UN FONDO SOVRANO PER MOBILITARE IL RISPARMIO
L’incertezza sui tempi del ritorno alla normalità, e sui tratti che questa nuova normalità assumerà, ha costretto il governo a prolungare la durata di ristori e misure emergenziali per le categorie di cittadini e imprese più colpite dalle misure restrittive. Nell’impossibilità di finanziare queste misure aumentando la pressione fiscale, l’esecutivo ha già fatto ricorso a circa 165 miliardi di deficit aggiuntivo che, insieme alla contrazione del Pil stimata intorno al 9% per il 2020 e alla crescita più bassa del previsto per il 2021, manterrà il debito pubblico vicino al 160% del Pil almeno fino al prossimo anno. Si tratta di debiti che ricadranno in gran parte sulle spalle delle nuove generazioni, in un Paese in cui la distribuzione della ricchezza è già molto sbilanciata verso le classi di età più elevate, con tutto ciò che ne potrà conseguire in termini di compressione del potenziale di crescita, limitata capacità di usare la leva dei conti pubblici in chiave anticiclica e vulnerabilità rispetto a future crisi finanziarie.
In un contesto simile, e mentre il risparmio privato aumenta a ritmi sostenuti, si continua a dibattere su come spendere altri 209 miliardi di risorse pubbliche a valere sul programma Next Generation Eu, in gran parte sotto forma di prestiti che produrranno ulteriore debito pubblico. Secondo l’Abi, a dicembre 2020 la liquidità totale sui depositi di persone e imprese in Italia era arrivata a 1.737 miliardi di euro, in aumento del 10,3% rispetto al 2019. Si tratta di un fenomeno di lungo periodo, come ricordato da Giovanni Tria su queste colonne, visto che ogni anno in Italia il risparmio supera gli investimenti di circa 50 miliardi. Ciò significa che questa enorme ricchezza, che risiede inerte nelle banche, rimane inutilizzata a causa dell’incapacità del sistema di convogliarla verso fini produttivi, per la scarsità di progetti di investimento o perché i ritorni attesi non sono chiari.
Il risparmio si trasforma in capitale solo ove sia possibile stabilire una relazione stretta tra l’uso delle risorse e la creazione di valore, in una prospettiva di crescita. Occorre quindi concepire uno strumento nuovo per attivare il risparmio privato, disegnato in modo tale da innescare un processo virtuoso di crescita e consolidamento delle aspettative di ripresa. Per far questo è necessario che lo strumento si basi sulla trasparenza delle scelte e sulla valutazione dei rischi a esse associati. A questo fine, ogni decisione circa l’utilizzo delle risorse dovrebbe essere accompagnata da un’adeguata valutazione degli impatti, sia ex ante cheex che ex post, oltre a un costante monitoraggio nelle fasi di attuazione e a una analisi degli eventuali scostamenti, per attuare le azioni correttive necessarie a raggiungere i risultati attesi. Occorre, infine, che questo strumento possa garantire la massa critica necessaria ad avviare un processo trasformativo non solo di singole aziende, ma in interi settori, e diventare così una leva di politica industriale in grado di guidare la trasformazione di comparti strategici dell’economia del Paese. Uno strumento che possa coinvolgere i privati, tutelando i risparmiatori dai rischi e garantendo loro dei ritorni a fronte del contributo dato al perseguimento dell’interesse generale della crescita e del rilancio.
Un Fondo sovrano con capitale pubblico, ma aperto al contributo di privati e con vincolo di scopo è lo strumento che meglio può prestarsi al raggiungimento di tali obiettivi.
Negli ultimi giorni il dibattito sul tema si è riacceso, declinandosi come spesso accade su approcci alternativi, dal potenziale diverso e attraverso l’ausilio di metodologie o policy che produrrebbero risultati differenti.
A tal proposito, nella definizione dell’architettura di un simile Fondo, il primo dato da tenere in considerazione dovrebbe essere la capacità di esercitare un reale effetto di leva al fine di
IL PAESE HA BISOGNO DI UN VEICOLO CHE FINANZI I SETTORI STRATEGICI
sostenere le imprese italiane nei settori core e strategici per il Paese. Rafforzare, dunque, la capitalizzazione delle imprese e la loro resilienza, nonché favorirne il potenziale di crescita dimensionale e di aggregazione.
Tentativi in questa direzione sono già stati compiuti e, in passato, tradotti in proposte emendative al “decreto Rilancio” approvato dal Senato lo scorso giugno, con l’obiettivo di investire la ricchezza degli italiani per la rinascita del Paese sul modello norvegese e di alcune monarchie del Golfo.
Ciononostante, la congiuntura economica legata alla crisi pandemica ci impegna ad adottare scelte decise. È quindi opportuno definire in modo più chiaro la natura del Fondo, affinché riesca a esercitare il suo effetto moltiplicatore a beneficio di una crescita più sostenibile e moderna.
Lo strumento di cui stiamo parlando sarebbe istituito da un anchor investor di natura pubblica, ma sarebbe aperto ad altri soci istituzionali e forme di azionariato allargato a fondi di private equity e privati cittadini. Il veicolo societario potrebbe essere una S. p. A. quotata o una società di investimento a capitale variabile ( Sicav). La società veicolo, indipendentemente dal suo regime giuridico, dovrebbe emettere azioni privilegiate che funzionerebbero come un meccanismo di subordinazione delle perdite ( che verrebbero prima assorbite dalle azioni ordinarie e poi da quelle privilegiate), nonché come meccanismo di preferenza nella distribuzione degli utili ( dividendo maggiore rispetto alle ordinarie) e/ o priorità nella quota di liquidazione. Così facendo, i risparmiatori, sottoscrittori delle azioni privilegiate, sarebbero più tutelati dai rischi e avvantaggiati nel godimento dei ritorni degli investimenti rispetto ai sottoscrittori di azioni ordinarie ( lo Stato e altri investitori qualificati).
Secondo le stime, un investimento di 20 miliardi di euro di capitale pubblico potrebbe attivare da 10 a 15 miliardi di risorse da risparmiatori privati, sotto forma di investimento su base volontaria e con capitale garantito, e ulteriori 10- 15 miliardi di risorse da possibile leva a debito, con un potenziale impatto sul sistema rilevante. Guardando all’esperienza internazionale, non mancano esempi di Paesi, come Francia e Austria, che hanno costituito fondi sovrani pensati per convogliare risorse verso i campioni nazionali e nei settori strategici. La possibilità di attingere alle risorse del Next Generation Eu per il capitale pubblico del Fondo aprirà nei prossimi mesi una finestra di opportunità che sarebbe imperdonabile non cogliere, considerando anche che uno strumento di ingegneria finanziaria siffatto sarebbe congegnato per ricostituirsi tramite un meccanismo di rotatività e quindi non genererebbe, a differenza dei programmi di sovvenzione, nuovo debito pubblico.