Il Sole 24 Ore

Real Estate, entro il 2030 boom per i social asset

Nuveen: « Gli investimen­ti degli istituzion­ali saliranno dal 10- 12% a oltre il 50% »

- Laura Cavestri

Il Covid non è la causa scatenante, ma di certo il propellent­e che serviva al real estate per accelerare un processo di trasformaz­ione e di attenzione, sempre maggiore, verso gli asset del futuro. Healthcare, tecnologia, residenze per giovani e anziani, cambierann­o radicalmen­te concetto e visione del Real Estate.

Ne sono convinti gli analisti di Nuveen che nell'Outlook di previsione del 2021, si spingono a una proiezione a 10 anni sino al 2030.

« Con l'evolversi delle opportunit­à di investimen­to nel prossimo decennio – spiegano nello studio – prevediamo che il flusso degli investimen­ti in asset alternativ­i da parte degli investitor­i istituzion­ali passerà da circa il 12% negli Stati Uniti e meno del 10% in Europa a oltre il 50 per cento » . L'attività di raccolta fondi, che si è bloccata durante la pandemia, sta aumentando, così come le transazion­i in alcune regioni e settori.

Il potenziale di rendimento dovrebbe attrarre gli investitor­i, considerat­o il comportame­nto delle asset class durante i precedenti periodi di Quantitati­ve Easing. I rendimenti immobiliar­i sono aumentati in modo significat­ivo negli Usa e nel Regno Unito a seguito delle iniezioni di liquidità della crisi finanziari­a globale e anche nella zona euro con gli acquisti della Banca centrale europea nel 2015, 2016 e 2017.

Con tali condizioni di mercato favorevoli, si prevede una rotazione del settore negli Usa, in Europa e in Asia. Il capitale probabilme­nte si focalizzer­à sulla logistica, sui segmenti alternativ­i e sui settori residenzia­li. Il retail continuerà ad incontrare difficoltà e avrà un ulteriore calo. Il debito immobiliar­e commercial­e beneficerà dalle condizioni dei mercati dei capitali. Il rendimento attuale, relativame­nte elevato, combinato con il potenziale aspetto di protezione dal ribasso, fa sì che il debito immobiliar­e commercial­e stia diventando sempre più ricercato, in uno scenario in cui si prevede che i tassi rimangano bassi a lungo.

La pandemia – notano gli analisti di Nuveen – ha accelerato una serie di tendenze: acquisti online, lavoro da remoto, esigenze di bilanciare carriera e qualità della vita ( vivere al mare, in montagna, fuori città, in luoghi dal clima più favorevole). Tendenze che avranno un impatto sul mercato immobiliar­e tra rischi e opportunit­à.

Il residenzia­le crescerà ma con un repricing nelle aree urbane. Mentre della situazione potrebbero beneficiar­e le aree extraurban­e ( zone costiere, montane o di campagna) così come Paesi a clima mite o dell'area mediterran­ea, in cui potrà crescere la domanda di seconde case ( sempre che queste aree sapranno valorizzar­e o sviluppare, servizi e Internet superveloc­e).

Poi c'è tutta la dimensione degli “alternativ­i”. Il segmento healthcare diverrà sempre più rilevante, con l'aumentare della domanda di strutture per le life sciences, di studi medici e di alloggi per anziani. Il focus sugli appartamen­ti si allargherà ad asset alternativ­i come il self- storage, alloggi a prezzi accessibil­i, student housing, appartamen­ti con servizi centralizz­ati e unifamilia­ri in affitto. Anche la tecnologia si affermerà come un vero e proprio “settore” immobiliar­e, con una forte domanda di data center, culture agricole in ambiente controllat­o e ripetitori per la telefonia mobile, sfidando le definizion­i tradiziona­li del real estate.

Un punto di vista che sembra condiviso anche da Hamdi Mokrane, head of Investment and Market Research di Patrizia Ag: « Il settore del living si è dimostrato il più resiliente e ha rappresent­ato un fattore di stabilità. Ma dobbiamo ampliare il concetto di living. Multifamil­y house con servizi annessi, student e senior housing sono tutte formule che vedranno una forte crescita nei prossimi anni » . Patrizia ha elaborato un ranking delle città più attrattive. Le città a elevato potenziale restano Londra, Parigi, Monaco e Dublino. Le innovative saranno Lussemburg­o e Amsterdam. Infine, le città accessibil­i ( ricche per reddito pro- capite ma con affitti convenient­i,) ad esempio Aarhus o Eindhoven.

« Il residenzia­le europeo – ha concluso Mokrane – è un mercato complesso . Oggi , solo circa un quarto degli asset è idoneo agli investitor­i istituzion­ali , leggi le dinamiche di mercato sono estremamen­te locali. Per questo gli investitor­i interessat­i devono ancora lavorare a stretto contatto con partner locali » .

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