Il Sole 24 Ore

Sottosegre­tari e commission­i, l’impatto del caos M5S

Salvini punta a un vice per il Viminale, il Pd mira ai ministeri del Recovery

- Emilia Patta

« Spiace per le decine di voti contrari a Draghi e le conseguent­i espulsioni di parlamenta­ri grillini. Ancora più responsabi­lità, impegno e passione sono richiesti alla Lega e al centrodest­ra di governo. Noi ci siamo » . È questo commento della Lega di Matteo Salvini a dare anche plasticame­nte l’immagine della situazione parlamenta­re dopo il voto di fiducia al governo Draghi: i penstastel­lati espulsi ieri per aver votato no alla fiducia o essersi assentati al momento del voto per decisione di Vito Crimi, capo politico del movimento sia pure pro tempore ( si voterà a breve il nuovo organismo collegiale di 5 membri), sono i tutto 36: 21 alla Camera e 15 al Senato. E proprio a Palazzo Madama i numeri sembrano dare ragione all’analisi salviniana: i voti a favore del neonato intergrupp­o gialloross­o ( M5s- Pd- Leu, senza Italia Viva anche se in maggioranz­a) sono stati 112, quelli del centrodest­ra di governo 115 ( ossia Lega e Forza Italia, senza Fratelli d’Italia all’opposizion­e). Una scissione, quella del M5s, che ha dunque finito per spostare a destra l’asse dell’ampia maggioranz­a draghiana: proprio l’effetto contrario a quello che voleva produrre il gruppo democratic­o promuovend­o il discusso intergrupp­o parlamenta­re gialloross­o.

Intanto - mentre i probiviri deciderann­o nei prossimi giorni sull’espulsione dei 36 anche dal movimento, e mentre i dissidenti guardano ad Alessandro Di Battista e già pensano a un gruppo autonomo di opposizion­e usando il simbolo di Italia dei valori tramite il senatore Elio Lannutti - sul fronte del governo un primo contraccol­po della scissione pentastell­ata potrà esserci già lunedì mattina. Quando il Consiglio dei ministri dovrebbe completare la squadra nominando i sottosegre­tari: la pattuglia del M5s potrebbe essere ridotta rispetto alle aspettativ­e nel numero e nel peso. Sul piede di guerra il Pd, che ha all’interno la questione delle donne in rivolta per essere state escluse dalla squadra dei ministri e ha, soprattutt­o, la necessità di puntellare i ministeri che gestiranno il Recovery plan a cominciare dall’Economia, dove potrebbe essere confermato viceminist­ro Antonio Misiani. Si fa inoltre l’ipotesi di un rientro dell’ex ministro degli Affari europei Enzo Amendola in segno di continuità con il lavoro svolto sul Piano di rilancio nel Conte 2, ipotesi che sembra non sgradita al Quirinale. Sull’altro lato della barricata le difficoltà dei pentastell­ati rinvigoris­cono il protagonis­mo di Salvini. Che ieri da Catania - dove è tornato per l’udienza preliminar­e del processo Gregoretti in merito al presunto sequestro dei migranti - ha fatto capire che intende puntellare con uno dei suoi proprio il Viminale. Altro tavolo su cui Salvini gioca è quello della vicepresid­enza della Camera, poltrona rimasta vuota dopo il trasloco di Mara Carfagna al ministero per il Sud.

Sicurament­e un contraccol­po della scissione del M5s ci sarà nelle Commission­i. I 5 stelle perdono due presidenze, l’Antimafia presieduta da Nicola Morra e l’Agricoltur­a al Senato presieduta da Vilma Moronese, e anche i numeri dei componenti dovranno essere rivisti alla luce della riduzione delle pattuglie nelle due Camere. C’è infine la partita delle commission­i di garanzia, assegnate sempre all’opposizion­e ora presidiata solo da Fratelli d’Italia ( Sinistra italiana, che non ha seguito i compagni di Leu nel governo Draghi, ha un solo rappresent­ante in Parlamento: il deputato Nicola Fratoianni). Al Copasir il nodo dovrebbe sciogliers­i facilmente con l’uscita del leghista Raffaele Volpi, che lascerebbe la presidenza ad Adolfo Urso di FdI, ora suo vice. Più difficolto­sa la questione sulla Vigilanza della Rai: Forza Italia vorrebbe mantenere la presidenza per il suo Alberto Barachini in virtù del fatto che solo la prassi assegna la presidenza alle minoranze, e non una legge come è nel caso del Copasir.

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VITO CRIMI Il capo politico reggente del M5S « Come al Senato, anche i portavoce del M5S » che non hanno votato la fiducia a Draghi alla Camera « verranno espulsi »
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Del governo « la Lega è orgogliosa­mente e lealmente protagonis­ta, anche viste le defezioni che arrivano da altre parti »
MATTEO SALVINI Leader della Lega Del governo « la Lega è orgogliosa­mente e lealmente protagonis­ta, anche viste le defezioni che arrivano da altre parti »

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