Bruxelles può chiedere la rimozione dei controlli
Possibile l’intervento della Commissione contro misure sproporzionate
Di fronte a misure nazionali che limitano di fatto la libera circolazione tra i Paesi dell’Unione, la Commissione europea ha il potere di intervenire per chiedere di revocare le misure ritenute sproporzionate. Lo prevedono le regole dello Schengen Border Code, richiamate nel meccanismo di coordinamento adottato dalla Commissione europea a maggio 2020, quando si stava uscendo dalla fase più acuta della prima ondata di Covid- 19. Si trattava di mettere in moto e organizzare l’uscita « ordinata e graduale » dalle misure di emergenza e rimuovere le restrizioni alla libera circolazione e i controlli alle frontiere interne che avevano sostanzialmente bloccato gli spostamenti di merci e persone attraverso l’Europa in seguito all’emergenza sanitaria.
Oggi il processo è in parte inverso, ma quelle regole definite dalla Commissione insieme agli Stati membri, sono ancora valide. In quel contesto erano state individute le green lanes, corsie o corridoi verdi, tra cui rientra il valico del Brennero, per assicurare il « flusso continuo di beni essenziali in tutta l’Ue » . Nelle prime settimane della pandemia, quando l’Italia è il Paese più colpito, Bruxelles era dovuta intervenire perché la Germania e la Francia eliminassero i divieti di esportare dispositivi sanitari, tra cui le mascherine, di cui c’era grande penuria.
A parte questo potere di intervento, la comunicazione dell’esecutivo Ue fa molto affidamento sul coordinamento tra gli Stati membri e sulla consultazione reciproca, sia per il ripristino che per la revoca dei controlli, « in particolare con i paesi direttamente interessati » . Nel caso dei controlli introdotti il 14 febbraio scorso dalla Germania, con pesanti ripercussioni logistiche ed economiche, coordinamento e consultazione devono aver fatto difetto tra Germania, Austria e Italia.
Sebbene la Commissione possa svolgere un ruolo di sostegno e di coordinamento nella preparazione delle decisioni per la revoca delle restrizioni alla libera circolazione e dei controlli alle frontiere interne, « spetta agli Stati membri valutare la situazione nel proprio territorio e adottare la decisione di revocare le restrizioni » in base a tre criteri, concordati da Bruxelles con gli Stati membri: la situazione epidemiologica, le misure di contenimento compreso il distanziamento interpersonale, e le condizioni economiche e sociali dei territori.
« Sebbene sia molto delicata » , secondo Bruxelles « la decisione di ripristinare la libertà di circolazione abolendo i controlli di frontiera e le restrizioni dei viaggi è un elemento essenziale della revoca graduale delle restrizioni imposte ai cittadini e alle imprese » . Rinviare questo processo al di là di quanto necessario per motivi di salute pubblica « comporterebbe un pesante onere non solo sul funzionamento del mercato unico ma anche sulla vita di milioni di cittadini dell’Unione, privati dei vantaggi della libera circolazione » che è una delle conquiste fondamentali del processo di integrazione europea ed è l’obiettivo primario della politica dei trasporti Ue, una delle prime politiche comuni, sin dal Trattato di Roma. Solo molto più tardi si sono aggiunti gli obiettivi ambientali, alla luce del grande contributo che la riduzione delle emissioni prodotte dai trasporti può dare alla lotta per il clima.