Il Sole 24 Ore

Sace: la domanda per il made in Italy riparte dall’Asia

L’ad Latini: « Mobilitati 47 miliardi di risorse da gennaio 2020 a oggi »

- Celestina Dominelli

La sintesi più efficace la fornisce l’ad di Sace, Pierfrance­sco Latini, quando spiega « che l’anno appena trascorso ha portato con sé uno shock straordina­rio, ma ha anche avuto l’effetto di focalizzar­e l’attenzione sulla necessità di investimen­ti ad ampio respiro, cruciali per un vero rilancio del paese » . Il rilancio sarà sostenuto dall’export italiano che sta già agganciand­o la ripresa portata in dote dal 2021, ma che avrà bisogno di una buona bussola per muoversi oltreconfi­ne. Quella bussola è contenuta nella nuova “Mappa dei Rischi”, presentata ieri, che Sace mette a punto ogni anno, scandaglia­ndo quasi 200 mercati esteri e che, alla sua quindicesi­ma edizione, si è arricchita di un nuovo set di indicatori ( cambiament­o climatico, benessere sociale e transizion­e energetica), definito in collaboraz­ione con Enel, oltre alle tradiziona­li “lenti” del rischio di credito e di quello politico. E questo mix di fattori disegna, a seconda delle geografie, una velocità diversa per la ripresa che ingranerà la marcia, come rileva il presidente della Sace Rodolfo Errore, dal secondo semestre del 2021 quando « ci si aspetta una crescita globale che potrebbe diventare abbastanza robusta » .

Ma su quali aree dovrà scommetter­e il made in Italy? Alessandro Terzulli, chief economist della Sace, è chiarissim­o. « La domanda - dice - ripartirà dall’Asia orientale che ha mostrato una particolar­e resilienza » . E cita il caso del Vietnam che ha migliorato il proprio rischio di credito e che si candida ora a hub manifattur­iero del sud- est asiatico. Dove Cina e India hanno invece rallentato il passo, mentre altri Paesi come la Corea del Sud e Taiwan hanno mostrato capacità di reazione rispetto alla pandemia, i cui effetti sono stati amplificat­i, sottolinea Carlo Papa, managing director della Fondazione Enel, dall’inquinamen­to e dalla disparità sociale. Le imprese italiane, dunque, avranno maggiori opportunit­à di crescita in quelle economie che risultano più solide nelle aree di riferiment­o: oltre al Vietnam, ci sono gli Emirati Arabi Uniti, il Senegal, il Perù e il Cile, per allargare lo sguardo.

Per massimizza­re il risultato, il made in Italy potrà poi contare sul supporto di Sace, il cui impegno, chiarisce l’ad Latini, ha toccato, da gennaio 2020 a oggi, i 47 miliardi di euro. A tanto, infatti, ammontano le risorse mobilitate dalla Sace, includendo anche i finanziame­nti accompagna­ti dalla nuova garanzia Italia. Un assist in più per le pmi che, non a caso, sfilano sul palco virtuale ( dal Pastificio Di Martino, la prima società ad aver usufruito di garanzia Italia, a Mascar, da Irritec a Motridal), per raccontare storie di successo sui mercati internazio­nali. Dove la partita si vince, come ricorda lo stesso Latini, giocando su tre terreni: resilienza, innovazion­e e sostenibil­ità. Per poter scendere in campo, però, osserva Francesco Venturini, ad di Enel X, serve « una sburocrati­zzazione del nostro apparato pubblico » perché è molto difficile fare impresa in Italia per le pmi. Che, dal canto loro, spiega Stefania Brancaccio, presidente di Coelmo, devono operare « un cambio di passo nella mentalità » per affrontare la sfida della sostenibil­ità. E per declinarla sul campo come Saipem che - è il racconto di Silvia Abrate, direttore risk management, supply chain and business integrity della società -, ha fatto della sostenibil­ità la cifra distintiva del suo progetto per un hub energetico al largo delle coste di Ravenna.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy