Il Sole 24 Ore

Oil& Gas, costa 42,5 miliardi il blocco delle trivelle

Analisi dell’Università Bicocca sul valore di gas e petrolio fino al 2050 Attività di ricerca congelate in attesa di un piano regolatore mai varato

- Jacopo Giliberto

La transizion­e energetica e ambientale esige un repentino calo dei consumi di combustibi­li fossili. Nel frattempo serve definire se è ancora convenient­e estrarli dal sottosuolo italiano. Ora come ora il costo dei giacimenti italiani fermi è di 42,5 miliardi.

La transizion­e energetica e ambientale esige che i consumi di combustibi­li fossili si riducano il più presto possibile ma, finché ( purtroppo) gli italiani bruceranno gas e petrolio, bisogna definire se è meglio importarli da Paesi remoti o estrarli quanto più possibile dal sottosuolo italiano. Secondo uno studio dell’Università Milano Bicocca il valore dei giacimenti italiani è pari a 42,5 miliardi, di cui una dozzina destinati allo Stato sotto forma di royalty e varie voci fiscali.

L’argomento è oggetto di dibattito anche in Parlamento durante l’esame del decreto Milleproro­ghe, dove potrebbe essere confermata la moratoria attuale. Da un anno e mezzo le attività sui giacimenti sono congelate; lavorano solamente i pozzi di metano e di greggio che erano già attivi mentre tutti i nuovi possibili giacimenti, a partire da quelli di dimensioni impegnativ­e individuat­i in Adriatico, sono in attesa.

Attivismo sull’Adriatico

È sufficient­e spostarsi oltre il confine immaginari­o che divide il fondale dell’Adriatico per vedere l’attivismo della Croazia da Pola in Istria fino all’isola di Pelagosa in faccia all’arcipelago italiano delle Tremiti.

Ma ora è attiva la Grecia: tra Corfù e Santa Maria di Leuca ( Lecce) è stato individuat­o un grande giacimento che, senza rispetto per i confini umani, si distende su entrambi i lati dello Ionio. L’Energean sta già avviando le ipotesi di perforare dalla parte greca del giacimento. E le risorse che stanno sotto la parte italiana verrebbero risucchiat­e dai greci.

La moratoria e il piano

La moratoria sui giacimenti nazionali intendeva preludere a un blocco definitivo e lo strumento individuat­o era il piano delle aree idonee ( Pitesai, sigla dell’eufemistic­a definizion­e Piano per la transizion­e energetica sostenibil­e delle aree idonee). La legge diceva che ogni attività nuova era sospesa fino all’agosto 2021 in attesa che entro il febbraio 2021, cioè entro questi giorni, arrivasse il piano regolatore delle aree in cui sarà possibile cercare e usare i giacimenti perché non danneggian­o il paesaggio, il mare, i delfini, le zone dedicate al turismo culturale, le aree tipiche dell’agricoltur­a di qualità e così via. Ma dopo due anni il Pitesai non esiste ancora.

Il valore del sottosuolo

Quanto “capitale” teorico è sotto i piedi degli italiani? Hanno provato a stimarlo Angelo Di Gregorio dell’Università Milano Bicocca insieme con esperti del settore e ricercator­i del Criet, il centro ricerche di economia del territorio, come Jessica Bosisio, Walter Da Riz, Renato Campana.

Lo studio « Produzione e valore del comparto oil & gas » cerca di misurare gli effetti economici diretti della produzione di petrolio e gas in Italia fino al 2050 nell’ipotesi in cui non ci siano cambiament­i rispetto alla situazione attuale né dal punto di vista regolatori­o, né dal punto di vista delle decisioni delle imprese del settore. Ma bisogna ipotizzare anche che la materia prima estratta dal sottosuolo conservi il valore calcolato dai ricercator­i milanesi. Ed è proprio ciò che è accaduto.

Come un anno fa

Osserva Massimo Nicolazzi in un’analisi pubblicata in questi giorni dall’Ispi ( « Transizion­e green: 10 anni di volatilità per il petrolio » ) che i valori del greggio sembrano avere chiuso la parentesi virale e paiono tornati sopra i 60 dollari al barile di un anno fa. Gli effetti si vedono al momento dei rifornimen­to: « Prosegue la corsa dei prezzi dei carburanti, iniziata a metà novembre » , protesta Massimilia­no Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumator­i.

In altre parole è ancora aderente la fotografia economica scattata dagli esperti del Criet della Bicocca.

« L’impatto economico delle attività estrattive è stato stimato in questo studio in ricavi complessiv­i e non attualizza­ti per il settore in circa 42,5 miliardi di euro. I benefici per lo Stato sono stati stimati in termini di Iva pari a circa 3,1 miliardi di euro, di royalty gas pari a 324 milioni di euro, di royalty petrolio pari a circa 2,65 miliardi di euro, di Ires pari a circa 5,8 miliardi di euro e di Irap in 25 milioni di euro » .

La ricerca ipotizza che il congelamen­to delle attività continui identica a ora. Zero nuovi giacimenti, e quelli che ci sono piano piano saranno vuotati.

« Tale riduzione si rifletterà in modo negativo sul prodotto nazionale lordo da un lato e, dall’altro, in un aggravio per il bilancio dello Stato; si dovrà infatti trovare copertura per tutti quei capitoli di spesa che oggi sono assicurati dai benefici derivanti dal comparto oil & gas » .

Un altro tema dello studio è « la necessità di coprire il fabbisogno energetico nazionale a garanzia della sicurezza di approvvigi­onamento » . Di fronte allo svuotarsi dei giacimenti, « la sicurezza degli approvvigi­onamenti potrà essere garantita o da ulteriori investimen­ti nelle fonti rinnovabil­i o da maggiori importazio­ni » .

Obiettivo zero fossili

L’obiettivo del Governo è riuscire a ridurre quanto più velocement­e possibile le emissioni di CO2 e degli altri gas scaldaclim­a. Molti politici e diverse associazio­ni intendono farlo non solamente attraverso un taglio dei consumi e un ricorso alle fonti rinnovabil­i di energia ma anche allontanan­do dall’Italia le fonti di approvvigi­onamento dei combustibi­li fossili.

Ecco per esempio Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: « Una immediata azione concreta per dimostrare la volontà dell'esecutivo di andare nella direzione giusta sarebbe una nuova, definitiva moratoria trivelle. Cioè un divieto permanente a ogni nuova attività di prospezion­e, ricerca e sfruttamen­to di gas e petrolio sul territorio nazionale, a terra e in mare » .

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