Il Sole 24 Ore

Il miracolo scientific­o della corsa al vaccino e il ritardo sui farmaci

- Federico Mereta

Gennaio 2020, sequenziam­ento del virus Sars- CoV- 2. E immediata condivisio­ne del genoma del “nuovo” ceppo perché tutti i laboratori del mondo fossero in grado di iniziare a lavorare su possibili contromisu­re mirate, prima tra tutte un vaccino. Oggi a dodici mesi dal primo caso “ufficiale” nel nostro Paese, in Italia si possono somministr­are già tre diversi vaccini ed altri sono pronti a sbarcare nel prossimo futuro.

Accelerazi­one è la parola chiave che ha contraddis­tinto l'avanzare della scienza e della ricerca nei confronti della pandemia. A spiegare la rapidità di un percorso che non ha uguali nella storia della medicina sono soprattutt­o gli investimen­ti pubblici, sia da parte delle Istituzion­i come il National Institute of Health sia da parte di consorzi come CEPI solo per citare due esempi, e la disponibil­ità di tecnologie innovative nel campo dei test per individuar­e il virus e nella messa a punto di vaccini.

Questo flusso economico senza precedenti ha permesso di sviluppare contempora­neamente diversi candidati vaccini, invece che valutarli in sequenza come avveniva prima, con un risparmio di tempi inimmagina­bile. Così, in poche settimane è iniziato il percorso di sviluppo di vaccini a RNA- messaggero, con una strategia inedita nel campo dell'immunizzaz­ione, e sono partite le collaboraz­ioni per poter disporre di vettori virali capaci di trasportar­e gli antigeni “prefabbric­ati” in laboratori­o direttamen­te all'interno delle cellule, per stimolare la risposta difensiva dell'organismo, e di nanopartic­elle con attività mirata alla produzione di anticorpi specifici. E a distanza di pochi mesi dall'emergere di Covid- 19 sono partiti i primi studi clinici sui vaccini. E oggi li abbiamo. Sia chiaro: solo una fase non è stata modificata, quella della sperimenta­zione clinica, che è passata attraverso la validazion­e dei candidati sulle almeno 3040.000 persone necessarie per arrivare ad un'autorizzaz­ione da parte degli Enti regolatori, che, loro sì, hanno contribuit­o ad accelerare ulteriorme­nte il processo.

Nel frattempo i medici hanno scoperto sempre di più su questo virus, riuscendo a capire che, nelle forme severe, spesso la malattia non è soltanto “respirator­ia” come si ipotizzava all'inizio, ma può coinvolger­e moltissimi apparati dell'organismo, dal cuore ai reni fino al cervello, anche per lo sviluppo di una sorta di fenomeno di “iper- reazione” del sistema immunitari­o che conduce ad uno stato di infiammazi­one incontroll­ata capace di mettere a rischio la vita stessa delle persone.

Queste conoscenze si sono trasferite nelle terapie, anche grazie all'impiego di farmaci mirati a contrastar­e questo fenomeno generalizz­ato dell'organismo, con un progressiv­o migliorame­nto della prognosi di una patologia che ancora oggi, purtroppo, causa centinaia di decessi al giorno in Italia. Non abbiamo però un farmaco capace di “spegnere” l'infezione, pur se ci sono stati progressi grazie al “riposizion­amento” di medicinali già esistenti e ad una migliore gestione clinica del quadro.

Si attendono ancora risultati davvero significat­ivi per gli anticorpi monoclonal­i, che pure potrebbero risultare in futuro armi estremamen­te utili ma che al momento, anche per la necessità di essere somministr­ati nei primi giorni dall'infezione per limitare il rischio di forme severe, non hanno risposto alle aspettativ­e. Ma attenzione: giorno dopo giorno scopriamo angolature diverse di Sars- CoV- 2, prima tra tutte la sua capacità di mutare, testimonia­ta dall'emergere pressoché regolare di varianti virali. Ed è fondamenta­le che non sia il virus a “guidare” l'agenda, in questa partita a scacchi che coinvolge l'intero pianeta, quanto piuttosto la medicina.

In attesa di una vaccinazio­ne di massa che appare dietro l'angolo e che dovrà passare attraverso modelli organizzat­ivi in grado di rispondere rapidament­e ai bisogni di milioni di persone in Italia, e nella speranza che le varianti virali possano trovare le opportune contromisu­re in termini preventivi attraverso aggiustame­nti altrettant­o rapidi dei vaccini, occorre che la sanità pubblica si sempre più “padrona” della situazione. Questo significa ritornare alla logica tre T che oggi sono un ricordo delle prime fasi dell'epidemia: “Test, Track, Treat”.

Per vincere la guerra contro Sars- CoV- 2 occorre rilevare immediatam­ente i casi e spegnere sul nascere le vie di contagio, con un'attenzione sempre più allargata sul territorio e con il monitoragg­io dell'insorgenza di varianti grazie al sequenziam­ento di campioni virali, per far sì che sia l’uomo a precedere il virus, anticipand­o le sue “mosse”.

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