Il welfare aziendale aumenta la resilienza durante la pandemia
Flessibilità e conciliazione prevalgono nelle intese per il rapporto Ubi- Adapt Micciché: supporto per il sistema produttivo Tiraboschi: interessare le Pmi
Nella pandemia la vera sorpresa è arrivata dal welfare privato, rivelatosi un fattore abilitante per fronteggiare crisi sanitaria e ripresa produttiva. Un anno fa, da un giorno all’altro, aziende e sindacati hanno iniziato a contrattare vorticosamente per tamponare un’emergenza inimmaginabile.
Si ferma la produzione e allora arriva l’accordo per il ricorso al godimento delle ferie pregresse, e poi le ferie solidali per chi ha esaurito le proprie ed è impiegato in ruoli o mansioni “sospese”. E gli ammortizzatori.
Chiude la scuola e allora via ai congedi. Non bastano. Ecco l’accordo per quelli aggiuntivi. Arriva il contagio. Scendono in campo i fondi e le casse di assistenza sanitaria integrativa, dal Sanimoda al MetaSalute, da Altea a Faschim, che hanno esteso le tutele per i propri iscritti riconoscendo, per esempio, un’indennità giornaliera in caso di ricovero e/ o isolamento domiciliare a causa della positività a Covid- 19. Arrivano anche le campagne dei tamponi ai lavoratori e quelle per i vaccini influenzali. Veri beni e servizi di lusso di quest’ultimo anno. Adesso è il momento dei vaccini Covid che vedono le aziende in prima linea ( si veda il Sole 24 Ore del 17 febbraio).
« Verosimilmente, le imprese che nel 2019 avevano già avviato esperienze di welfare si sono trovate meglio preparate della concorrenza quando si è trattato di rispondere alle sfide poste dalla pandemia. Queste aziende si erano già dotate di misure di assistenza ai familiari e cura, formazione, flessibilità organizzativa. La lezione di questa esperienza ci fa capire quanto sarebbe importante sviluppare il welfare aziendale e occupazionale anche nelle Pmi e su tutto il territorio italiano » , spiega il professor Michele Tiraboschi, coordinatore scientifico di Adapt e curatore di Welfare for people, il rapporto Ubi Banca ( gruppo Intesa Sanpaolo) e Adapt di cui anticipiamo la terza edizione. Per il consigliere delegato di Ubi Banca, Gaetano Miccichè, « gli attori delle relazioni industriali che non avevano sperimentato il welfare aziendale, in senso stretto, sono stati colti impreparati, mentre chi aveva già attuato forme di welfare aziendale si è mostrato pronto a gestire una emergenza che porta ora le imprese a dover fare necessariamente i conti con le trasformazioni del lavoro. Le misure e le politiche di welfare aziendale si sono rivelate un importante supporto per il sistema produttivo » .
A preparare il terreno di quella che il professor Tiraboschi definisce la grande “reattività” del privato durante la pandemia ci sono anni e anni di contrattazione. Nella terza edizione di Welfare for people i ricercatori si sono soffermati su due settori e cioè la chimica- farmaceutica e la metalmeccanica. A livello territoriale, invece, dopo Brescia e Bergamo, il focus è stato su Cuneo. Nella chimica- farmaceutica, il contratto nazionale, siglato da Federchimica, Farmindustria e sindacati, ha sicuramente un ruolo centrale anche nell’orientare il welfare aziendale. Dal contratto si dipana un vasto sistema di bilateralità di settore con il Fonchim, il Faschim e l’organismo bilaterale chimico per la formazione ( OBCF), solo per citare alcuni strumenti. I contratti aziendali della chimica- farmaceutica, sottoscritti negli ultimi 4 anni, a partire dal 2016, dicono che « la flessibilità organizzativa e la conciliazione vita- lavoro rappresentano il 71% delle misure di welfare contrattate a livello aziendale » , dice Tiraboschi.
Molto diffuse anche le previsioni sui buoni acquisto e sui flexible benefits ( 53%). Segue, con una percentuale significativa, la previdenza complementare ( 35%). Altrettanto importante, in termini di diffusione, è l’ambito della formazione ( 33%). Rilevanti sono le disposizioni in materia di assistenza sanitaria integrativa ( 27%). Anche nei nuovi contratti aziendali della metalmeccanica ( dove Federmeccanica, Assistal e i sindacati hanno rinnovato il contratto, in corso di approvazione da parte dei lavoratori) sottoscritti nel 2019 cresce l’attenzione per le misure di conciliazione, presenti nel 52% delle intese. Crescono la diffusione di prestazioni di mensa e buono pasto che arriva a oltre un terzo delle realtà ( 38%), così come le previsioni sulla formazione. Contenute le misure di previdenza complementare che si fermano al 15% e di sanità integrativa ( 13%). Più in generale, il 56% dei contratti prevede la welfarizzazione del premio di produttività, quasi il doppio del 2018 ( 30%), il quadruplo del 2017 ( 14%), per non dire del 2016 quando era solo il 3% a prevedere questa modalità di erogazione del premio. La diffusione del welfare prevale però nelle grandi imprese e proprio per questo, conclude Tiraboschi, « diventa interessante osservare il welfare di territorio » .