Nuovo piano con mini Alitalia Draghi apre un canale con la Ue
Flotta ristretta a 45 aerei per non perdere l’estate: venerdì l’esame con Vestager Per ottenere gli aiuti di Stato l’Italia rivendicherà che la compagnia è essenziale
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è pronto a intervenire presso la Commissione Ue sul dossier Alitalia. Il premier ha già preso in carico il problema, drammatico, partecipando alle riunioni con gli altri ministri che si occupano della materia, al punto che non si esclude un intervento del premier su Bruxelles, con una telefonata a Ursula von Der Leyen, presidente della Commissione Ue.
In ballo c’è il salvataggio della compagnia, che ha esaurito la liquidità. Alitalia ha pagato in ritardo gli stipendi di febbraio e, senza un salvataggio rapido, il prossimo mese potrebbe mettere gli aerei a terra. Come accadde a Swissair il 2 ottobre 2001.
Il governo illustrerà il suo piano venerdì 5 marzo alla commissaria europea alla Concorrenza, la fustigatrice Margrethe Vestager. Lo slot è fissato dalle 9: 30 alle 10: 30. In videocollegamento da Roma ci saranno i ministri Daniele Franco ( Economia), Giancarlo Giorgetti ( Sviluppo economico), Enrico Giovannini ( Infrastrutture). Svincolata da questa agenda c’è l’iniziativa di Draghi, per spianare la strada a una soluzione da realizzare in tempi rapidi. Altrimenti Alitalia potrebbe avere i giorni contati.
Il piano messo a punto a Roma prevede, secondo indiscrezioni, il trasferimento diretto almeno delle attività di volo di Alitalia, con una flotta ridotta a circa 45 aerei, meno della metà dell’attuale ( 104 aerei), alla Newco pubblica Ita, per la quale sono già stanziati 3 miliardi di euro di fondi del Mef, per dotarla di risorse adeguate anche al futuro sviluppo. Non si farebbe pertanto « una gara trasparente, non discriminatoria, aperta a tutti per vendere Alitalia, come invece hanno chiesto gli uffici di Bruxelles nella lettera inviata l’ 8 gennaio al governo precedente. L aragione è che se si facesse una gara occorrerebbero 4- 5 mesi per portarla a compimento. Alitalia non può aspettare tanto tempo: brucia circa 50 milioni al mese, pertanto si fermerebbe il mese prossimo a meno che non ricevesse nuove iniezioni di soldi pubblici. La Ue però non autorizza nuovi sussidi. E neppure il governo, come ha spiegato il ministro Giorgetti, è disposto a mettere altri soldi nella voragine.
Insieme al ramo d’azienda « aviation » passerebbero in Ita, secondo indiscrezioni, da 4.000 a 4.500 dipendenti, su un totale di 11mila di Alitalia. La dimensione della Newco è più piccola rispetto al piano industriale originario, che Ita aveva presentato il 21 dicembre anche a Bruxelles. Quel piano prevedeva 52 aerei e almeno 5.200 dipendenti in partenza, con il decollo previsto in aprile. Se quella era una mini- Alitalia, adesso si può parlare di mini- Newco.
Il ridimensionamento è stato deciso, ne ha discusso ieri il cda di Ita che però non ha diffuso dettagli, per tener conto delle bacchettate degli uffici di
Bruxelles e dei rilievi mossi dagli advisor del Mef. In caso di via libera della Ue, Ita potrebbe decollare il primo giugno, quando si spera ci sia una ripresa del traffico, se la vaccinazione farà progressi.
Le altre attività ( handling e manutenzione) resterebbero con il commissario Alitalia, Giuseppe Leogrande, che stipulerebbe contratti di fornitura dei servizi a Ita e, in parallelo, farebbe dei bandi di gara per vendere questi settori. La Ue ha chiesto che handling e manutenzione vengano venduti separatamente e che non li compri Ita, perché la società riceverà soldi pubblici. Questo apre un problema con i sindacati dei lavoratori di terra, contrari allo spezzatino.
Non si esclude una richiesta del governo alla Ue di consentire che Ita possa formare consorzi con altri soci per rilevare queste attività. Secondo alcune voci, riportate da più parti, per la manutenzione si potrebbe formare un consorzio tra Ita e LeonardoFinmeccanica, oppure con Atitech. Da registrare però la netta smentita del gruppo guidato da Alessandro Profumo: il dossier Alitalia non è all’attenzione dell’azienda. Qualsiasi voce in tal senso è priva di fondamento.
Resta il punto dolente degli esuberi, da affrontare con i sindacati. Solo una parte dei lavoratori non assunti subito da Ita potrebbe transitarvi negli anni successivi, se la compagnia riuscirà a crescere, il che non è scontato, vista la concorrenza.
I dati aggiornati ieri dall’associazione modiale dei vettori, la Iata, mostrano un quadro in peggioramento nel breve termine. La domanda mondiale di passeggeri per chilometro ( Rpk) in gennaio era - 72% rispetto a gennaio 2019, l’anno prima della crisi del Coronavirus. Il raffronto con gennaio 2020 non è significativo perché già colpito dalla pandemia. C’è un peggioramento anche rispetto a dicembre ( era - 69,7% su dicembre 2019). In Europa la situazione è peggiore della media mondiale, - 77,4 per cento.
La Iata fa notare che al 18 febbraio le prenotazioni per i mesi di luglio e agosto nell’emisfero Nord sono - 78% rispetto ai livelli di febbraio 2019 e sono inferiori anche a febbraio 2020, quando ancora non c’era la consapevolezza che il traffico sarebbe crollato.