Il Sole 24 Ore

IL BARICENTRO DELLA LARGA MAGGIORANZ­A DI DRAGHI

- di Lina Palmerini

Altri 21 deputati sono stati espulsi, ieri, dal gruppo grillino della Camera per aver votato contro Draghi e quindi in dissenso con l’esito della consultazi­one online di Rousseau. Il Movimento continua a bruciare, lo scontro è fortissimo e la scissione è il tema del giorno ma non solo in casa dei 5 Stelle. Gli effetti collateral­i pesano sull’equilibrio politico della larga maggioranz­a di Draghi che, inizialmen­te, sia Zingaretti che Grillo avevano provato a circoscriv­ere al solo centro- sinistra, con un innesto di Forza Italia, ma tenendo fuori la Lega. Invece, così non è stato e ora - anche per il terremoto che attraversa i grillini - il baricentro si sta spostando sempre più nel mezzo dei due schieramen­ti. Ieri, con un tempismo notevole, ha messo sul tavolo questo argomento il ministro del Turismo Garavaglia, leghista vicino a Giorgetti. « Visti i numeri al Senato - diceva - il centro- destra è determinan­te » . Che vuol dire? Che non c’è una forza politica in grado di piegare l’asse del Governo e che su ogni riforma Draghi dovrà fare un negoziato serrato.

Le espulsioni e lo sfilacciam­ento dei gruppi parlamenta­ri pentastell­ati rafforzano la tesi di Garavaglia che ha colto l’occasione per mettere subito in chiaro come la Lega non si consideri al traino del centro- sinistra. La puntualizz­azione, in effetti, ci sta. È innegabile che il discorso del premier alle Camere sia stato più vicino agli orientamen­ti di centro- sinistra. A cominciare dalla collocazio­ne europeista, dalla consideraz­ione dell’irreversib­ilità della moneta e dall’atlantismo, il Pd si è sentito a casa – e pure i 5 Stelle anche se il loro ravvedimen­to è piuttosto recente – ma non Salvini. La conversion­e del Capitano è ancora fresca e sa di aver già dovuto cedere “sovranità programmat­ica”.

Ed è di centro- sinistra pure l’impostazio­ne della riforma fiscale spiegata dal premier, improntata al criterio della progressiv­ità e ispirata a quella realizzata in Danimarca. In pratica, niente a che vedere con la flat tax salviniana. « Ma il cavallo di battaglia della Lega è modificabi­le e poi c’è per le partite Iva » , ha replicato Garavaglia che non a caso ha messo sul piatto la forza del centro- destra al Senato. Un avviso per dire che se su alcuni temi c’è flessibili­tà, la Lega non vuole piegarsi a un programma che abbia solo le impronte dei giallo- rossi.

Tornando ai numeri e calcolando i dissidenti grillini a Palazzo Madama, tra Pd- Movimento e Lega- Forza Italia c’è una situazione di sostanzial­e parità. Questo per Draghi vuol dire che dovrà trovare in fretta un modus operandi anche sulle mediazioni politiche che sono quelle che in tutti i Governi hanno rallentato l’attività. A oggi non si capisce ancora chi e come si faranno i negoziati, se con i capi delegazion­e, con i leader, se ci sarà una cabina di regia. Certo è che anche al cantiere politico vanno date procedure snelle.

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