Milano riparte ma senza l’indotto in città
Pochi addetti ai lavori stranieri, nessuna fila fuori dai ristoranti né dalle location degli eventi. Taxi liberi anche negli orari di “punta”. La settimana della moda di Milano, andata in scena dal 24 febbraio al 1° marzo, ha nuovamente pagato un caro prezzo a causa del Covid- 19 e delle restrizioni imposte per evitare i contagi. « Siamo stati costretti a passare da una settimana “phygital”, che prevedeva eventi dal vivo, a presenza limitata, a una interamente virtuale - dice Carlo Capasa, presidente di Cnmi - e sicuramente la città ha sofferto. Dall’altro lato, però, abbiamo fatto passi da gigante proprio nel digitale: facciamo meglio dei nostri competitor sia in termini di organizzazione sia di performance della piattaforma » . Merito « dei brand che hanno fatto un gran lavoro, chi con le sfilate in streaming chi con i fashion movie » , ma anche di una serie di partnership che hanno portato le sfilate digitali della Milano fashion week in tutto il mondo: « Grazie a un accordo con Urban Vision abbiamo proiettato le sfilate a Times Square, a Piazza San Babila e a Via Condotti, mentre Tencent ci ha fatto registrare oltre 30 milioni di visualizzazioni in Cina » . La speranza è comunque quella di tornare a un format ibrido « già a giugno o luglio, con la moda uomo » , chiosa Capasa.
Anche White, dal 25 al 28 febbraio, ha puntato tutto sul digitale: « Abbiamo utilizzato la piattaforma per promuovere le Pmi – spiega il fondatore Massimiliano Bizzi – e metterle in contatto con i buyer. Credo che il Covid ci abbia insegnato qualcosa e che porteremo avanti il progetto digitale anche quando, a settembre, spero torneremo alla fiera fisica » . L’edizione di White, con oltre 150 brand raccontati per immagini e con interviste in digitale, aree speciali trasposte sul web e una serie di webinar, ha registrato quasi 10mila utenti unici al giorno e oltre 2,1 milioni di impression su Facebook e Instagram.