logistica. Dice Thomas Baumgartner, presidente di Anita: « Anche se finora riguarda solamente il traffico nordsud, dobbiamo purtroppo registrare una ridotta capacità di trasporto combinato ferroviario di merce diretta in Italia, dalla Germania e dai Paesi del Nord Europa. E questa si somma alle limitazioni al trasporto stradale sull’asse del Brennero, che non può quindi, in questo momento, nemmeno fare affidamento sul trasferimento modale delle merci » . Anita stima che per ogni treno la capacità si riduca di 3 unità di carico. Attualmente il traffico ferroviaro lungo l’asse del Brennero assorbe circa il 26% della merce trasportata, contro il 74% della modalità stradale. Lungo il corridoio Scandinavo- Mediterraneo, di cui l’asse del Brennero è un segmento fondamentale, viaggiano oltre 200 miliardi di euro di merci l’anno, circa la metà dell’export italiano diretto in Europa. Il Brennero rappresenta, per esempio, la via privilegiata per raggiungere la Germania, primo mercato di esportazione agroalimentare del nostro Paese, che vale 7,2 miliardi.
In uno scenario di crescente complessità arriva una parziale soddisfazione: gli autotrasportatori che devono attraversare il valico alpino tra l’Alto Adige e il Tirolo possono presentare il test che accerti la negatività al Covid anche in lingua italiana. Inizialmente erano previsti solo l’inglese e il tedesco. Per le associazioni di categoria dell’autotrasporto è urgente che la Commissione europea riesca a imporre le proprie raccomandazioni in tema di corridoi verdi a tutti gli Stati membri, assicurando in tal modo la continuità del trasporto merci e della logistica. Si tratta delle corsie preferenziali per il trasporto delle merci istituite alla fine dello scorso marzo proprio per assicurare che l’attraversamento dei confini, compresi gli eventuali controlli e screening sanitari, non duri più di 15 minuti.
Secondo le imprese dell’autotrasporto, non può rappresentare una soluzione deviare i flussi diretti al Brennero verso il Tarvisio o attraverso la Svizzera: l’aumento di tempi, percorrenze e quindi dei costi finali per la merce, andrebbero tutti a detrimento della competitività del sistema produttivo nazionale. Guido Nicolini, presidente Confetra, lancia un appello: « Ci aspettiamo che il governo sappia far valere a Bruxelles le ragioni oggettive a tutela degli interessi economici del Paese, evitando che le istituzioni comunitarie tollerino un pericoloso precedente che, se adottato nel corso delle prossime settimane da altri Stati membri, farebbe ripiombare nel caos del febbraio/ marzo 2020 l’intero sistema degli scambi del mercato comune » .