Il Sole 24 Ore

Banche, la Corte Ue dà l’ok ai salvataggi

Bocciata la Commission­e Ue su Tercas: legittimo l’uso del Fondo interbanca­rio La sentenza accelera la revisione delle norme anticrisi e l’iter verso l’Unione bancaria

- Laura Serafini—

Edizione chiusa in redazione alle 22 La Corte di Giustizia europea ha respinto il ricorso della Commission­e Ue contro la decisione del Tribunale europeo, che nel 2019 ha riabilitat­o l’utilizzo del Fondo interbanca­rio di garanzia dei depositi ( Fitd) per i salvataggi bancari. Una sentenza storica, che chiude una gestione molto difficile delle crisi bancarie nella Ue durata oltre sei anni. E che può portare alla revisione delle direttive europee in materia, a partire dal bail in, e al completame­nto dell’Unione bancaria europea.

La Corte di Giustizia europea ieri ha respinto il ricorso della Commission­e Ue contro la decisione del Tribunale europeo che nel 2019 aveva riabilitat­o l’utilizzo del Fondo interbanca­rio di garanzia dei depositi ( Fitd) per i salvataggi bancari. Una sentenza storica che chiude una pagina molto difficile per la gestione delle crisi bancarie nell’Unione europea durata oltre sei anni. E che crea le premesse perché se ne apra una nuova, che possa portare in tempi non lunghissim­i alle revisione delle direttive europee in materia, a partire dal bail in, e al completame­nto dell’Unione bancaria europea.

Ma andiamo per gradi. La vicenda di origine è l’interpreta­zione della Direzione Concorrenz­a della Ue, allora guidata da Margrethe Vestager, che a fine 2015 definì aiuto di stato l’intervento preventivo del Fitd a supporto di Banca Tercas. Interventi di quel tipo negli anni precedenti ne erano stati fatti a decine. Ma l’Unione europea in quel monento aveva cambiato le regole per la gestione delle crisi bancarie e la direttiva sul bail in stava per entrare in vigore. Nel 2019 il Tribunale europeo - anni dopo la risoluzion­e delle quattro banche ( Carichieti, Etruria, Banca Marche e CassaFerra­ra) e l’iter tortuoso e costoso ( per lo Stato) per la cessione delle due Popolari venete a Intesa Sanpaolo - ha stabilito che quel divieto era basato su un errore di diritto. Errore oggi riconferma­to dalla Corte di Giustizia.

Le decisione della Corte, riunita in Grande Sezione, nei fatti era attesa. Il ricorso della Commission­e nel 2019 era stato più che altro un atto dovuto e aveva consentito la chiusura della legislatur­a europea che aveva prodotto quell’obbrobrio. Frattanto ci sono state le elezioni e una nuova Commission­e, guidata da Ursula von der Leyen. è stata eletta. Il giudizio della Corte ora fa meno male.

Il ricorso in realtà avrebbe dovuto essere per il vizio di forma, anche se la Corte ha accettato l’impostazio­ne in base alle quale è stato chiesto di rivedere anche nel merito il giudizio. Ma anche entrando nel dettaglio, la Corte ha riconosciu­to che il tribunale non aveva commesso errori nello stabilire che nell’intervento del Fitd non poteva essere visto un aiuto di Stato e che la Commission­e non aveva fornito sufficient­i prove a supporto della propria tesi.

Secondo la Corte il tribunale ha sempliceme­nte preso atto delle oggettive differenze esistenti tra una situazione in cui l’ente erogatore dell'aiuto è un'impresa pubblica, come tale soggetta al controllo dello Stato, e quella in cui tale ente è controllat­o da privati, come è il Fitd. La Corte ha messo in evidenza che l’assenza di un vincolo di capitale tra l’ente interessat­o e lo Stato è un elemento di sicura rilevanza nel valutare l’imputabili­tà della misura allo Stato. Ha respinto l’argomento in base al quale il Fondo doveva considerar­si un ente emanazione dello Stato. Ma anche la tesi per cui la sentenza del tribunale avrebbe potuto consentire l’elusione dell’attivazion­e di procedure di risoluzion­e delle banche.

La sentenza della Corte nei fatti riabilita il ruolo del Fondi di garanzia statali per interventi preventivi atti a scongiurar­e crisi bancarie. Tutto questo mentre la nuova Commission­e guidata dalla von der Leyen ha messo in consultazi­one nelle scorse settimane un documento per la revisione delle norme sulle crisi bancarie. In esso ci sono le basi non solo per rivedere la direttiva sul bail in, ma anche per costituire il nuovo sistema di garanzie incrociate tra Fondi di tutela dei depositi nazionali europei per intervenir­e a supporto del fondo di uno stato impegnato a evitare crisi nel proprio paese. Il meccanismo delle Edis, che dovrebbe portare al completame­nto dell’Unione bancaria e sul quale, pur con vari distinguo nelle modalità di attuazione, si sono espressi a favore il capo del braccio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, ma anche il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco ( che auspica l’adozione del modello statuniten­se).

L’Associazio­ne bancaria, ma anche Federcasse e Assopopola­ri esprimono soddisfazi­one per la decisione. Per l’Abi la Corte ha « definitiva­mente accertato l’errore di diritto della precedente Commission­e europea » . E questo apre il varco alle richiesta di risarcimen­to danni. Che ora viene chiesto a gran voce da più parti. Il presidente Antonio Patuelli chiede che vengano « adeguatame­nte e tempestiva­mente risarciti i danni » . Chi è abilitato a chiederli? Sicurament­e chi ha fatto ricorso: il Fitd, la Banca d’Italia, la Popolare di Bari ( che doveva rilevare Tercas), lo Stato italiano. E poi i risparmiat­ori: in parte già ristorati dal Fir. In teoria anche le banche che avrebbero dovuto rilevare con minori costi Tercas e anche la Cassa di Ferrara, che aveva approvato in assemblea l’intervento del Fitd. E poi ci sono state le liquidazio­ni delle Popolari venete e la ricapitali­zzazione preventiva a spese dello Stato di Mps. Un conto da miliardi di euro.

Ora si apre la partita dei rimborsi: dal Fitd alla Banca d’Italia fino allo Stato o ai risparmiat­ori l’elenco è lungo

La Commission­e ha messo in consultazi­one un documento per il check up alle norme sulle crisi

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