Germania, forte balzo a febbraio dell’indice manifatturiero
In Germania l’export spinge il dato ai massimi da tre anni, segnali positivi anche dall’attività industriale in Francia. Le chiusure per la pandemia pesano invece sull’indice dei servizi
Un segnale di ripresa, in Germania e in Francia. L’indice manifatturiero Pmi ( Purchasing managers index) è salito in entrambi i Paesi. In Germania, a febbraio, si è attestato a quota 60,6. Il dato è decisamente superiore alle attese degli analisti che indicavano 56,5. Scende invece ai minimi da 9 mesi l’indice Pmi dei servizi, caduto a quota 45,9, da 46,7. Lo indica l’Istituto Ihs Markit.
Le risposte dei responsabili acquisti del settore manifatturiero registrano quindi un andamento positivo. Si tratta del livello massimo da tre anni a oggi. La forte performance del manifatturiero consente all’indice composito di salire a 51,3 da 50,8. In lieve flessione, invece, rispetto alle attese, l’indice Pmi servizi che risente come negli altri Paesi degli effetti della pandemia. Nei commenti degli analisti si sottolinea la resilienza dell’economia del Paese nonostante le forti restrizioni per la pandemia. La domanda proveniente dalla Cina è uno dei propulsori della ripresa del manifatturiero.
Il dato registrato in Germania, trainato dall’export, potrebbe avere un riflesso positivo anche per le imprese italiane. La Germania è infatti uno dei maggiori partner industriali del nostro Paese e molta parte della produzione ( forniture e subforniture) delle imprese italiane è destinata alle aziende manifatturiere tedesche. Intanto a gennaio i prezzi alla produzione in Germania sono aumentati per il secondo mese consecutivo e a un ritmo più rapido rispetto al mese precedente: è quanto emerge dai dati di Destatis. I prezzi alla produzione sono aumentati dello 0,9% su base annua dopo un aumento dello 0,2% a dicembre. Gli economisti si aspettavano un’inflazione dello 0,3 per cento.
Notizie incoraggianti anche dai transalpini. In Francia l’indice Pmi manifatturiero sale a febbraio a quota 55 punti. Il risultato è migliore delle aspettative degli analisti che indicavano 51,5 punti. Risultato opposto per l’indice Pmi dei servizi, sceso a 43,6 punti a fronte del 47 attesi.
Anche per l’economia francese si registrano quindi segnali di ripartenza dal comparto manifatturiero che in febbraio che recupera più di tre punti rispetto al 51,6 in gennaio. Nel commento elaborato dall’Istituto Markit si rileva che nel contesto della pandemia il calo di attività e nuovi ordini è limitato ai servizi mentre nel manifatturiero ci sono i segnali di ripresa dell’attività, con nuovi ordini in aumento al ritmo più veloce da due anni e mezzo e una produzione in forte espansione.
Più in dettaglio le fabbriche francesi hanno registrato l’aumento di attività più rapido dall’inizio del 2018, sebbene l’economia del settore privato si sia ridotta nel complesso a causa della chiusura dei servizi per contenere il Covid.
L’Eurozona si sta davvero avviando verso la ripresa economica? È questo il grande interrogativo che gli analisti si pongono. Nell’Eurozona, l’indice Pmi flash composito di IHS Markit, definito come buon indicatore per la salute economica, si è avvicinato a quota 50 che separa la crescita dalla contrazione, registrando 48,1 a febbraio rispetto al 47,8 di gennaio. Innegabile registrare però un quadro di luci e ombre. Queste ultime riguardano soprattutto il settore dei servizi: « Le misure di blocco per l’epidemia in corso hanno inferto un ulteriore colpo al settore dei servizi della zona euro a febbraio, aumentando la probabilità di un nuovo calo del Pil nel primo trimestre » : questa l’opinione di Chris Williamson, capo economista aziendale di IHS Markit.
L’Europa tiene comunque gli occhi puntati sulla Germania, la locomotiva del Vecchio Continente. Certamente per la Germania sarà meno arduo, rispetto all’Italia, tornare a tassi di crescita pre- Covid, poiché si partiva da perfomance più sostenute rispetto ai tassi da “zero virgola” evidenziati dal nostro Paese negli ultimi anni. Una delle variabili più rilevanti, accanto all’andamento della domanda interna, sarà costituita dall’export e l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca dovrebbe chiudere definitivamente la stagione dei dazi avviata dall’ex presidente Donald Trump.
Il settore dei servizi è quello che patisce di più la pandemia, a causa delle restrizioni anti contagi