IL BARICENTRO DELLA LARGA MAGGIORANZA DI DRAGHI
Altri 21 deputati sono stati espulsi, ieri, dal gruppo grillino della Camera per aver votato contro Draghi e quindi in dissenso con l’esito della consultazione online di Rousseau. Il Movimento continua a bruciare, lo scontro è fortissimo e la scissione è il tema del giorno ma non solo in casa dei 5 Stelle. Gli effetti collaterali pesano sull’equilibrio politico della larga maggioranza di Draghi che, inizialmente, sia Zingaretti che Grillo avevano provato a circoscrivere al solo centro- sinistra, con un innesto di Forza Italia, ma tenendo fuori la Lega. Invece, così non è stato e ora - anche per il terremoto che attraversa i grillini - il baricentro si sta spostando sempre più nel mezzo dei due schieramenti. Ieri, con un tempismo notevole, ha messo sul tavolo questo argomento il ministro del Turismo Garavaglia, leghista vicino a Giorgetti. « Visti i numeri al Senato - diceva - il centro- destra è determinante » . Che vuol dire? Che non c’è una forza politica in grado di piegare l’asse del Governo e che su ogni riforma Draghi dovrà fare un negoziato serrato.
Le espulsioni e lo sfilacciamento dei gruppi parlamentari pentastellati rafforzano la tesi di Garavaglia che ha colto l’occasione per mettere subito in chiaro come la Lega non si consideri al traino del centro- sinistra. La puntualizzazione, in effetti, ci sta. È innegabile che il discorso del premier alle Camere sia stato più vicino agli orientamenti di centro- sinistra. A cominciare dalla collocazione europeista, dalla considerazione dell’irreversibilità della moneta e dall’atlantismo, il Pd si è sentito a casa – e pure i 5 Stelle anche se il loro ravvedimento è piuttosto recente – ma non Salvini. La conversione del Capitano è ancora fresca e sa di aver già dovuto cedere “sovranità programmatica”.
Ed è di centro- sinistra pure l’impostazione della riforma fiscale spiegata dal premier, improntata al criterio della progressività e ispirata a quella realizzata in Danimarca. In pratica, niente a che vedere con la flat tax salviniana. « Ma il cavallo di battaglia della Lega è modificabile e poi c’è per le partite Iva » , ha replicato Garavaglia che non a caso ha messo sul piatto la forza del centro- destra al Senato. Un avviso per dire che se su alcuni temi c’è flessibilità, la Lega non vuole piegarsi a un programma che abbia solo le impronte dei giallo- rossi.
Tornando ai numeri e calcolando i dissidenti grillini a Palazzo Madama, tra Pd- Movimento e Lega- Forza Italia c’è una situazione di sostanziale parità. Questo per Draghi vuol dire che dovrà trovare in fretta un modus operandi anche sulle mediazioni politiche che sono quelle che in tutti i Governi hanno rallentato l’attività. A oggi non si capisce ancora chi e come si faranno i negoziati, se con i capi delegazione, con i leader, se ci sarà una cabina di regia. Certo è che anche al cantiere politico vanno date procedure snelle.