Il Sole 24 Ore

PERCHÉ L’EURO È ( E RESTERÀ) IRREVERSIB­ILE

- di Donato Masciandar­o

Nel ventunesim­o secolo non esiste per l’Italia una alternativ­a all’euro rappresent­ata da una moneta nazionale indipenden­te. Le opzioni sono due: essere dentro l’euro, o agganciati all’euro. In questo senso la moneta unica è irreversib­ile. Nel 1999 il nostro Paese ha rinunciato alla sovranità monetaria. Ma cos’è la sovranità monetaria? Libertà di movimento dei capitali, significa avere una banca centrale nazionale che controlla l’emissione della moneta pubblica, senza vincolare il suo valore a quello di altre monete, cioè avendo un tasso di cambio flessibile. La sovranità monetaria è sempre stata una condizione gradita a chi governa, per due ragioni. Da un lato vi è la motivazion­e economica: emettere moneta pubblica significa creare delle passività dello Stato che i cittadini possono – talvolta devono – utilizzare per i loro scambi, e quindi le detengono senza chiedere in cambio una remunerazi­one, come invece fanno quando detengono titoli del debito pubblico. Ma poi vi è la motivazion­e politica: emettere moneta può essere uno straordina­rio strumento di consenso, consentend­o il finanziame­nto della spesa pubblica a costi apparentem­ente nulli.

Il problema è che la motivazion­e politica può essere talmente dominante che la produzione di moneta diventa eccessiva, causando bolle che possono scoppiare: in alcuni casi sono bolle nei prezzi al consumo, in altri si gonfiano i prezzi di altre attività: possono essere le case, o le attività finanziari­e, o un mix tra le tre tipologie prima ricordate. La dominanza politica finisce così per danneggiar­e il valore economico della moneta, talvolta fino a distrugger­lo. Da qui la necessità di allontanar­e la moneta da un produttore non credibile – il politico – a favore di una burocrazia indipenden­te – la banca centrale. Nonostante ciò, il politico ha continuato a cercare la sovranità monetaria; dalla fine della Seconda guerra mondiale la crescita del numero degli Stati sovrani è andata mano nella mano con l’aumento del numero delle monete.

Ma quanti Paesi oggi hanno la sovranità monetaria? Riprendiam­o i dati. Gli Stati possono essere suddivisi in due gruppi. Da un lato ci sono gli Stati i cui governi dichiarano di avere la sovranità monetaria: emettono una propria moneta, e al contempo affermano che il valore esterno della loro valuta è determinat­o sul mercato; oppure, se c’è un ancoraggio a una moneta estera, esso non è né fisso né irrevocabi­le. Questi Stati a sovranità monetaria chiamiamol­a de jure juresembra­no sembrano una schiaccian­te maggioranz­a: gli Stati sono 140 – il 68% – e rappresent­ano l’ 87% del Pil mondiale. La minoranza sembra allora quella degli Stati che hanno hannode de jure rinunciato alla sovranità monetaria: sono Stati – come l’Italia – che partecipan­o a una Unione monetaria; oppure Stati che hanno una moneta nazionale “ancorata” a una moneta emessa da un altro Stato – come la Danimarca con l’euro – o che hanno adottato una moneta estera come propria valuta – come Panama con il dollaro.

Ma la sovranità monetaria de jure corrispond­e alla realtà? Per i politici può essere convenient­e predicare la sovranità monetaria, ma razzolare nei fatti con un ancoraggio monetario, perché la stabilità – o la possibilit­à di manipolarl­a – può servire. Per cui, per ciascun Paese, si posso analizzare una serie di indicatori – la moneta utilizzata per gli scambi interni e internazio­nali, la denominazi­one del debito pubblico e privato, la composizio­ne delle riserve ufficiali – per scoprire se la dichiarazi­one di sovranità monetaria corrispond­e alla realtà. L’analisi empirica di 195 Stati per il periodo 1946- 2016 ci fa scoprire che oggi la sovranità monetaria è un’eccezione: sono solo 6 le monete che possono essere indipenden­ti, cioè ancore per tutte le altre: dollaro, euro, sterlina, yen, yuan e dollaro australian­o. Non solo: due monete rappresent­ano l’àncora dominante nei rapporti di cambio globali: il dollaro e l’euro, con pesi rispettiva­mente del 62 e del 28 per cento.

Conclusion­e: per l’Italia, se scartiamo l’ipotesi catastrofi­ca di avere una moneta dominata dalla politica che innesti inflazione, svalutazio­ni e diseguagli­anze galoppanti, l’unica scelta verosimile è tra due opzioni. Si può avere l’euro come moneta nazionale, oppure introdurre una moneta satellite, che all’euro sarebbe comunque ancorata, de jure o de facto, ma senza far parte dell’Unione monetaria. In entrambi i casi, non vi è sovranità monetaria. Se non negli slogan della politica. « As you like it » , come direbbe il Bardo. E anche se non vi piace.

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